Il mais bergamasco marcia verso l’Expo al Castello Sforzesco

Prestigioso epilogo dell’evento «Quantomais»
Domenica, nel cuore di Milano, verrà illustrato il progetto 2015: al centro lo Spinato di Gandino

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29/08/2014
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L’alestimento «Quantomais» al Castello Sforzesco che per il gran finale di domenica ospiterà il mais orobico

Epilogo dedicato al mais della Bergamasca per la kermesse di agosto dedicata al mais italiano a Piazza Castello a Milano, nell’ambito di «Expo Gate» la porta di accesso ad Expo 2015. La presentazione del progetto Expo sul mais Spinato della Val Gandino, coincide infatti domenica con la giornata di chiusura del progetto «Quantomais», che per tutto agosto ha trasformato lo spazio antistante il Castello Sforzesco in un vero e proprio campo. Ben 1.500 piante di mais, hanno costituito infatti una particolare installazione che ha proposto conferenze, performances artistiche, laboratori esperienziali e conferenze.
«La presentazione della nostra realtà in vista di Expo – conferma Filippo Servalli, presidente della Comunità del Mais Spinato di Gandino – è per noi motivo di grande orgoglio e una vetrina importante ». La scelta del mais è funzionale all’installazione per impatto estetico, visivo e spaziale, ed è strettamente legata ad uno dei Clusters di Expo 2015, dedicato a «Cereali e Tuberi. Vecchie e Nuove Colture». I delegati degli Stati che parteciperanno ai siti tematici avevano già scelto Bergamo lo scorso febbraio, per il Meeting preparatorio internazionale.
«La possibilità di presentare il progetto in questo contesto – aggiunge Servalli - ne conferma la centralità per il territorio, evidenziando i temi della biodiversità che il mais rappresenta». L’evento allo Expo Gate a Milano verranno anche messe in evidenza due importanti realtà scientifiche bergamasche, quali l’Unità di Maiscoltura di Stezzano con la relativa Banca del germoplasma di mais e l’Orto Botanico Lorenzo Rota di Città Alta con il progetto legato alla biodiversità. La storia e l’attività dell’Unità di Maiscoltura saranno presentate da Paolo Valoti. «L’Unità studia la genetica e la fisiologia della produzione del mais da foraggio e da granella, cura il miglioramento genetico per resistenza, adattabilità e qualità nutrizionale del prodotto. Il centro ha in coltivazione e conservazione oltre 700 varietà tradizionali di mais di tutta Italia ». L’attività dell’Unità di Maiscoltura di Bergamo risulta strategica in chiave Expo anche per i progetti di cooperazione con i paesi del sud del mondo sul tema della produttività delle coltivazioni, a volte dieci volte inferiore rispetto all’Italia. Proprio la ricerca e la sperimentazione del centro bergamasco ha contribuito ad elevare la produttività italiana da 1,8 tonnellate per ettaro del 1948 alle 9,6 del 2000. Una rete che in Bergamasca vede in prima fila il Mais Spinato di Gandino e il Rostrato Rosso di Rovetta ed è colllegata alle realtà biontensive di Cotapachi in Bolivia e di Ecopol in Messico.
A Milano, per presentare il progetto legato al Network, sarà presente il presidente, trevigiano, Renato Ballan. Fra i relatori ci sarà anche Gabriele Rinaldi, direttore dell’Orto Botanico «Lorenzo Rota». E’ un vero e proprio «laboratorio a cielo aperto» per la biodiversità impegnato sul duplice fronte dell’educazione e della conservazione del patrimonio biologico. I 50.000 campioni d’erbario, moltissimi risalenti a quasi due secoli fa, documentano la storia della componente vegetale del paesaggio e il lavorio scientifico dei protagonisti che hanno voluto farla conoscere. Il progetto «Mais Expo 2015» ha un punto di collegamento sul piano dimostrativo ed educativo nell’area monastica di Astino (grazie ad un accordo con Fondazione Mia e Società Valle Astino) destinata a diventare a livello agricolo «luogo di buone pratiche e di trasmissione dei saperi», attraverso la coltivazione delle varietà antiche e di quelle che i progetti all’interno di Expo renderanno disponibili.

Autore: 

Giambattista Gherardi

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