La "Pastorèla"
Il gruppo musicale della "Pastorèla" costituisce, da tantissimi anni, la colonna sonora soave e incantata nella notte natalizia gandinese. E' una formazione composta da una ventina di suonatori, che nella notte di Natale (dall'imbrunire sin oltre la mezzanotte) percorre le vie del borgo di Gandino e delle sue due frazioni eseguendo tradizionali nenie natalizie.
La tradizione dei "suonatori natalizi" riporta alle figure classiche degli zampognari, che anche a Gandino sin dalla fine del secolo scorso in piccoli gruppi che percorrevano le vie del centro al suono del "baghet", la zampogna.
L'esperienza del gruppo della Pastorèla è sicuramente legata alla storia del '900, con una formazione più numerosa, nella quale hanno trovato espressione strumenti che il "rigore" della tradizione bandistica evidentemente disdegnava.
La nenia malinconica dei mandolini, delle "campanine" (quelle con le barrette in vetro, ormai veri e propri oggetti da museo), delle chitarre classiche, dei flauti e dei violini ha formato negli anni un vero e proprio genere, orgoglio di una socialità che aveva nel ritrovarsi cordiale il proprio ingrediente essenziale.
Gli anni in cui il gruppo acquista pieno vigore sono quelli del primissimo dopoguerra, in una Gandino che era allora punteggiata da oltre venti osterie. La genialità produttiva degli anni cinquanta è il sottofondo storico di un entusiasmo che, nelle domeniche pomeriggio non certo ricche di alternative, montava con passione e trovava sfogo "ufficiale" in mezzo alla comunità, attraverso la gioia della musica.
Nelle sale anguste ma tanto familiari di Iko (l'osteria presente presso l'attuale Ferramenta di via Dante) o del Pierenela (sino a pochi anni fa ancora esistente alle 4 vie di Cima Gandino) si sono affinate capacità strumentali di altissimo livello, assistite soltanto da orecchio e costanza. I più anziani ricordano i ritrovi e le prove meticolose presso la Casa Ongaro, quella dei "Finì", situata all'imbocco dell'attuale via Del Negro.
Per molti aspetti sono immortali le "icone" di alcuni strumentisti che citiamo a memoria: Vittorio Motta, il maestro delle chitarre; Lorenzo Picinali virtuoso del violino; Pasqualì e Giovanni Ongaro che padroneggiavano i mandolini; Lorenzo Spampatti (Faföm) soave flautista; Rino Spampatti al violoncello; Quirino Picinali e Nino Carrara, succedutisi al martelletto magico delle campanine; Giuseppe Rottigni (Barbazza) monumentale con il contrabbasso e "artista" a suo modo nella preparazione del Lampione.
Ancor oggi fanno parte del gruppo figli e nipoti dei vecchi suonatori, a sottolineare un aspetto ereditario che conferma i forti tratti di orgoglio e tradizione della Pastorèla.
Il gruppo ai suoi inizi allietava in musica le occasioni di festa, fossero esse la gioia di un matrimonio o l'emozione di una serenata amorosa. Il passare degli anni ha accentuato la caratterizzazione "natalizia", richiamando sempre più la gioia dei Pastori che portano l'Annuncio della venuta del Messia.
Il maestro Giordano, direttore della Banda nel primo dopoguerra istituì (partendo dall'esperienza del Gruppo) la Mandolinistica, ma a prendere il sopravvento fu negli anni l'aspetto tradizionale, che mai ha richiesto l'ufficialità di un organico o la "certificazione" sullo spartito della melodia.
Nelle notti d'inverno tutti suonavano a memoria e ad orecchio, non era certo necessaria la luce, né che esistessero un "presidente" o un "segretario".
La melodia nasceva al buio, come il Salvatore.
Alcune tradizioni specifiche caratterizzano il percorso della notte di Natale: la tradizione delle "visite" alla casa del Prevosto, a quella del Sindaco e del Maresciallo dei Carabinieri, per farsi ambasciatori festosi della gioia del Natale; il pellegrinaggio alla Trinità nel giorno dell'Epifania, per vivere insieme la felicità del ringraziamento. Si deve a Mons. Alessandro Recanati (attualmente parroco a Clusone) l'ingresso in Basilica del gruppo in epoca recente, per l'esecuzione finale della S. Messa di mezzanotte.
Importante ricordare l'impegno di Lorenzo Picinali che trascrisse lo spartito del classico brano che viene ripetuto per l'intera notte nelle varie soste a Gandino e nelle frazioni. Un modo pratico per garantire che una tradizione "musicale" potesse essere tramandata ai giovani, che numerosi hanno raccolto negli ultimi anni questa eredità preziosa.
Un "Buon Natale" made in Gandino che con orgoglio continua negli anni.