Il professore che ha ritratto le Orobie

Antiche borgate, roccoli, baite: in mostra al Palamonti gli «strappi» di Franco Radici L'insegnante di Gandino ha illustrato e dipinto l'architettura rustica delle nostre montagne

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22/11/2006
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Fu sicuramente l'alpinismo e la sua passione per la montagna bergamasca a guidarlo per i sentieri e le mulattiere, rivelandogli la varietà e la ricchezza delle architetture dei cascinali, delle baite, dei roccoli isolati sui poggi e nelle «passate». Per Franco Radici, insegnante di disegno nativo di Gandino, il suo paese era uno straordinario esempio del patrimonio accumulato nel corso dei secoli dalla nostra terra, e di cui per decenni andò raccogliendone testimonianze e memorie ricorrendo, in particolare, alle sue straordinarie doti di disegnatore.
A Gandino Franco Radici non poteva non dedicare la propria attenzione quando incominciò a dipingere realizzando, con la particolare e impegnativa tecnica degli «strappi», opere di grande suggestione, che si possono ammirare in questi giorni nella mostra allestita, a cura della commissione cultura della Sezione Cai di Bergamo, al Palamonti (fino al 2 dicembre). Su circa 40 «strappi», cinque hanno come soggetto il paese seriano con il centro storico dominato, autentico perno visivo, dall'inconfondibile sagoma dell'elegante campanile a cipolla a fianco della basilica.
La mostra, oltre a far conoscere al grande pubblico un aspetto della vasta produzione artistica di Radici, vuole essere un omaggio alla sua arte e al suo infaticabile impegno di conservare la memoria delle cose. Scomparso nel settembre dello scorso anno, seguì fino all'ultimo con attenzione il procedere del cantiere del Palamonti. In una vetrina sono esposti alcuni suoi disegni, dai quali risulta come lavorasse a un marchio per il Cai di Bergamo prendendo lo spunto dalla struttura della nuova sede.
A Franco Radici va il grande merito di aver lasciato una vasta documentazione sull'architettura rustica delle Orobie. Un contributo, il suo, molto importante perché i suoi schizzi e i suoi disegni sono spesso l'unica testimonianza di edifici ormai scomparsi, o di cui restano pochi ruderi. La sua opera si colloca nel filone della preziosa ricerca sulla cultura della montagna bergamasca che l'ingegner Luigi Angelini portò avanti nella prima metà del secolo scorso e che condensò nel volume «Arte minore bergamasca».
Purtroppo Radici non ebbe mai occasione di vedere pubblicati tutti i suoi disegni, o almeno una parte significativa di essi; generoso, non si preoccupò di tenere presso sé la sua copiosa produzione, ora dispersa tra amici, editori, pubbliche amministrazioni. Qualcuno ha pensato anche alla possibilità di procedere a un censimento, per evitare che questa documentazione vada dispersa. Impresa sicuramente impegnativa e costosa, ma ne varrebbe veramente la pena.
Spesso richiesto come illustratore, i disegni di Franco Radici si possono ammirare in numerosi libri sulla Bergamasca, dove il suo contributo ha avuto il merito di porre in risalto le caratteristiche di edifici che, per la loro collocazione, il fotografo ben difficilmente sarebbe riuscito a documentare. È il caso dei roccoli, la cui architettura verde appassionava Radici, consapevole non solo del loro rapido decadere una volta venuta meno la sapiente gestione delle piante e dei cespugli, ma anche del fatto che l'immagine fotografica di rado riesce a penetrare nell'intrico delle alberature e del ben dissimulato casello.
«Uno dei volumi in cui il suo contributo fu importante e di grande efficacia – ricorda Santino Calegari, che lo ebbe amico e compagno in escursioni e nella realizzazione di varie pubblicazioni – è stato sicuramente quello sui roccoli, con mie fotografie e testi del professor Mora». Franco Radici non solo realizzò bellissimi disegni di roccoli mettendo in evidenza l'intreccio di secolari faggi, ma ne illustrò anche i dettagli con accurati rilievi per spiegare le caratteristiche degli impianti.
La sua conoscenza del territorio, unita a questa grande capacità di rappresentarlo attraverso architetture e semplici opere realizzate dalla gente di montagna, furono la base di riusciti opuscoli e volumetti illustrativi delle Orobie. Amava frequentare la Valle Taleggio che, forse anche per il suo lungo isolamento, aveva mantenuto inalterate fino a epoca recente tradizioni, usanze, tecniche costruttive.
Esemplare è il volumetto che realizzò su questa valle per conto della Provincia di Bergamo. Intercalate a suggestive fotografie della vallata nelle varie stagioni, sono numerose le illustrazioni di rustici, baite e piccole stalle con il tetto in «piöde», di portali, di fontane. Un genuino amore per la natura e l'ambiente montano è il filo conduttore di questa opera che, data alle stampe oltre dieci anni fa, è ancora attuale. Un vademecum per l'escursionista e, soprattutto, per chi vuole andare oltre la traccia del sentiero per avvicinarsi alla storia dei luoghi e alla loro nascosta bellezza.

Autore: 

Pino Capellini

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