Giovanni Motta (Avvocato, Primo presidente della Provincia di Bergamo)

Giovanni Motta
Foto tratta da articolo del l'Eco di Bergamo del 1949 su Le Corbusier a Bergamo

Gandino 1900 - Gandino1966

Note biografiche

Giovanni Motta nasce a Gandino il 06 dicembre 1900, è figlio di Antonio e Laura Bonazzi e ha un fratello del 1894, Giuseppe.
Frequenta la scuola di Gandino, si diploma al Liceo Mascheroni a Bergamo (allora in Piazza Mascheroni) e si laurea a Pavia in Avvocatura Civilistica nel 1923. Di famiglia ricca, proprietaria di terreni e immobili, dopo la prima guerra mondiale subisce però un tracollo economico legato all’alta inflazione.

Nel 1918 si arruola volontario nella prima guerra mondiale, dopo la disfatta di Caporetto, quando iniziano ad essere reclutati anche quelli della classe 1900. Abbraccia poi l’ideologia socialista (già nel 1922 partecipa al I° Congresso Studentesco Socialista) e poi diviene comunista tesserandosi per il partito nel 1923.
Viene schedato come sovversivo dalle forza di polizia del regime fascista e già nel 1924 durante la visita di Vittorio Emanuele II a Milano viene preventivamente incarcerato.

Nel 1932 si sposa con Ines Mortini da cui ha 3 figli.

Allaccia rapporti con gli antifascisti bergamaschi (tra cui l’Avv. Tiraboschi) e svolge attività di sostegno ai perseguitati dal regime grazie soprattutto alla rendita finanziaria del suo patrimonio familiare in quanto, non prendendo la tessera del partito fascista, non può per tutto il ventennio esercitare la professione di avvocato.

Durante la fase finale della 2ᵃ guerra mondiale la sua casa diventa una base per l’organizzazione della resistenza, soprattutto per quanto riguarda quella comunista. Da Gandino passano l’ ”Ing. Brandani” (Mario Mammucari ricercato e condannato a morte ci rimane 3 mesi), Roberto Petrolini, Giovanni Brasi “Montagna”, Giuseppe Brighenti “Brach” oltre a tutte le staffette e i partigiani locali. Spesso in casa  sono ospitati sfollati dai bombardamenti delle città ed ebrei che devono nascondersi dopo l’emanazione delle leggi razziali.

Entra a far parte in quota comunista del secondo CLN bergamasco nell’Aprile del 1944 e alla fine del conflitto, il 26 Aprile 1945, viene nominato Preside della Deputazione Provinciale di Bergamo (il nome di allora per il Presidente della Provincia), carica in cui viene riconfermato dal Prefetto Zambianchi e che mantiene fino al 1951.

Viene candidato dal PCI al Senato nelle elezioni del 1953 per il collegio Bergamo - Brescia dove essere eletti per i comunisti al tempo è un’impresa praticamente impossibile e il risultato ottenuto, seppur negativo, è comunque un successo. Si ritira poi dalla vita pubblica.

Muore a Gandino  il 16 settembre 1966.

 

Vedi anche:

25 aprile 1945, ancora si spara ma Bergamo volta pagina (articolo pubblicato su Eco di bergamo)

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Ultima modifica: 

30-07-2015