Il restauro del 1956

Il teatro dopo il restauro del 1956
L'ingresso con le scale di accesso alla galleria
La galleria e la platea
Il palco con lo schermo per la proiezione dei films

Nel 1956, cinquanta anni esatti dopo la fondazione, si avvertiva la necessità di rinnovare l'Oratorio. Attingiamo ancora alle cronache dell'epoca...

Come gli uomini, così le istituzioni invecchiano e, per sopravvivere, hanno bisogno di rimodernamenti. Se mons. Bonzi ebbe il grande coraggio di fondare l'Oratorio, mons. Maconi ebbe il merito di iniziare il piano di aggiornamento che la morte gli impedì di completare.

Fin da quando era direttore don Siboldi si era sentita la necessità di avere un numero maggiore di aule catechistiche, urgenza che il sempre crescente numero di presenti alla dottrina domenicale rese più imperiosa.

Un'altra necessità si rese evidente al termine della guerra: rimodernare il teatro.

Questo ambiente, che, all'inizio del secolo era uno dei più ampi e meglio attrezzati, a distanza di quarant'anni, si rivelò tecnicamente insufficiente e di scarsa capacità. L'importanza assunta dal cinema nel dopoguerra, passato dal rango di semplice divertimento a quello di mezzo diffusivo di idee, la necessità di aver in paese una sala per conferenze dotata delle comodità indispensabili, attirarono l'attenzione del Prevosto mons. Maconi.

Dopo un necessario periodo di studio, si decise di iniziare con il rifacimento del teatro, costretti a questa scelta, a momentaneo scapito delle aule catechistiche, dalla pubblicazione del nuovo Regolamento di sicurezza per le sale di pubblico spet­ tacolo, in forza del quale la nostra sala doveva essere chiusa.

L'impresa esigeva notevoli capitali, che invece non esistevano. Pure, sorretto dall'incoraggiamento del compianto Arcivescovo mors. Bernareggi, nel settembre del 1950 mons. Maconi fece incominciare i lavori, accettando tutte le preoccupazioni che gli sarebbero venute. Nel maggio del 1951, alla presenza di S. E. il Prefetto ed il Questore di Bergamo, mons. Prevosto ebbe la soddisfazione di inaugurare il nuovo teatro che riscosse l'ammirazione delle autorità, dei tecnici e della popolazione. L'opera non era ancora finita. Sempre comprensivo per le esigenze del pubblico e verso i ritrovati tecnici più moderni, mons. Maconi dotò il nuovo teatro di riscaldamento e di impianto per la proiezione in cinemascope. 

Era però il primo passo nella realizzazione di un progetto più completo. Si ventilava già l'idea di una radicale messa a punto di tutti gli edifici, rosi dal tempo e dai loro frequentatori, e del progetto per un gruppo di aule catechistiche, quando, improvvisa ed impensata, la malattia colse il Prevosto. Tre mesi di speranze e poi, nel febbraio di quest'anno, la morte. 

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Ultima modifica: 

21-04-2015