Gandino: Silvio Tonelli ha lasciato tutto e da 10 anni vive da volontario in PerùLavorava in uno studio a Leffe, ora progetta case ed edifici sacri sulla Cordillera
Avrebbe potuto scegliere una vita comoda e tranquilla a disegnare villette. Invece il geometra Silvio Tonelli, 45 anni di Gandino, ha cambiato progetto. A metà degli Anni '90 ha mollato tutto ed è partito per l'America Latina. Con lo zaino di chi sa come «tirar su un muro», sulle Ande ha costruito case per tanti poveri. Poi le chiese. Ora sogna un'infermeria.
Da una decina d'anni, dunque, Silvio Tonelli ha messo a disposizione testa e braccia per l'Operazione Mato Grosso sulla Cordillera. In un decennio è rientrato a Gandino solo un paio di volte, ora resterà nel paese seriano fino a primavera, in casa con mamma Giovanna e papà Giovanni. «Non riesco ad avvertire la mia scelta come definitiva, vivo questa esperienza come un impegno entusiasmante che si prolunga nel tempo, senza che sia determinata una scadenza oppure un "per sempre". L'idea di partire è cresciuta in me grazie a tantissimi amici con cui ho condiviso momenti di impegno: mi è sembrata la cosa più ovvia, sicuramente la più giusta».
Silvio lavorava in uno studio tecnico di Leffe. «È stata un'esperienza importante – spiega Silvio –: quando ho deciso di partire, mi sono ritrovato con un mestiere che in missione è diventato molto utile. L'Operazione Mato Grosso è un movimento che opera attraverso il lavoro gratuito in favore dei più poveri. In Italia si realizzano campi di lavoro, che vedono i giovani impegnati in raccolte di carta e rottami o come operai in lavori agricoli, di costruzione, pulizia sentieri, gestione rifugi e altro. Le attività delle diverse missioni in Perù, Ecuador, Brasile e Bolivia sono sostenute proprio grazie ai campi di lavoro, alle attività dei gruppi adulti e alla carità di tanta gente generosa, che dall'Italia ci manda viveri e denaro. Nel 1985 ho vissuto la mia prima esperienza in Bolivia, per circa quattro mesi, ma la svolta è stata nel 1991, quando per una tragica fatalità è morto un amico volontario, Ferruccio Armati, impegnato vicino al lago d'Endine in una raccolta legna organizzata dal gruppo. Il dolore e la rabbia di quell'evento mi hanno dato lo slancio. Nel '92 e nel '96 sono partito per il Perù. Poi nel 1998 la scelta definitiva».
Silvio parte e si stabilisce nella parrocchia di Llamellin, un villaggio con oltre 2.500 abitanti a 3.300 metri di altitudine, nella provincia Antonio Raimondi, geografo italiano molto noto in Perù.
Nei primi anni ha seguito l'attività dell'«Oratorio delle Ande», un'attività itinerante che ha coinvolto quasi 17.000 ragazzi e ha generato scuole di taglio e cucito per le ragazze, oppure di alta falegnameria per i ragazzi. «Alle scuole si sono aggiunte le cooperative, che offrono sbocchi commerciali a quanto prodotto e, soprattutto, una squadra edile con operai davvero in gamba. Insieme ai "miei" operai, molti giovani ma anche padri di famiglia, abbiamo iniziato con piccole realizzazioni: case e strutture accessorie della missione. Poi una scommessa più grande: costruire una chiesa, simile a quella di Llamellin, dove spesso avevamo lavorato. A darci la spinta è stato padre Giorgio Nonni, originario di Faenza, che guida la missione. Ha assicurato a monsignor Ivo Baldi, vescovo italiano della diocesi locale, che avrei provveduto io con i miei ragazzi a costruire la nuova chiesa di Pinra, un villaggio racchiuso in una vallata angusta, raggiungibile solo con cinque ore di jeep. Le mie nozioni di progettazione Cad e la grande voglia di tutti sono diventate una scommessa entusiasmante: negli ultimi due anni abbiamo lavorato per la nostra "cattedrale". È una struttura di 32 metri per 10, alta cinque. I parrocchiani hanno insistito per i due campanili frontali di 11 metri di altezza, un classico nelle architetture del Perù. Abbiamo mediato ponendoli sulla facciata laterale, quella che si affaccia sulla grande piazza del paese. Abbiamo costruito la chiesa sulle macerie di quella preesistente, ormai crollata, incastonando pure due particolari di probabile origine Incas».
A Pinra è tutto un fermento per l'inaugurazione della chiesa in programma la prossima primavera, quando Silvio farà ritorno sulle Ande. I fondi necessari sono stati raccolti grazie al gruppo adulti del Mato Grosso. «Manca qualche migliaio di euro per le vetrate e l'arredamento, ma ormai ci siamo». Gli «ordini» non mancano, visto che già preme la comunità di Aczo, dove Silvio dovrebbe costruire a breve una nuova chiesa con i ragazzi della missione. «È un compito affascinante. Molti si chiedono se non sia il caso di costruire strade e acquedotti. Io rispondo che una chiesa, per queste comunità povere, è una vera e propria casa. La fede e la forza della preghiera offrono a tutti motivo di gioia e di speranza, un carburante indispensabile e primario. Le necessità dello spirito non sono mai secondarie, sono anzi fondamentali. Sulle Ande basta poco per vivere».
A Gandino il ritorno di Silvio ha scatenato una gara di solidarietà: il gruppo missionario destinerà i fondi raccolti con le iniziative dell'anno pastorale, i ragazzi di «Animalcortile» hanno raccolto materiale didattico per l'oratorio di Llamellin, mentre Atalanta Club Valgandino e Pro loco promuovono sabato, alle 21, un grande concerto nella basilica di Santa Maria Assunta, a Gandino, protagonista il Corou de Berra.
Sullo sfondo l'ennesima scommessa: una nuova infermeria per il villaggio di Llamellin. Progetto e opere by Silvio Tonelli, e, stiamone certi, non mancherà una piccola chiesa.
Giambattista Gherardi