Sette nodi da sciogliere o sarà protesta

Sindaci della Valgandino sul piede di guerra: ritardi, corse soppresse e categorie deboli in difficoltà

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16/01/2005
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Un gruppo di utenti in partenza. La riorganizzazione del servizio di trasporto pubblico ha portato disagi e critiche anche in Valgandino: i sindaci chiedono un confronto con la Provincia

«Se non si riceveranno, a breve, riscontri concreti in merito, non si esclude che la popolazione possa organizzare forme di protesta anche clamorose che, certo, non potranno trovare ostacoli da parte nostra».

Sono le ultime righe della lettera che i sindaci della Valgandino hanno inviato ieri al presidente della Provincia, Valerio Bettoni, e all'assessore provinciale ai Trasporti, Felice Sonzogni. Motivo: ottenere un incontro per discutere, neanche a dirlo, del nuovo piano provinciale del trasporto pubblico.

Quelle ultime parole, il riferimento a «forme di protesta anche clamorose» che «non potranno trovare ostacoli da parte nostra», danno l'idea del grado di esasperazione raggiunto in Val Seriana, come del resto in molte altre zone della Bergamasca, per la nuova organizzazione dei trasporti. Chiamato, questa settimana con la riapertura delle scuole dopo le vacanze natalizie, alla classica «prova del nove», il nuovo piano provinciale è riuscito nella difficile impresa di scontentare tutti. Malumori e proteste sono emersi un po' ovunque. E la Valgandino è stata una delle zone a lamentare il maggior numero di disagi.

«Prima - ha raccontato per esempio una studentessa - per andare a Clusone prendevo il pullman delle 7,10 a Casnigo. Ora, se voglio essere a scuola in orario, devo partire alle 6,35, scendere a Gazzaniga e aspettare per circa mezz'ora l'autobus delle 7,15 che mi porta a Clusone. E il ritorno non è da meno: prima c'era il diretto per Gandino e Casnigo, ora bisogna cambiare a Gazzaniga». Situazioni come questa hanno spinto il sindaco di Gandino, Gustavo Maccari, di Leffe, Gianni Pezzoli, di Casnigo, Luca Ruggeri, di Peia, Santo Marinoni e di Cazzano Sant'Andrea, Nunziante Consiglio, a scrivere al presidente della Provincia e all'assessore ai Trasporti.

In apertura alla lettera i primi cittadini della Valgandino «esprimono, anzitutto, il loro disappunto per non essere stati consultati in merito alla ristrutturazione e alla nuova gestione dei servizi pubblici che riguardano una parte consistente della popolazione della valle».

Entrando poi nel merito dei problemi, fanno presente che «l'unico Comune contattato al riguardo è stato quello di Gandino (peraltro sentito in prossimità del Natale) al quale è stato comunicato che dal primo gennaio 2005 i mezzi pubblici avrebbero cambiato percorso sul territorio comunale. Tutte le forze politiche si sono attivate immediatamente per far presente i disagi a cui sarebbero andati incontro gli utenti; i problemi più seri sono segnalati quotidianamente dagli studenti: arrivano sempre in ritardo e spesso i genitori, per ovviare al problema, sono costretti ad accompagnare i figli a scuola. Anche la popolazione anziana, che statisticamente aumenta, non può contare su un numero di corse accettabile. I problemi derivati da questa nuova organizzazione del trasporto pubblico hanno reso ancora più evidente la assai precaria viabilità della Valgandino e della Val Seriana. Inoltre la crisi di alcuni settori storici dell'economia dei nostri paesi ha costretto e costringe molti operatori a "uscire" dalla valle per recarsi al lavoro e l'attuale situazione del trasporto e della viabilità penalizza ulteriormente proprio coloro che vivono un momento di difficoltà».

Continua la lettera: «A noi sindaci piacerebbe sapere come mai nei giorni festivi non è prevista alcuna corsa».

Sette punti, alla luce dei quali gli amministratori chiedono, il più presto possibile, un incontro per verificare «se esiste l'effettiva volontà di affrontare seriamente il problema del trasporto pubblico nella nostra zona e quello della viabilità in genere». Molti cittadini, proseguono i sindaci, si sono lamentati e sono stati rassicurati in attesa di un incontro. Ma se, a breve, non ci fossero «riscontri concreti in merito», ecco che potrebbero scattare «forme di protesta anche clamorose».

Autore: 

Nicola Andreoletti

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