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Un ricordo sentito, nel borgo che gli diede i natali. Stasera, alle 20,30, nel giorno del 40° anniversario della morte, la comunità di Cirano, frazione di Gandino, ricorda monsignor Giovanni Antonietti, con la celebrazione della Messa e l’inaugurazione di una lapide.
Il sacerdote gandinese ha legato la propria vita alla Casa dell’Orfano di Clusone, dove dal 1925 accolse oltre ventimila bambini e ragazzi, dando loro una casa e la possibilità di studiare. Monsignor Antonietti nacque a Cirano il 7 febbraio 1892, orfano di padre frequentò il seminario sin dalle elementari. Durante la Grande Guerra fu cappellano militare nel battaglione del V Alpini e prestò la propria opera allo Stelvio, sul Monte Nero e Bassano del Grappa, prima di essere al fianco del battaglione Moncenisio dall’Adamello al Tonale. Meritò due medaglie d’argento al valor militare. Smessa la divisa, fu fondatore e presidente (dal 1955 al 1969) dell’Associazione Cappellani d’Italia. Ripreso il servizio sacerdotale in diocesi, fondò nel 1925 la Casa dell’Orfano che moltiplicò gli spazi per assistere migliaia di orfani.
Alla comunità di Cirano donò il terreno su cui, nel 1951, sorsero le scuole, così come la vicina area su cui negli Anni ’60 fu avviata la costruzione di un teatro, divenuto presto chiesa provvisoria a seguito del crollo del campanile sulla quattrocentesca parrocchiale di San Giacomo, avvenuto il 21 settembre 1968. Oggi la struttura è oratorio dedicato a San Giovanni XXIII. A ricordo di monsignor Antonietti, stasera alle 20.30 don Innocente Chiodi celebrerà una Messa di suffragio nella parrocchiale, cui seguirà un breve corteo in via De Novellis, dove grazie all’impegno della locale Consulta, in collaborazione con il Gruppo Alpini e il Comune, è stata collocata una lapide commemorativa sulla casa natale del sacerdote.
Nel testo si ricordano «l’orgoglio degli abitanti di Cirano » e «la coraggiosa azione filantropica» per crescere ed educare gli orfani di guerra. Alla morte di monsignor Antonietti il 23 novembre 1976, monsignor Luigi Cortesi ne scrisse un appassionato ricordo: «Un uomo, un galantuomo, un sacerdote secondo il cuore di Dio, generoso e dolce come il pane e l’aria, gentile e forte come un fiore di roccia, operoso e pulito come un ruscello alpino, lascia il mondo un po’ più buono, un po’ più bello, un po’ più felice di quando lo trovò quando ci venne».