Luciana Radici, una vita nel segno della generosità

Il lutto. Morta a novant’anni la vedova di Gianni
In tanti ricordano il suo impegno nella filantropia dalla sanità al volontariato. L’amore per la famiglia

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09/08/2016
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Luciana Previtali Radici
Con i nipoti a Villa Zanchi. Questa foto, e quella sotto, sono tratte dal libro «28 febbraio» di Maria Carla Rota
prefettura, nel 2006, per l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica

«Generosità» è la parola che più ricorre nei ricordi di quanti hanno conosciuto Luciana Previtali Radici, scomparsa ieri a novant’anni. Una generosità spesso offerta in silenzio, con l’obiettivo non di mostrarsi, ma di aiutare veramente chi aveva bisogno, singoli o gruppi attivi nell’ambito sociale e sanitario. E spesso nelle storie dell’associazionismo bergamasco, proprio nei momenti più difficili di avvio di progetti importanti, c’era lei, Luciana Radici, con la sua determinazione, propria della famiglia di imprenditori cui apparteneva: nel 1946 aveva sposato Gianni Radici (nominato Cavaliere del Lavoro il 2 giugno del 1990), dal quale aveva avuto sei figli (Paolo, Maria Grazia, Brunella, Angelo, Fausto - scomparso nel 2002 - e Maurizio). «Ha creduto nella Fondazione da sempre, nel 2005 è stata la prima sottoscrittrice di un fondo privato», ricorda Carlo Vi- mercati, presidente della Co- munità  Bergamasca, fondazione della quale la signora Radici è stata vicepresidente ed attualmente presidente onoraria. «Ha esercitato la filantropia vera, pensando sempre ai più deboli. Continuerà ad essere per noi un riferimento importante» aggiunge Vimercati. Significativo il ruolo assunto a favore della nascita del Centro servizi volontariato: «È stata vicina al mondo del volontariato in modo discreto – sottolinea il presidente Oscar Bianchi –, ha sostenuto la nascita del Csv bergamasco che in ambito provinciale e regionale è diventata una realtà importante. Allora disse che ci si doveva impegnare per distinguerci. È così è stato. Il Csv, uno dei 78 presenti in Italia, muove 100 mila volontari». Tra la fine degli anni Novanta e il 2000 Luciana Radici si impegnò molto nella Lega italiana  per  la  lotta contro  i  tumori  (Lilt) come presidente per circa 6 anni. «Assunse l’incarico in una fase difficile per la Lega – ricorda Lucia De Ponti –, la accompagnò in un passaggio delicato con professionalità e disponibilità ». Tra i progetti realizzati, la collaborazione con l’Asl di Bergamo per il registro dei tumori. De Ponti la ricorda come una donna forte, ma dolce: «Era determinata, capace di prendere decisioni, ma non l’ho mai vista arrabbiata o irritata in una discussione. E il dolore per la perdita del marito e del figlio non l’aveva chiusa in se stessa». Un ricordo speciale è legato all’incontro, nel 2003 tra i presidenti Lilt e il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, al Quirinale: «Si intrattenne con lui, era consapevole del suo ruolo che interpretava con umanità, razionalità e capacità di guardare al futuro». L’attenzione ai malati oncologici l’ha resa tra i promotori dell’Hospice di Borgo Palazzo  nato nel gennaio 2001: «Abbiamo condiviso le battaglie per garantire diagnosi e cure specifiche per i malati di tumore. A Bergamo negli anni Ottanta esisteva solo un reparto di radioterapia, ora grazie all’impegno di molti si hanno reparti d’eccellenza per le terapie oncologiche e l’accompagnamento dei malati », sottolinea Arnaldo Minet- ti, presidente dell’associazione Cure palliative, che di Luciana Radici non dimentica la sensibilità, resa più acuta dalle sofferenze che la vita non le aveva risparmiato. Il sostegno a progetti di ricerca è stato notevole nel settore sanitario e della ricerca. «La conoscevo da molti anni – racconta Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” – e l’ho vista in occasione del suo ultimo compleanno. Nel periodo di avvio dell’attività di ricerca dell’Istituto ci sostenne. Ha esercitato la stessa presenza in numerose attività benefiche». Anche l’azienda  ospedaliera  Papa  Giovanni XXIII esprime vicinanza alla famiglia, ricordando la figura di Luciana Radici. Chi conosce in dettagli la sua storia è Fortunato Busana. «Il marito Gianni era socio del Lions Club Bergamo Host di cui ero presidente. Nel 2008 Luciana mi chiese di coordinare il lavoro di scrittura della sua autobiografia, raccolta da Maria Carla Rota». Il libro, dal titolo «La mia vita accanto a Gianni», venne presentato nell’aprile di quell’anno in una serata a cui erano presenti amici e parenti. «Era una donna di grande fascino – dice Busana –, di un’eleganza sobria. Nel libro ripercorreva la storia di amore e imprenditoriale vissuta col marito. Era orgogliosa che la sua famiglia d’origine, costruttori edili, avesse edificato il Patronato San Vincenzo. Ed era molto legata alla sua valle, e all’azienda». I funerali saranno celebrati domani alle 15 nella parrocchiale di Leffe. La camera ardente è allestita nell’abitazione di via Miravalle 13 nel paese seriano.

Autore: 

Laura Arnoldi

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