Il RadiciGroup tutto ai tre figli di Gianni «Siamo solidi, ora shopping nella plastica»

Dalla Radici Partecipazioni escono le famiglie di Miro e di altri due fratelli del fondatore
La posizione finanziaria del gruppo migliora ancora: debito sceso a 183 milioni, quasi dimezzato in cinque anni

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Data pubblicazione: 

05/07/2016
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L'assetto di Radici Group

Margini di guadagno migliori rispetto all’anno scorso, ma fatturato in calo per la discesa dei prezzi delle materie prime. Al tempo stesso, una solida posizione finanziaria che consente di guardarsi attorno con attenzione per cogliere un’opportunità di acquisto nel settore della plastica, che consenta di fare un salto dimensionale di un certo livello. Si presentano così il 2016 e le prospettive di sviluppo per il Radici- Group.
A fare il punto è il presidente Angelo Radici, che guida il gruppo insieme ai fratelli Maurizio (vice presidente e direttore operativo) e Paolo (membro del cda di Radici Partecipazioni Spa). E una novità è intervenuta da pochi giorni proprio nell’assetto proprietario: i tre figli di Gianni Radici hanno portato infatti al 100% il loro controllo sul gruppo industriale. La Radici Fin Sapa detenuta dai fratelli Angelo, Paolo e Maurizio, infatti, in precedenza controllava direttamente e indirettamente l’85,2% della Radici Partecipazioni. Il restante 14,8% faceva capo alle famiglie di tre fratelli di Gianni: Miro (la Miro Radici Family of Companies aveva il 5,79%), Luigi e Caterina. Ora questi tre gruppi familiari sono usciti e alla Radici Fin Sapa fa capo il 100% della Radici Partecipazioni. Si è trattato di un’operazione di semplificazione e riordino dell'azionariato, resa possibile anche dalla solidità finanziaria del gruppo.

Nel 2015, infatti, la posizione finanziaria netta è ulteriormente migliorata e il debito è sceso dai 231 milioni del 2014 ai 183 milioni dell’anno scorso. Di questi, come sottolinea il direttore finanziario (Cfo) del gruppo, Alessandro Manzoni, oltre il 60% è a medio e lungo termine. In cinque anni l’esposizione si è quasi dimezzata: nel 2010, infatti, era negativa per 336 milioni. Sul piano economico, il 2015 si è chiuso con il fatturato in calo dell’1%, ma sempre sopra il miliardo a 1.011 milioni. I volumi sono comunque cresciuti del 3%. Il margine operativo lordo (Ebitda) è salito del 37% rispetto all’anno precedente e si è attestato a 103 milioni. Nel primo semestre i margini di redditività hanno mostrato di essere in ulteriore miglioramento: il margine operativo lordo è pari a 60 milioni. A livello di fatturato, invece, è probabile che la soglia del miliardo non sarà mantenuta. Il giro d’affari, infatti, è in calo dell’8%, anche se i volumi tengono di più. A livello di personale, comunque, non ci sono problemi (il gruppo conta in tutto quasi 3 mila persone; in Italia sono 1.547, di cui 1.140 in provincia).

A risentire dei prezzi delle materie prime è soprattutto la chimica, mentre la plastica potrebbe anche migliorare i suoi risultati. Ed è qui che si concentra l’attenzione per lo shopping: «Oggi siamo molto solidi e possiamo guardare a un ulteriore sviluppo», dice Angelo Radici. «Siamo pronti per fare un’acquisizione e siamo alla ricerca di opportunità adeguate in termini di qualità e prezzo». La crescita nella plastica consentirebbe, fra l’altro, di aumentare l’autoconsumo della produzione interna di nylon realizzata dalla chimica. Già l’anno scorso la plastica aveva messo a segno un’acquisizione in Messico per avere una presenza vicina al settore auto là insediato. Si trattava però di un’operazione da 2 milioni di dollari. Ora, anche se non viene dichiarato, si capisce che l’obiettivo è molto più consistente.
Il comparto auto pesa oggi per il 55% sul fatturato del gruppo. Il 15% è destinato ai comparti elettrico ed elettronico, mentre abbigliamento e arredamento fanno insieme il restante 30%. A livello geografico, il 26% del giro d’affari è destinato all’Italia, anche se poi indirettamente finisce ancora in esportazioni; il 47% nel resto d’Europa e il 27% nel resto del mondo. La Gran Bretagna rappresenta solo il 4%. Per questo, almeno per il momento, non c’è troppa preoccupazione per la Brexit: «Nel Regno Unito non abbiamo attività produttive, ma solo una commerciale per la plastica. Tutto sommato è un mercato marginale per il nostro gruppo, quindi - conclude Angelo Radici - mi auguro che non ci saranno conseguenze significative». 

Autore: 

Silvana Galizzi

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