«Io voglio vivere - Qualcuno mi prenda per mano» dall’associazione Imagomentis è esposto nella sala Ferrari
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Più delle parole, parlano le immagini e la vicinanza umana.
I Disturbi del comportamento alimentare (Dca) sono oggi un’emergenza sanitaria dalla crescita esponenziale. In Italia si stima che tre milioni di persone soffrano di questi disturbi e su 100 ragazze in età adolescenziale 10 hanno un disturbo collegato all’alimentazione. Una situazione su cui indaga con efficacia il progetto fotografico «Io voglio vivere - Qualcuno mi prenda per mano» realizzato dall’associazione no profit di fotografi Imagomentis ed esposto a Gandino fino a oggi (dalle 10 alle 18) nella sala Ferrari di piazza Vittorio Veneto. «La nostra associazione – sottolinea Eras Perani, coordinatore – promuove progetti fotografici su temi di forte impatto sociale, in sinergia con enti e istituzioni che si occupano di queste problematiche. La scorsa estate il progetto è stato presentato con una prima esposizione alle Scuderie di Palazzo Moroni a Padova. Le mani cui fa riferimento il titolo sono a volte quelle strette e scavate di chi soffre, ma anche quelle disponibili di chi ascolta e affianca o quelle levate in gesti di liberazione».
Le fotografie sono opera di sedici fotografi (Paola Mischiatti, Luca Forno, Marcella Dalla Valle, Barbara Beggio, Cristina Chiappani, Marco Matteucci, Vianca Costa, Alessandra Merisio, Carlo Antonio Atzori, Fabrizio Caron, Laura Perani, Valentina Trovesi, Moira Zanotti, Laura Piazzoli, Cristina Finotto ed Eras Perani) che hanno presentato ciascuno un portfolio di quattro soggetti. L’iniziativa, promossa dalla Comunità del mais spinato, è stata inaugurata con una conferenza a tema tenuta da Nicoletta Colombi, nutrizionista, e Giovanna Rota, psicologa e psicoterapeuta. Intense per l’occasione anche le letture espressive dell’attore Massimo Nicoli, che ha proposti brani dal libro «Con questi occhi, con queste mani, con questo cuore, con tutto l’amore che ho potuto» di Antonio Savoldi. «Vogliamo stravolgere – aggiunge Perani – il modo di vedere i disturbi alimentari da parte di chi non li conosce, per spezzare tanti pregiudizi e ridare dignità alle persone che ne soffrono.
Non immagini sensazionalistiche, ma intense e profonde. Le fotografie forse intuiscono di più, lasciando all’osservatore la costruzione di una personale consapevolezza. Compito della fotografia resta mostrare senza dimostrare».