Coltivare piante e suolo: spazio a nuove tecniche

Gandino, progetto di agricoltura biointensiva
Produzioni 4 volte superiori e con meno acqua

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Data pubblicazione: 

21/04/2015
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Un momento del corso che si è svolto nel fine settimana a Gandino

«Il nostro scopo non è coltivare piante, ma coltivare suolo».
È racchiusa in un preciso concetto la filosofia del metodo di agricoltura biointensiva organica su piccola scala, presentato nel fine settimana a Gandino a una cinquantina di corsisti dagli istruttori Pedro Almoguera e Julio Cesar de la Garza, originari rispettivamente di Spagna e Messico. L’iniziativa, organizzata dalla locale Comunità del mais spinato, è di fatto la prima che si tiene in Italia ed è legata al sistema di coltivazione ideato dall’americano John Jeavons, che il prossimo luglio sarà a Bergamo, in coincidenza con Expo, per un seminario mondiale.
Almoguera e de la Garza hanno raccontato e mostrato sul campo il metodo basato sul concetto che la coltivazione ha sì lo scopo di nutrire le persone, ma deve nel contempo anche nutrire il suolo e a esso restituire quanto in eccesso sotto forma di compost, in modo da eliminare in toto l’utilizzo di fertilizzanti e garantirsi una prolungata produzione sostenibile. «L’energia che utilizziamo - hanno sottolineato i due tecnici certificati Grow Biointesivistas - è quella dell’uomo, che lavora il suolo con una doppia escavazione iniziale, per complessivi 60 centimetri di profondità. Le radici trovano più risorse, anche in caso di siccità, Valli Seriana e di Scalve si evita la ramificazione superficiale e le piante sono più vicine».
Cifre alla mano i due esperti hanno dimostrato come su una «cama» di dieci metri quadrati (è il letto di coltura base del metodo, 8 metri di lunghezza per 1,25 di larghezza) si possano ottenere raccolti di quattro volte superiori, con un risparmio d’acqua che supera l’80 per cento».

La Val Gandino è diventata negli ultimi due anni una sorta di area pilota per questo metodo in Europa. «Tutto è nato in occasione di Bergamo Scienza nel 2013 – conferma Ivan Moretti, geometra di Cazzano – quando fu nostro ospite il docente messicano Juan Manuel Martinez Valdes. L’idea è concreta e praticabile, parte da concetti che la nostra tradizione non considera e salvaguarda innanzitutto il corretto uso del suolo. La produzione sia a livello qualitativo che quantitativo è una semplice, piacevole conseguenza».
A frequentare il corso, novelli agricoltori giunti dalla provincia e perfino da Trieste. Giovani intraprendenti, studentesse, ma anche imprenditori, artigiani e impiegati con il pallino dell’agricoltura, disposti ad accostarsi a un metodo che fa della semplicità il suo aspetto più rivoluzionario. Per loro è stato preparato anche un prezioso, inedito sussidio.
«Abbiamo tradotto e dato alle stampe – conferma Angelo Savoldelli, delegato alla didattica della Comunità del mais spinato – il manuale base scritto da John Jeavons e Karol Cox, grazie a un progetto che coinvolge anche l’Istituto Romero di Albino. Il coinvolgimento degli studenti è stato concreto, dato che tre allieve della quinta liceo linguistico (Giada Martinelli, Elisa Paganessi e Marta Filisetti) hanno svolto il ruolo di interpreti nella serata di apertura.
La traduzione delle lezioni teoriche in biblioteca e di quelle pratiche sul campo è stata curata da Sara Cuni». Per richiedere il volume, chiamare il 340.9325186.

Autore: 

Giambattista Gherardi

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