Pizzo Formico, mille itinerari

Tra la Val Gandino e la Val Cavallina un ambiente ideale per le escursioni Con la rivista «Orobie» serie di proposte per conoscere la Lombardia

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08/05/2004
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Una bella veduta sul lago d’Iseo e la Val Cavallina dalle pendici del Formico (foto Luca Merisio, da «Orobie»)

A piedi o in bici? Davvero un bel dilemma quassù, sui declivi del pizzo Formico, media Valle Seriana, provincia di Bergamo. Non è facile scegliere perché si tratta di decidere tra una divertente sgambata senza strappi eccessivamente impegnativi e quindi adatta anche per chi, dopo il «letargo» invernale, vuole rimettersi in sella per riprendere un po' di forma e una tranquilla passeggiata magari da spezzare in due tappe con una notte in rifugio. Insomma è come trovarsi di fronte a due torte: una al cioccolato e l'altra alla panna. Alla fine, è solo questione di gusti. E allora per decidere è indispensabile un «assaggio».
Un aiuto in questo senso arriva da Orobie , il mensile che da ormai quattordici anni si occupa di montagna e cultura alpina. Nel numero di maggio il servizio d'apertura è dedicato proprio al pizzo Formico e le belle immagini di Luca Merisio danno già un'idea di ciò che attende gli escursionisti. Niente vette rocciose, ghiaioni e verticali buone solo per gli alpinisti, ma verdi ondulazioni, sentieri mai troppo ripidi (a parte il primissimo tratto) e un panorama di prim'ordine.
Ci troviamo sullo spartiacque tra la Val Gandino e la Val Cavallina: l'anello - con arrivo e partenza da Gandino consente così di affacciarsi per buona parte del percorso e in particolare dal versante dei monti Sparavera e Pizzetto, sul lago d'Endine specchio blu nella verde cornice della stessa Val Cavallina. La lunghezza dell'itinerario? All'incirca una trentina di chilometri. Ma come si diceva non c'è bisogno di berseli tutti in una volta. Proprio alle pendici del pizzo Formico si trova infatti il rifugio Parafulmine, dove è possibile pernottare. Il resto sarà una facile ascensione al pizzo Formico, dove ci attende la grande croce metallica che nelle giornate terse è visibile anche dalla pianura.
Non a caso, durante la seconda guerra mondiale e per l'esattezza nel 1944, il generale Raffaele Cadorna, incaricato di prendere il comando delle operazioni del Corpo dei Volontari della Libertà in zona, si fece paracadutare tra i rilievi della Montagnina, Campo d'Avene e Malga Lunga: la croce metallica dera un punto di riferimento facilmente individuabile anche per chi la zona la conosceva solo dall'alto.
Un unico avvertimento: è possibile che per qualche giorno ancora in vetta ci sia un po' di neve. Meglio aspettare allora il prossimo week-end o attrezzarsi di conseguenza. Nel frattempo le alternative non mancano.
Orobie rivolge particolare attenzione ai servizi appositamente pensati per le famiglie. Così accanto al pizzo Formico, all'itinerario ai laghetti di Bruffione, limpidi bacini che si raggiungono dalla piana di Gaver, e quello al Dosso Gambetta tra le Orobie valtellinesi e quelle bergamasche, ecco tutta una serie di proposte che sembrano fatte apposta per le gite con i bambini al seguito: oltre allo stesso Dosso Gambetta, escursione facile facile a due passi da Cà San Marco, c'è l'itinerario enogastronomico tra i tipici caseifici lodigiani, oppure Castelponzone, minuscolo paese un tempo famoso per l'antica arte della lavorazione della canapa; senza contare il «viaggio» valtellinese alla scoperta delle nobili dimore dei Salis, storica casata originaria di Soglio in Val Bregaglia: se ne trovano a Tirano, Sondrio, ma anche in Valchiavenna. L'ideale per trascorrere uno o più week-end in questa zona tanto ricca di attrattive naturalistiche e testimonianze d'arte.
Infine una curiosità, per così dire, «trasversale», nel senso che può essere facilmente conciliata con le altre proposte primaverili di Orobie . Stiamo parlando del tree-climbing, tecnica importata dagli Stati Uniti per la potatura dei castagni, veri e propri giganti che possono sfiorare i 20 metri di altezza. Tra un'escursione e l'altra, in questa stagione, può ancora capitare di assistervi. Perché è proprio la primavera - che in montagna arriva sempre con un po' di ritardo rispetto al piano - il periodo ideale per la cura degli alberi, assieme all'inverno.
Allora, soprattutto nelle selve della Valsolda, in quelle dell'Alto Lario o del Sebino, è facile imbattersi in questi veri e propri acrobati delle piante che salgono sui tronchi imbracati come alpinisti in parete. In cosa consiste esattamente questa tecnica? La fase più spettacolare è sicuramente quella finale del recupero dei boschi abbandonati che comporta il taglio di grossi rami, ma prima c'è tutta una serie di altre manovre che vanno eseguite a regola d'arte: dall'eliminazione dei polloni, alle ripuliture degli arbusti e degli alberi invadenti. Un lavoro duro che un tempo si svolgeva senza alcuna sicurezza o quasi. Per fortuna è arrivato il tree-climbing. Gli incidenti sono rari e i castagneti hanno ripreso a prosperare.

Autore: 

E. Fa.

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