Pubblicato da:
Data pubblicazione:
Categoria contenuto:
Letture:
Nessun danno alle persone, ma un ulteriore campanello d’allarme riguardo a un patrimonio artistico che rischia di andare disperso a causa dell’incuria e della mancanza dei necessari (ma costosi) restauri. È collassata nella notte fra martedì e ieri a Gandino la porzione di un vecchio fabbricato in disuso, sito nel complesso della «vecchia Filanda» in via G. B. Castello, all’inizio del centro storico.
A trasformarsi in un cumulo di macerie è stata parte del «capannone», la porzione del complesso che sino ai primi decenni del secolo scorso era destinata alla lavorazione della seta, attraverso la coltivazione dei bachi e la filatura dei bozzoli.
Il crollo nella notte
Attorno alle 3 del mattino alcuni residenti hanno avvertito il rumore sordo dei calcinacci e con la luce del giorno si è potuta verificare l’entità del crollo. Pietre, legno e altre macerie sono piombati anche nel cortile confinante, di pertinenza di un negozio di ottica. Lo stabile crollato, di proprietà di un’agenzia immobiliare, fa parte di un complesso molto articolato, che raggiunge la retrostante via Del Negro, e sul quale solo in parte sono stati effettuati negli ultimi anni lavori di messa in sicurezza e ristrutturazione.
Nessun ferito
Nessun danno o pericolo immediato per le persone, dato che i caseggiati confinanti sono a debita distanza, ma resta sul tavolo la criticità di una situazione complessiva che ha visto interessate da analoghi episodi anche altre proprietà private del centro storico gandinese. Nel gennaio 2013 era accaduto a un fabbricato di via Ghirardelli (chiusa al transito per qualche tempo), mentre a inizio 2014 si era resa necessaria l’ordinanza di sgombero di un’area esterna del parcheggio pubblico di piazza XXV Aprile (tuttora in vigore) su cui si affaccia uno stabile pericolante di via Papa Giovanni XXIII.
Il 21 febbraio scorso era poi toccato a un rustico di vicolo Merelli, non lontano dalla basilica, che presentava elementi architettonici e modalità costruttive di particolare interesse, tanto da essere segnalato nel tour turistico del centro storico. In tutti i casi si tratta di edifici privati, abbandonati nel tempo, che avrebbero necessità di interventi onerosi e articolati che, complice la crisi, pochi proprietari possono purtroppo permettersi.
L’allarme dal bollettino
Alcuni mesi fa, dalle pagine del bollettino parrocchiale «La Val Gandino», Gustavo Picinali, cultore di architettura locale, aveva chiamato enti e privati a un’iniziativa congiunta, al fine di mappare con urgenza le strutture a rischio, per garantire sicurezza e documentazione fotografica.
«Non dobbiamo arrenderci al destino – scriveva Picinali – se pensiamo che una vera ricchezza di Gandino, non certo l’unica, è la qualità del tessuto edilizio. Nessuno ce lo può portare via, ma esso può andare perduto per sempre se non saremo capaci di capirne il valore e salvaguardarlo».