Mais spinato dall’Africa alla Fiera

Oggi a L’Eco café la presentazione dell’antica pannocchia riscoperta a Gandino per l’Expo
Siglato un patto di collaborazione con lo Zimbabwe: apprezzata la filiera dei nostri prodotti

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30/10/2014
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.La delegazione gandinese  con il ministro dello Zimbabwe
Angelo Savoldelli, delegato  della didattica, con alcune  varietà di mais
Le autrici del  progetto didattico

«Se guardiamo all’indietro, vediamo il futuro».
Scruta orizzonti lontani (con l’orgoglio intraprendente della gente della Val Gandino) il progetto di valorizzazione del mais spinato di Gandino, che oggi viene presentato alla Fiera campionaria, ospite dello stand de L’Eco café. L’articolato progetto legato all’antica varietà che arrivò a Gandino nel 1632 continua a muovere passi decisi, tagliando nuovi traguardi. La presentazione alla Campionaria è l’ennesima tappa del tour che ha visto lo Spinato protagonista all’Expo Gate di Milano (con il Castello Sforzesco sommerso da un campo di granoturco) e, qualche giorno fa, al Salone internazionale del Gusto di Torino. «In questo caso – conferma Filippo Servalli, presidente della Comunità del mais spinato di Gandino – eravamo ospiti di Regione Lombardia. La nostra varietà è stata la prima ad essere iscritta nel “Registro nazionale delle varietà da conservazione di specie agrarie e ortive ». «È un passo fondamentale, nel quale siamo stati seguiti dalla Cipolla rossa di Breme (Pavia) e dalla Zucca mantovana che con noi hanno animato la trasferta piemontese, sostenuta da Slow Food. Al di là dei primati – continua Servalli – siamo orgogliosi di aver fatto da incubatrice al protocollo Mais Expo Bergamo 2015 che unisce attorno a coltura e cultura del mais le nostre realtà scientifiche e territoriali.

Bergamo vanta le altissime competenze dell’Unità di ricerca per la maiscoltura Cra Mac (attiva dal 1920), dell’Orto botanico Lorenzo Rota e dell’Osservatorio Cores dell’Università di Bergamo. Al di là dei flussi di visitatori che potremo raccogliere grazie alla vicinanza con Milano del nostro territorio, non è mai superfluo sottolineare come qui si parli di una vera e propria partecipazione attiva ad Expo 2015, soprattutto alle attività dei Clusters, i padiglioni monotematici che sono la grande novità. Il mondo passerà da qui, discutendo di alimentazione e pratiche sostenibili: Bergamo ha la capacità e l’opportunità di dare risposte importanti ». Chi ritenesse tutto questo semplice filosofia, può ricredersi valutando gli esiti di una missione internazionale che a inizio ottobre ha visto protagonista Gandino in terra africana. Una delegazione con Antonio Rottigni (presidente della commissione De.C.O. che tutela la territorialità del mais spinato), Marco Presti (vicepresidente Pro loco Gandino) e Anna Gamba (delegata del Museo della Basilica) ha visitato lo Zimbabwe, siglando un patto di amicizia e collaborazione con la città universitaria di Chinhoyi. «Tutto è nato – spiega Rottigni – in occasione del Clusters partecipants meeting, che lo scorso febbraio ha radunato a Bergamo i delegati di decine di nazioni. Le autorità dello Zimbabwe, accompagnate dal console Georges El Badaoui, hanno visitato Gandino e apprezzato la filiera dei nostri prodotti. Ne sono nate reciproche opportunità di crescita: per la realtà africana l’ipotesi è di migliorare sensibilmente la resa delle colture con la consulenza scientifica delle nostre realtà.

Durante la missione a ottobre ad Harare, abbiamo visitato realtà agricole e sociali. Siamo stati ricevuti ufficialmente dal ministro Ignatius Morgan Chiminya Chombo, delegato del governo per lo sviluppo. Ci ha addirittura concesso l’onore di sedere sulla sua poltrona in occasione della foto ricordo. Un modo per sottolineare come l’accordo sia di fatto il primo ad essere sottoscritto dallo Stato africano. Una sorta di “anteprima di Expo” certamente incoraggiante ». Il network dei mais Un anno fa il mais spinato di Gandino ha fatto da apripista anche alla creazione del network internazionale degli antichi mais, che unisce i consorzi di tutela di alcune varietà del Nord Italia, compreso il Rostrato rosso di Rovetta.

«Grazie agli incontri sviluppati nell’ambito di Bergamo Scienza – sottolinea Servalli – abbiamo ottenuto l’adesione del Museo Ecopol di Città del Messico e della realtà di Cotapachi in Bolivia, dove grazie a Celim Bergamo verrà sviluppato uno specifico progetto di cooperazione, sostenuto per oltre 300.000 euro da Fondazione Cariplo». Le porte del mondo e della biodiversità sono ormai spalancate: al Salone di Torino è stata completata la raccolta dei semi di mais di una decina di regioni italiane e di 21 nazioni, dal Giappone alle Filippine, dal Guatemala all’Argentina, dalla Croazia alla Spagna. All’insegna della biodiversità, Expo 2015 è già cominciato.

Autore: 

Giambattista Gherardi

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