Tre rose bianche per l’addio a don Gianni

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05/09/2014
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Basilica di Gandino gremita ai funerali di don Gianni Ceruti

Un «umile amico di Cristo», ma anche un «sapiente pescatore».
Le parole del vescovo Francesco Beschi e quelle di monsignor Davide Pelucchi, hanno ricordato – ieri al funerale, a Gandino – la figura e la vita consacrata di don Gianni Ceruti, morto martedì a 83 anni. Il corteo funebre, aperto dalle Confraternite in divisa e da nutrite delegazioni di alpini e gruppi parrocchiali, ha percorso le vie di Cima Gandino, dove don Gianni ha vissuto per oltre 30 anni. Attorno all’altare, oltre al vescovo e al vicario generale (che conobbe don Gianni negli anni da curato a Gandino) c’erano una trentina di sacerdoti.
Fra loro il vescovo gandinese monsignor Angelo Gelmi, il parroco don Innocente Chiodi e monsignor Emilio Zanoli (a Gandino per quattordici anni). Don Chiodi ha ricordato alcuni messaggi pervenuti, fra cui quello dal Canada del nunzio apostolico monsignor Luigi Bonazzi, «memore della dedizione di don Gianni alla confessione». Presenti il sindaco di Lurano e rappresentanze di Ranica e Albenza, dove don Gianni aveva operato.
Nell’omelia monsignor Beschi ha sottolineato come il sacerdote sia «un sapiente, uno che “vede Dio” e muove i fedeli verso tale visione, ma anche un “pescatore di uomini” nel segno di Cristo». Monsignor Pelucchi ha ricordato don Gianni «pronto a donare amicizia intensa alle persone e, soprattutto, a Dio». La comunità gandinese ha riservato un abbraccio commosso ai fratelli Giuseppe, Mario ed Eugenio e all’inseparabile collaboratrice Maria. «Sulla bara – ha spiegato un familiare – abbiamo messo tre rose bianche, segno della Santissima Trinità, ma anche di fede, speranza e carità: le virtù che don Gianni ha coltivato anche nella malattia».
La salma è stata tumulata nel cimitero di Lurano.

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