Per il prefetto è necessario per tutelare tradizioni e qualità dei prodotti locali
Il riconoscimento del marchio doc per i prodotti tessili della media Val Seriana e della Val Gandino. Questo uno dei percorsi che il prefetto di Bergamo Cono Federico ha indicato ai 12 sindaci e al comitato di piccoli imprenditori della zona per tutelare il proprio patrimonio storico e di professionalità nell'incontro svoltosi ieri in via Tasso. «Credo sia fondamentale in questo momento di crisi del settore – ha spiegato il prefetto – far capire a livello nazionale l'importanza dei prodotti di qualità di quest'area della Bergamasca, ricca di tradizioni storiche e di grande professionalità. Di fronte alla globalizzazione e alla concorrenza di Paesi come la Cina c'è solo uno spazio che tutela l'economia nazionale: la qualità. E credo che di fronte a una richiesta per tutelare sotto questo profilo l'area del tessile della media Val Seriana ci siano le condizioni per ottenere a livello nazionale adeguati aiuti».
Un percorso, quello del marchio doc, accolto con favore dai piccoli imprenditori e artigiani, una ventina, che componevano la delegazione in Prefettura. «Il marchio – ha detto Italo Spinelli di Italconfezioni di Leffe – rappresenterebbe una garanzia anche per promuovere e pubblicizzare i nostri prodotti locali a livello nazionale ed estero. Una promozione che sarebbe ben supportata dalla nostra tradizione storica e culturale, che parte fin dall'800 con il commercio di lane, tappeti e tappezzerie con Venezia, e potrebbe modellarsi sull'esempio di aree come la Valtellina ben conosciuta in tutta Italia. Ma anche sotto questo profilo abbiamo bisogno del sostegno delle istituzioni».
Marchio, promozione dei prodotti tessili locali ma anche infrastrutture e sostegni fiscali da parte di Regione e Stato. Il prefetto ai sindaci di Albino, Casnigo, Cazzano Sant'Andrea, Cene, Colzate, Gandino, Gazzaniga, Fiorano al Serio, Leffe, Peia, Ponte Nossa e Vertova ha assicurato tutta la sua disponibilità a trovare delle risposte anche su questi fronti. Riguardo alle infrastrutture, Cono Federico ha spiegato che i lavori per la nuova strada Bergamo-Cene dovrebbero ripartire presto: «Si sta risolvendo l'ultimo dei cinque problemi tecnici che hanno frenato il completamento della strada – ha spiegato –, dopodiché non dovrebbe esserci più alcun tipo di problema per la realizzazione».
Sulla necessità di chiedere alla Regione la dichiarazione dello stato di crisi, il prefetto ha chiesto ai sindaci e agli imprenditori di raccogliere al più presto possibile tutta la documentazione per dimostrare i danni aziendali e il calo produttivo: «Una volta che abbiamo la fotografia completa e precisa della situazione di crisi – ha spiegato Cono Federico – si potrà lavorare per chiedere alla Regione lo stato di crisi e ottenere quindi provvedimenti come la riduzione dell'Iva, dell'Irap o degli oneri sociali a carico delle imprese tessili».
Per portare avanti con più forza le esigenze dei sindaci e degli imprenditori locali, il prefetto si è quindi fatto carico di investire del problema anche le associazioni di categoria, come l'Unione industriali, la Camera di commercio, le associazioni artigiane, i sindacati e la Provincia di Bergamo. L'intenzione è di convocare attorno alla metà di febbraio un tavolo con tutti gli enti provinciali interessati per costruire una piattaforma, supportata da un archivio di dati, da presentare a livello regionale e nazionale sia per ottenere gli interventi necessari per tutelare la qualità del prodotto tessile seriano che sostegni di natura economica e fiscale. «Il nostro obiettivo fondamentale – ha detto il prefetto ai sindaci e agli imprenditori – è di mettere sul tavolo la storia, la qualità e la professionalità di questa zona della Bergamasca e prospettare quindi i rischi di chiusura aziendali e occupazionali. Regione e Stato devono poi verificare come prendere in carico il problema e soprattutto la validità delle soluzioni che Bergamo suggerisce».
Tante le osservazioni e anche gli sfoghi degli imprenditori e degli artigiani presenti all'incontro: «La grossa industria – hanno spiegato – ha più risorse e di fronte alla crisi e alla concorrenza sleale di Cina e dei Paesi del Far East può delocalizzarsi e tutelarsi in questo modo. Noi siamo piccoli e vogliamo, tra l'altro, rimanere sul nostro territorio. Dal 1998 ad oggi – hanno quindi sottolineato i rappresentanti del comitato degli imprenditori formatosi a novembre a tutela delle centinaia di aziende locali del settore – sia il fatturato che i dipendenti sono calati del 20% e prevediamo un ulteriore calo occupazionale del 15% nel 2004, senza contare poi le tante piccole aziende che negli ultimi anni sono state costrette a chiudere».
Forte quindi la richiesta di pressioni a livello governativo per maggiori controlli doganali e sanitari sulle importazioni e sul lavoro in nero.