Dalla colonia all’ex ospedale: si progettano i possibili riusiL’incognita delle risorse, ma l’Expo può fare da volano
Il paese vive un deciso rilancio turistico e culturale, ma c’è una Gandino che resta… in cerca d’autore.
Non ci sono soltanto i grandi spazi industriali del Fondovalle, sedi un tempo di lanifici e opifici, a cercare una nuova identità nel terzo millennio, ma anche diverse strutture, pubbliche o quasi, che potrebbero aprirsi nuovi orizzonti in un futuro addirittura prossimo, grazie a Expo 2015. «Il nostro territorio – spiega il sindaco Elio Castelli, che guida da due anni la lista civica di maggioranza – ha certamente subito una trasformazione molto profonda, soprattutto con il venir meno della grande spinta manifatturiera che ha caratterizzato la seconda metà del secolo scorso. La crisi con gli occhi a mandorla ha liberato migliaia di metri quadri di capannoni, ma nel contempo i mutamenti profondi della socialità e della mobilità hanno svuotato (in senso strettamente letterale) enormi complessi edilizi».
Spazi da riusare
Il pensiero corre immediatamente alla Colonia del Monte Farno un casermone di 2.320 metri quadrati, con 23mila metri di area scoperta. Oggi è di proprietà del Comune, che lo ha rilevato dalle Suore Orsoline nel 2002 quando a guidare l’amministrazione era la Lega Nord del sindaco Marco Ongaro. «Una scelta che non era supportata da alcuna opzione progettuale ponderata – sottolinea Castelli – che ha messo a carico della collettività un impegno finanziario gravoso. Negli ultimi anni è stato lanciato anche un concorso di idee, ma resta il problema che qualsiasi intervento presuppone costi iniziali nell’ordine dei milioni euro. Stanti i tempi è difficile reperire fondi o finanziatori.Stiamo valutando alcune opportunità per un utilizzo almeno dell’area esterna, ma nulla più».
A rivelarsi per certi versi scellerata è stata anche un’altra scelta portata avanti in quegli anni: la ristrutturazione della Casa di riposo, o meglio il completo stravolgimento del complesso sede un tempo del Convento francescano di San Bernardino, costruito nel XV secolo. Nel 2005 è stata inaugurata la nuova struttura con 150 posti letto e completamente abbandonato il complesso ospedaliero di inizio ‘900 che si affaccia sul chiostro porticato (con antiche meridiane affrescate oggetto di studio) e si completa con l’antica Sala capitolare, con volta a ombrello, affrescata e monocromatica, di rara suggestione. Qui le possibilità di recupero nel breve periodo potrebbero essere maggiori.
«In effetti – spiega il sindaco che sino a due anni fa era anche presidente della Fondazione Cecilia Caccia Del Negro, titolare della struttura – si tratta di un complesso che sino a pochi anni fa era pienamente funzionale e quindi potrebbe essere reso disponibile con un investimento relativamente basso, nell’ordine di qualche decina di migliaia di euro.È una struttura che complessivamente misura 4.150 metri quadrati, con una volumetria superiore ai 15 mila metri cubi.
La Fondazione ha predisposto uno studio di fattibilità che prevede anche soluzioni compartimentate a più zone. Si trova a due passi dalla piazza del municipio e dalla Basilica: sarebbe ottimale come sede di delegazioni estere durante Expo, ma se ne può ipotizzare anche un utilizzo turistico tipo ostello».
Il mais come volano
Fra le frecce che Gandino potrebbe scoccare (complice il Mais Spinato ormai celeberrimo) anche il progetto Mais Expo Bergamo, il cui protocollo è stato siglato nei giorni scorsi in Provincia. «È un progetto di rete di grande valenza – sottolinea Filippo Servalli della Comunità del Mais Spinato, che coordina i progetti – e a Gandino potrebbe portare sezioni staccate e specifiche dell’Orto Botanico (per esempio nel chiostro) ma anche un centro legato ai disturbi dell’alimentazione, pure centrali nell’ambito del tema di Expo «Nutrire il pianeta, energia per la vita ». Ipotesi che potrebbero concretizzarsi a breve e potrebbero aprire una nuova fase di rilancio del centro storico gandinese.