È il primo seme protocollato dalla RegioneSarà inserito nel registro delle varietà da salvare«Il marchio non solo leva commerciale: è garanzia»
L’ormai celeberrimo mais spinato di Gandino taglia un nuovo traguardo: è il primo seme protocollato da Regione Lombardia fra le specie e varietà lombarde che il ministero delle Politiche agricole inserirà nel «Registro nazionale delle varietà da conservazione di specie agrarie e ortive».
Ieri nello storico salone della valle di Gandino si è svolta la pubblica audizione, prevista dall’iter autorizzativo, durante la quale sono stati esaminati gli aspetti scientifici relativi a semi e coltivazione. A guidare la mattinata erano presenti Antonio Tagliaferri e Rossana Tonesi della direzione generale Agricoltura della Regione, affiancati da Paolo Valoti, referente del progetto per l’Unità di Maiscoltura di Bergamo. «La registrazione in Lombardia – ha spiegato Tagliaferri – è stata avviata con un decreto dell’ 11 ottobre 2013. Il mais spinato è per questo un caso pilota, pioniere del nuovo iter insieme alla cipolla rossa della Lomellina. La sezione delle «varietà da conservazione » del registro nazionale (istituita con la legge 46/2007) vuole salvaguardare specie e varietà minacciate da erosione genetica (coltivate sul territorio o conservate presso istituti di ricerca) per le quali sussiste un interesse economico, scientifico, culturale o paesaggistico.
Il mais spinato e l’articolato progetto ad esso collegato hanno una profonda aderenza allo spirito della legge». Il sindaco di Gandino, Elio Castelli, ha sottolineato la coralità del lavoro di questi anni e le opportunità che il «ritorno alla terra» può aprire in chiave di rilancio. «Rigirare nuovamente le zolle dei nostri campi – ha detto fra l’altro – segnala sì un ritorno al passato, ma anche una rinnovata consapevolezza rispetto al valore aggiunto che la territorialità delle produzioni può esprimere, anche in chiave Expo».
Concetti ripresi anche da Antonio Rottigni, presidente della locale Commissione di tutela, che evidenziato come il rispetto di regole, disciplinari e protocolli sia base imprescindibile per garantire al consumatore qualità inequivocabile nei prodotti. «Grazie alla consulenza dell’Unità di Maiscoltura di Bergamo – ha sottolineato Rottigni – abbiamo regole precise e condivise. Prima ancora di essere un’interessante leva commerciale, il nostro marchio è innanzitutto una garanzia.
Al binomio inscindibile “Coltura & Cultura” dobbiamo aggiungere sin dalla semina quello fra “Scienza & Coscienza”: solo così il mais spinato continuerà a crescere». All’audizione erano presenti fra gli altri anche Giuliano Oldrati, delegato per la Provincia di Bergamo, settori Agricoltura ed Expo, Luigi Carminati della Coldiretti e Silvio Magni della condotta Slow food Valli orobiche. Al termine della mattinata, gli operatori della Comunità del mais spinato di Gandino, presieduta da Filippo Servalli, hanno offerto una ricca degustazione di prodotti, creati in questi anni dall’infinita filiera «spinata» della Val Gandino.