Expo, l’Agrario porta il mais spinato e il commercio equo solidale in tv

Due classi protagoniste dello speciale di Rai Educational in onda in marzo Scelti dal Miur per la puntata su cooperazione e sviluppo nell’alimentazione

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26/01/2014
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Studenti della V B dell’Agrario nella bottega Il Seme
ragazzi della V D scartocciano a Gandino

Il mais spinato di Gandino, la bottega del commercio equo e solidale in Città alta e due classi dell’Istituto tecnico Agrario Rigoni Stern ( le quinte B e D) sono i protagonisti dello special Expo 2015 dedicato al tema della «Cooperazione e sviluppo nell’alimentazione» che Rai Educational trasmetterà a marzo. Sette istituti agrari di tutta Italia sono stati scelti dal Miur per dar vita ad altrettante puntate dedicate ai sette sotto-temi di Expo. Al Rigoni Stern è toccato il più «internazionale » e insieme «locale».
Guidati dai docenti Giuseppina Baglioni, Pierino Morosini, Mariarita Villa, Abele Di Gaetano , Antonella Montaruli e coordinati da Giuseppe Stefanelli, i ragazzi hanno lavorato in classe e sul campo. Il regista Giancarlo Ronchi ha seguito la quinta D a Gandino, che ha scelto lo studio del mais spinato come esempio di un prodotto originario di un altro continente, ma diventato nei secoli una particolarità locale. Secondo un documento del 1632 a portar per primo il granoturco, probabilmente da Venezia, dove i mercanti gandinesi transitavano per i loro traffici, sarebbe stato un «foresto», che avrebbe coltivato a Gandino il «melgotto» in località Clusven, alle pendici del monte Corno, nella zona che sale verso Valpiana e la Malga Lunga.
Da allora lo spinato è sempre stato coltivato, sia pure come varietà di nicchia, e ora è in pieno rilancio come esempio di biodiversità da conservare. «Per studiare lo spinato – spiega Giuseppe Stefanelli – abbiamo seguito tutte le fasi, dalla raccolta in campo allo scartocciamento, alla macinazione al mulino fino a sederci a tavola davanti alla polenta». Oltre agli aspetti tecnici e produttivi, propri di un istituto agrario, gli studenti hanno anche ricostruito la storia dello spinato nel quadro dei rapporti commerciali dell’epoca delle grandi scoperte.
La V B, invece, si è occupata degli aspetti politici e ambientali connessi al commercio internazionale dei prodotti agricoli. «Gli studenti – spiega la docente Giuseppina Baglioni – hanno ricostruito la filiera e la catena di intermediazioni che porta i prodotti tropicali come cacao, caffè e tè sulle nostre tavole, scoprendo i meccanismi non equi della formazione del prezzo e il mancato rispetto dei diritti del lavoro e dei diritti umani dei produttori ».
La seconda fase è consistita in alcune mattinate alla bottega Il Seme di via Colleoni per capire su coquali principi funziona il commercio equo e come sono organizzati i negozi. «Questa esperienza – racconta Francesco Baldelli di Bergamo – mi ha fatto approfondire un discorso che un po’ conoscevo già, perché in famiglia acquistiamo i prodotti del commercio equo. Ora ho le idee chiare» .
«Ho scoperto un mondo e si è svegliato il mio spirito critico – aggiunge Tania Meloni di Fiorano – la mia famiglia ha un’azienda zootecnica e casearia e so che cosa significa essere un produttore e costruirsi un mercato. Ora bere un caffè non è più un gesto scontato». «Abbiamo allargato la riflessione – spiega Lorenzo Pensa di Monticello Brianza – anche ad altri prodotti che possono essere introdotti nelle nostre abitudini alimentari come il rooibos sudafricano o la quinoa sudamericana. Inoltre abbiamo affrontato il legame tra commercio e sostenibilità ambientale, sfruttamento della gente e sfruttamento delle terre».
«In bottega abbiamo anche dato una mano – aggiunge Alessio Pacati di Curnasco – scarico delle merci, riordino». All’arrivo della troupe, «un pochino di emozione c’è, ma la consapevolezza di avere un pubblico ci ha spinto ad approfondire e prepararci bene» dicono gli studenti. E, mal che vada, l’ esperienza servirà per la tesina della maturità.

Autore: 

SUSANNA PESENTI

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