Appello per la grande croce alla Messa sul pizzo Formico

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Data pubblicazione: 

02/01/2014
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La croce sul pizzo Formico: ieri la tradizionale Messa di Capodanno

Hanno avuto di che lustrarsi gli occhi le centinaia di escursionisti che ieri mattina hanno raggiunto la vetta del pizzo Formico per partecipare alla Messa.
La giornata tersa offriva infatti una scenografia incomparabile, con il panorama che spaziava dalle cime bergamasche di Presolana, Alben e Arera a quelle più lontane di Adamello, Monviso e Monte Rosa. A mantener fede a una tradizione che si ripete dal 1970, è arrivato ancora una volta don Martino Campagnoni, direttore del Patronato San Vincenzo di Clusone, che per primo (insieme ad alcuni amici fra cui Attilio Pezzoli e Guerino Giudici) inaugurò questo appuntamento. A fianco di don Martino, che sabato festeggia gli 87 anni, c’era padre Eleuterio Bertasa di Peia, ma soprattutto c’erano circa 500 escursionisti saliti attraverso i sentieri della Val Gandino e del Farno oppure dall’altopiano di Clusone.
Molti hanno dedicato uno sguardo in più alla grande croce in ferro, collocata sulla sommità del Formico ottant’anni fa, nel 1933, in coincidenza con l’Anno Santo straordinario indetto per ricordare i 19 secoli dalla morte di Cristo. Per questo motivo è alta esattamente 19 metri. Ha un’apertura di 9 metri e fu benedetta da monsignor Attilio Plebani, arciprete di Clusone, nel 1933. La struttura e il basamento mostrano inequivocabili i segni del tempo e nelle ultime settimane è stato lanciato l’allarme affinchè istituzioni e volontari possano intervenire.
A mettere nero su bianco la necessità di un intervento è stata la lista civica di minoranza del Comune di Clusone, con un’interpellanza firmata dal capogruppo Francesco Moioli che chiedeva fra l’altro chiarimenti circa la titolarità della croce, situata al confine fra i territori di Clusone e Gandino. A tal proposito, negli ultimi giorni, il sindaco di Clusone, Paolo Olini, ha confermato che la croce ricade sul territorio di competenza del comune di Clusone. A sostenere gran parte delle spese per la realizzazione della croce (per la quale è più agevole la salita da Gandino) fu la famiglia Colombo «Gubì» di Clusone.
Furono coinvolti in particolare gli agricoltori della contrada dei «Cuminì», che misero a disposizione braccia, cavalli, muli e asini per il trasporto dei materiali: solo per la parte in ferro si calcolano circa 4.600 chilogrammi di peso.

Autore: 

Giambattista Gherardi

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