Aveva svaligiato le loro abitazioni a Gandino e TrescoreDue fratelli si presentano a casa sua e lo picchiano
Per il recupero della refurtiva non hanno scomodato i carabinieri, avvertiti solo a cose fatte. Loro, due fratelli di Gandino, hanno fatto indagini per conto proprio e, guidati da intuito e dritte che alla fine si sono rivelate fondate, hanno bussato alla porta del sospettato. Lo hanno malmenato, costretto a restituire soldi e gioielli spariti poche ore prima dalle loro abitazioni e solo alla fine l’hanno denunciato ai militari.
L’uomo, E. C., 38 anni, incensurato, è stato arrestato ed è ora ai domiciliari nell’abitazione di Gandino dove vive con la madre e i fratelli. Caso chiuso? No, perché ci sono 10 grammi di cocaina in cerca di proprietario. I carabinieri li hanno sequestrati in casa del trentottenne. Lui dice di averli rubati da uno degli appartamenti dei due fratelli, che però negano il possesso di droga. Per la detenzione della sostanza stupefacente il gip Patrizia Ingrascì ieri non ha convalidato l’arresto (era stato chiesto solo per questo reato), applicando la misura cautelare limitatamente al furto.
La vicenda risale a lunedì scorso. Nella mattinata E. C., disoccupato, riesce a forzare la porta e a entrare nell’appartamento di Gandino dove dimorano i due fratelli. Ruba 800 euro in banconote, poi arraffa orologi, catenine d’oro, spille e altri gioielli per migliaia di euro. Conosce i due, sa che hanno un’altra abitazione a Trescore. Cerca le chiavi, le trova e in auto si dirige verso il paese della Valcavallina. Non è passata nemmeno un’ora: il trentottenne stavolta ha l’agio di poter accedere all’appartamento senza dover ricorrere a manovre di scasso. Qui trova mille euro e altri monili.
A mezzogiorno i fratelli scoprono il furto, rientrando per il pranzo nella loro casa di Gandino. S’accorgono che mancano le chiavi dell’appartamento di Trescore e cadono in preda a un cattivo presentimento. Che, purtroppo, si rivelerà azzeccato. Corrono verso l’altra abitazione e si trovano di fronte al secondo raid. E da lì cominciano a rimuginare. Nell’appartamento di Gandino non c’era alcun elemento che potesse indurre un estraneo a risalire all’indirizzo di Trescore. Dunque, il ladro doveva sapere dove infilare quelle chiavi. Un conoscente, hanno così dedotto i due fratelli. Che, con una rosa di sospettati in testa, hanno cominciato a raccogliere voci e confidenze in paese, capaci di indirizzarli sino all’uscio di E. C.. Dove si sono presentati in serata.
Incuranti della presenza della madre del trentottenne, i derubati hanno chiesto con modi sempre più bruschi la restituzione della refurtiva. All’inizio l’altro ha cercato di negare, ma quando i due fratelli hanno deciso di passare a schiaffi, calci e pugni (10 giorni di prognosi per E. C.), quello ha confessato, con monili e soldi che sono d’improvviso ricomparsi (non tutti, però, lamentano le due vittime). Solo a quel punto hanno deciso di chiamare i carabinieri, il cui arrivo dev’essere stato accolto con un sospiro di sollievo dal ladro. Visto che i proventi del furto erano già ritornati nelle mani dei legittimi proprietari, a E. C. non è rimasto altro che consegnare i 10 grammi di droga, specificando - come ha ribadito ieri durante l’interrogatorio di convalida, dov’era assistito dall’avvocato Carmen Della Fara - che li aveva trovati nell’abitazione di Trescore.
Alla Procura spetterà ora indagare per capire se E. C. ha calunniato i due derubati o se la sostanza stupefacente faceva davvero parte della refurtiva.