Gandino riscopre l’antica ciodéra delle camicie rosse di Garibaldi

Tessitura, narrazione e musica nell’edificio di archeologia industriale preso a simbolo dal FaiIn queste costruzioni le stoffe appena uscite dalla tintoria venivano stese ad asciugare

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11/07/2013
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Panorama di Gandino ai primi del Novecento con le ciodére, costruzioni che rientravano nel processo produttivo dei panni lana

Un luogo di lavoro e di cultura della valle, un evento di parole, di gesti e musica, domani pomeriggio alle 15,30 nell’antica ciodéra del Lanificio Torri di Gandino, nel fondo valle di Gandino, punteggiato un tempo dai maggiori opifici della zona.
L’appuntamento ha per titolo «Tessitura, musica e narrazione » e apre la rassegna «Pagine verdi» patrocinata dal Parco delle Orobie.
L’iniziativa, partita in Val Brembana nel 2011, quest’anno abbraccia anche la Val Seriana, con una ventina di appuntamenti pomeridiani in calendario sino al 30 agosto. L’esordio gandinese proporrà la dimostrazione al telaio manuale di Letizia Rossini, accompagnata dalle note di Marco Lorenzi (viola da braccio e da gamba) ed Augusto Balestra (flauti dolci). Le voci narranti di Bianca Bertocchi e Cristina Paladini saranno ideale complemento di un’iniziativa in cui è la scenografia a essere protagonista.
Le ciodére erano enormi stenditoi, costituiti per lo più da tre lati in muratura oppure in legno. Il versante Sud (lungo decine di metri) era completamente aperto. Qui mediante chiodi (da cui il nome ciodéra) venivano esposti i panni lana dopo la tintura. La Ciodéra Torri di Gandino è con tutta probabilità l’ultimo esempio di questa particolare forma di archeologia industriale, di cui ha dato dettagliato resoconto Gustavo Picinali nel volume «Gandino, la storia», edito nel 2012 dal Comune di Gandino.
«Chi osserva le fotografie di Gandino del primo ’900 – afferma Picinali – nota la presenza di queste costruzioni dalla forma allungata, poste in prevalenza a margine del nucleo storico. Le ciodére nascono assieme agli insediamenti produttivi lungo il corso del torrente Romna e sono un tutt’uno con mulini, tintorie, folli e opifici di lavorazione della lana. Benché sempre meno utilizzati, gli stenditoi sono rimasti attivi fino a pochi decenni or sono. Con l’introduzione degli essicatoi a vapore sono stati lentamente dismessi. La facciata aud delle ciodére era disegnata da una fitta serie di montanti, realizzati con legno pregiato. A queste strutture verticali era affidata la funzione di reggere il solaio e il tetto, ma servivano anche da sostegno dei correnti orizzontali ai quali erano stati applicati i chiodi».
Molti ricordano la ciodéra del Lanificio Francesco Spampatti, lunga oltre novanta metri, di fronte all’attuale Oratorio, oppure quella Maccari al confine con Leffe e Peia. «Gli stenditoi – aggiunge Picinali – erano studiati per garantire l’esposizione del maggior numero di tessuti, dunque ogni ciodéra aveva più file, in genere tre. Uno stenditoio a doppio ordine e lungo 60 metri era capace di garantire la tesatura contemporanea di pezze per uno sviluppo complessivo di circa 350 metri. A differenza degli stenditoi serviti dalla strada, quelli addossati alla ripa non erano raggiungibili se non a piedi e, dunque, il trasporto dei panni lana il cui peso era di circa ottanta chilogrammi, avveniva a spalle, percorrendo ripidi sentieri».
Il recupero dell’ultima ciodéra è dunque un punto fermo per evitare la totale dispersione di un grande patrimonio di cultura e lavoro. «Lo scorso anno – spiega Gustavo Maccari, ex sindaco e presidente dell’Associazione Fanti che cura la custodia del manufatto – il Comune di Gandino ha acquisito la struttura in comodato d’uso per 99 anni. L’intervento di salvaguardia è stato reso possibile dai contributi per 100 mila euro di Gal (Gruppo azione locale) 4 Valli-Laghi, Credito Bergamasco e Consorzio Bim. I tecnici Fernando Spampatti e Gustavo Picinali, con l’impresa Nembrini, hanno lavorato con passione. Nel 2010 la ciodéra era stata inserita fra i "Luoghi del cuore" del Fai, eretta a luogo simbolo di una campagna più volte ripresa dalla Rai.
La scorsa primavera abbiamo steso nuovamente un tessuto: un panno rosso scarlatto, riprodotto 150 anni dopo a ricordo della tintura delle camicie dei Mille di Garibaldi, avvenuta nel 1860 a Gandino». Per informazioni e visite alla ciodéra è possibile contattare i numeri 333.4466873 oppure 340.6971201.

Autore: 

Giambattista Gherardi

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