Da tutto il mondo per ammirare i merletti di Gandino

Il tesoro custodito nel Museo ricco di filati d’oro e argento, oltre 150 i tipiUna raccolta paragonabile a quelle prestigiose della Svizzera e di New York

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Data pubblicazione: 

23/03/2013
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Silvio Tomasini, rettore del Museo di Gandino, Claudio Gamba, dirigente generale della Struttura Musei ed Archivi di Regione Lombardia, don Innocente Chiodi, parroco di Gandino, Thessy Schoenholzer Nicols, Maria Luisa Rizzini e Marco Presti alla presentazione del volume sui merletti
La visita della delegazione mondiale del Cieta, il Centro internazionale di studio dei tessili antichi
Alcuni esemplari conservati al Museo di Gandino

Arrivano dalla Germania e dall’Irlanda, dagli Stati Uniti e dall’Australia. Restano inevitabilmente stupite, quasi ammaliate da una collezione che si colloca ai massimi livelli mondiali del settore. Sono le esperte di merletti, per la maggior parte realizzati con filati d’oro zecchino e argento, che trovano a Gandino un vero e proprio tesoro, cresciuto nei secoli e conservato con orgoglio nel Museo della basilica e nelle tante chiese sussidiarie che punteggiano il centro storico del paese seriano.
Nelle ultime settimane il Museo gandinese ha presentato il terzo volume della serie «I Quaderni », realizzato con il sostegno della Regione Lombardia. Una sorta di catalogo, ricco di dati e corredato da oltre quattrocento immagini in alta definizione che segnalano oltre centocinquanta tipologie di merletti.
«L’elemento distintivo della straordinaria collezione gandinese – spiega Silvio Tomasini, rettore del Museo gandinese e segretario della Rete dei Musei diocesani – è la sua formazione per motivi di carattere liturgico e non collezionistico. Essa infatti raccoglie il meglio dei merletti che nei secoli sono stati acquistati o realizzati per confezionare la biancheria della basilica e delle sue chiese sussidiarie, dove pure non è raro rintracciare trine lavorate in oro e argento. È un fenomeno che non ha eguali, per "genuinità" e stratificazione della raccolta, e rivaleggia per quantità e qualità con esposizioni di grande prestigio come quelle di San Gallo in Svizzera o del Metropolitan Museum of Art di New York».
A giocare un ruolo determinante è stata nei secoli la vocazione tessile della Val Gandino che, coniugandosi con l’abilità commerciale delle ricche famiglie di mercanti di pannilana, consentì l’afflusso a Gandino di manufatti di grande qualità e valore provenienti, per esempio, dalle Fiandre e dalla Francia. «Non è escluso – continua Tomasini – che in alcuni casi si tratti di esemplari prodotti in paese, dove per più secoli Confraternite e casate facoltose alimentarono con continuità la richiesta. A Gandino inoltre sono state attive quattro diverse istituzioni religiose femminili, tradizionalmente dedite al ricamo e alla produzione di merletti: il monastero claustrale delle Benedettine di San Carlo, le francescane delle "Abitine" a Cà da Pozzo, le Terziarie presso il Collegio Giovanelli e le Orsoline di Maria Vergine Immacolata, che a Gandino mantengono la casa madre ».
Il nuovo volume propone una parte molto consistente della collezione gandinese, principalmente compresa fra il XVI e il XIX secolo. Il catalogo (edito da Radici Due) è improntato all’agilità e alla facilità di consultazione: più dei dati statistici, vengono messi in evidenza moduli esecutivi e disegno. Contrariamente a quanto accade per altre collezioni, il Museo di Gandino possiede metraggi significativi di quasi tutte le tipologie: grandi tovaglie e camici solenni imponevano una quantità di merletto che arrivava ad essere di alcuni metri.
«Fondamentale per orientarsi nel gruppo dei merletti gandinesi – aggiunge Tomasini – è stata la prima grande catalogazione condotta nel 1979 dalla Soprintendenza ai Beni artistici e storici di Milano che, grazie al paziente lavoro di Chiara Buss, contò oltre un centinaio di manufatti. Altri studiosi avevano in precedenza indagato la collezione, fra i quali Elia Fornoni nel 1914, Angelo Pinetti nel 1931 e Luigi Sisto Pandolfi nel 1936. Nel 1983 Santina M. Levey inserisce diversi esemplari gandinesi nel celebre volume «Lace: A History», mentre fu nuovamente Chiara Buss a catalogare «veri capolavori» nell’occasione della mostra giubilare del 2000 «Antiche sete e argenti d’Europa ».
Lo stato di conservazione dei merletti gandinesi è complessivamente ottimo. Pur in presenza di un utilizzo liturgico prolungato e continuato (in molti casi anche attuale), molti pezzi pregiati sono giunti sino a noi per una parallela tradizione di fede, che ha visto nei secoli formarsi gruppi organizzati di abili riparatrici: a volte, pur dovendo eliminare parti di tessuto ormai consunto, applicavano i merletti a paramenti liturgici nuovi. «La possibilità di utilizzare ancor oggi questi paramenti – conclude Tomasini – offre un’emozione particolare. Vestire un sacerdote o adornare un altare con manufatti degni di un corredo regale trasmette chiaramente il messaggio di Cristo, re dei re, ma povero tra i poveri, a cui sono riservate le regali opere prodotte dalle mani di poveri peccatori ».

Uno scrigno studiato dall’Europa all’Australia
Il Museo della basilica di Gandino è tra i preferiti dai massimi esperti di tessuti antichi, sete, merletti, argenti e anche presepi. «Accogliamo studiosi da ogni parte del mondo – conferma Anna Gamba del Gruppo Amici del Museo – e ci accorgiamo che a volte le nostre collezioni sono più note dall’altra parte del mondo che non in paese. A novembre è arrivato un gruppo dal Nord America. Erano in Europa per il Congresso internazionale presepistico di Innsbruck e hanno fatto tappa alla nostra sezione presepi, nata nel 1988 per volere di monsignor Lorenzo Frana, già delegato Unesco della Santa Sede a Parigi. Fra gli oltre 500 esemplari esposti c’è anche un presepe ligneo brasiliano, donato da Papa Giovanni Paolo II, cui è dedicata l’esposizione. Ci sono miniature preziose provenienti da ogni parte del mondo, fra cui una in vetro di Murano e oro zecchino opera dell’atelier di Archimede Seguso e una ecuadoriana, ottenuta da un frammento di rarissimo corallo nero.
«Per merletti e tessuti – aggiunge Gamba – vengono delegazioni ai massimi livelli, come nel 2007 e nel 2010, quando arrivò la delegazione mondiale del Cieta, acronimo francese del Centro internazionale di studio dei tessili antichi. Coordina i curatori dei massimi musei del mondo e organizza per loro seminari e visite di studio sul campo ».
Per i merletti a Gandino è arrivata negli ultimi anni anche Rosemary Shepherd, australiana, conservatrice del Powerhouse Museum di Sydney, che ha rintracciato due merletti conservati a Gandino su un antico manuale pubblicato nel secolo scorso in Inghilterra. Dalla Danimarca sono arrivate Lidden Boisen Peterson e Vibeke Ervo, cui si aggiungono studiose da Spagna, Irlanda, Germania, Svizzera e Stati Uniti.

Autore: 

Giambattista Gherardi

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