«Con la sua guida la Chiesa saprà sorprendere il mondo»

Il nunzio bergamasco nei Paesi baltici, Bonazzi: ci saranno novitàIl vescovo Pagani: non è ancora tempo per un Papa africano

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Data pubblicazione: 

16/03/2013
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L’arcivescovo Luigi Bonazzi e il vescovo Alessandro Pagani

«La fantasia di Dio supera sempre le previsioni umane. Papa Francesco proviene da una nazione dell’America Latina e introdurrà nella Chiesa una dimensione di novità, freschezza e proposte nuove che renderanno più convincente e plausibile la capacità della Chiesa di sorprendere il mondo e di camminare sulle strade della nuova evangelizzazione ». Sono le parole dell’arcivescovo Luigi Bonazzi, 62 anni, nativo di Gandino, dal 2009 nunzio apostolico nei Paesi Baltici (Lituania, Lettonia ed Estonia). Ha una vasta esperienza nella diplomazia pontificia e a contatto con diverse Chiese, culture e nazioni per essere stato in precedenza nunzio apostolico a Cuba e Haiti e prima ancora addetto e consigliere nelle nunziature di Camerun, Trinidad, Malta, Stati Uniti e Italia.

Una grande sorpresa
«Ho visto la fumata bianca insieme ai miei collaboratori nella nunziatura, che ha sede a Vilnius, capitale della Lituania – racconta il nunzio –. Come un po’ per tutti, l’elezione del cardinale Bergoglio è stata una grande sorpresa. Al Conclave, i Paesi Baltici erano rappresentati dal cardinale Audrys Ba?kis, arcivescovo di Vilnius». Prima del Conclave, il nunzio Bonazzi aveva seguito da giornali e televisioni i giorni del preconclave.
«Prima della sua elezione a Sommo Pontefice, sul cardinale Bergoglio avevo letto o ascoltato giudizi difformi. Un cardinale mi aveva detto che quattro anni di Bergoglio sarebbero stati fruttuosi come fossero più del doppio. Un altro cardinale era perplesso per via dell’età». Poi il coinvolgente primo discorso alla folla in piazza San Pietro. «Ascoltandolo, ho capito subito la grandezza di Papa Francesco, eletto proprio nell’Anno della fede, aperto dal predecessore Benedetto XVI. Ho sempre stimato moltissimo Papa Ratzinger e, con le sue dimissioni, la Chiesa mi era apparsa all’improvviso più povera. Poi invece ho capito che la sua rinuncia ha rinnovato e arricchito la Chiesa, perché frutto di un sacrificio e di un’adesione totale al Signore. Ora lo Spirito ci dona Papa Francesco».
A riguardo del nome scelto, il nunzio Bonazzi esprime una sua convinzione. «Il nome Francesco scelto dal nuovo Pontefice rimanda al Poverello d’Assisi. Ma io aggiungo, e ne sono convintissimo, che questo nome rimanda, anzi si unisce idealmente, anche a San Francesco Saverio, gesuita spagnolo del 1500, che compì una prodigiosa attività missionaria ed è considerato il più grande missionario dell’età moderna. Sant’Ignazio di Loyola lo voleva suo successore alla guida dei Gesuiti, ma Francesco Saverio morì prima di lui, quando stava per entrare in Cina». Due grandi Santi uniti nel nome.
«Per la Chiesa e per i cristiani – precisa il nunzio Bonazzi – Francesco d’Assisi evidenzia la continua chiamata alla conversione e al rinnovamento anche attraverso la scelta della povertà che diviene carità, servizio e attenzione agli altri, soprattutto poveri, oppressi e chi subisce ogni genere di ingiustizia. Papa Francesco ha infatti affermato che la sua prima preoccupazione è annunciare il Vangelo. Ma nel nostro tempo, l’annuncio del Vangelo ha una dimensione missionaria, cioè quella del gesuita Francesco Saverio». Anche nei Paesi Baltici l’elezione del nuovo Pontefice era molto attesa.
«Dopo l’annuncio – prosegue l’arcivescovo Bonazzi – alla sorpresa è ovunque subentrata la gioia. La gente è visibilmente allegra, sia esteriormente, sia nel proprio animo». Alla luce della sua precedente esperienza di nunzio a Cuba, monsignor Bonazzi esprime un suo pensiero. «Papa Francesco proviene da una nazione dell’America Latina e introdurrà nella Chiesa una dimensione di novità, di freschezza e di proposte nuove che renderanno più convincente e plausibile la capacità della Chiesa di sorprendere il mondo e di camminare sulle strade della nuova evangelizzazione».

Gioia ed emozione
Anche l’Africa ha gioito per l’elezione di Papa Francesco. «Ho accolto l’annuncio con i miei collaboratori e seminaristi nella mia sede episcopale – racconta monsignor Alessandro Pagani, monfortano, 76 anni, nativo di Torre Boldone, dal 2007 vescovo di Mangochi in Malawi –. La sorpresa della scelta si è subito trasformata in gioia ed emozione. Tanti auspicavano un Papa africano. Però credo che i tempi non siano ancora maturi, anche se in un futuro non lontano avremo certamente un Sommo Pontefice figlio della terra d’Africa, che molto ha ricevuto dai missionari, ma molto sta donando alla Chiesa».
Il vescovo Pagani opera in una nazione che da poco tempo ha ritrovato la democrazia e la fiducia nel proprio futuro. «L’elezione di un Pontefice sudamericano è un segno profetico per la Chiesa, ma anche per l’Africa e per tutte le nazioni afflitte da gravi problemi economici e politici. Papa Francesco ci invita a guardare lontano e metterci accanto ai poveri». ¦

Autore: 

Carmelo Epis

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