Dopo 68 anni Gandino dà l’addio al suo alpino

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21/10/2012
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I resti dell’alpino Antonio Colombi portati dalle penne nere di Gandino

Bandiere, labari, gagliardetti, medaglieri e tante penne nere hanno tributato ieri, a Gandino, l’ultimo saluto ad Antonio Colombi, classe 1912, alpino del Battaglione Edolo morto il 4 aprile 1944 nel campo di lavoro di Grems Gneixendorf, dov’era stato internato dopo l’8 settembre 1943.
Era sepolto nel cimitero internazionale di Mauthausen dove, grazie a Roberto Zamboni, è stato rintracciato il luogo della sua sepoltura. Gandino ha voluto rendere omaggio a questo suo figlio caduto per la patria e ritornato al paese natale dopo 68 anni, tributandogli onoranze funebri solenni.
Alla cerimonia religiosa, infatti, sono intervenuti il sindaco Elio Castelli e il suo predecessore Gustavo Maccari (che ha avuto un ruolo di rilievo nel rientro della salma in paese), il comandante la stazione dei carabinieri di Gandino, Giovanni Mattarello; il gruppo Ana di Gandino con il capogruppo Luigi Piazzini, e quelli di Casnigo, Cazzano, Leffe e Pianico, il vicepresidente della sezione Ana di Bergamo, Alessio Granelli; Gian Battista Colombi, coordinatore di zona, i rappresentanti dell’Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra di Bergamo, con il presidente Giuseppe Crespi dell’Associazione fanti di Gandino, e una numerosa folla di concittadini.
L’urna con i resti dell’alpino, giunta in aereo a Malpensa e portata in paese martedì, era stata collocata nella casa paterna in via Simonini 6, dov’era stata allestita la camera ardente. Da qui ha preso il via il corteo che è sfilato lungo le vie del paese per raggiungere la basilica. Prima bandiere e gagliardetti, poi la cassetta con i resti dell’alpino, seguita dai familiari tra cui la nipote Cecilia Bosio che, insieme a Anna Nicoli, figlia di un cugino di Antonio, si è adoperata strenuamente per ottenere le autorizzazioni al recupero della salma e al suo trasporto in Italia per la sepoltura.
All’omelia il parroco don Innocente Chiodi ha ricordato la figura dello scomparso che oggi avrebbe 100 anni e che morì a 32 anni per la malattia conseguente agli stenti patiti nella prigionia. Una vita breve consumata per oltre un decennio al servizio della patria nel Corpo degli alpini e conclusasi lontano dalla famiglia e dalla fidanzata che aveva lasciato in paese, ignaro del tragico epilogo che avrebbe concluso la sua esistenza in un campo di lavoro. «Il rito funebre celebrato nel suo ricordo – ha detto il parroco – impone a tutti una riflessione sull’inutilità delle guerre e il bisogno di pace che Dio offre all’umanità con il suo amore».
Il sindaco ha reso omaggio al concittadino: «A lui sono stati resi gli onori nel ricordo grato verso tutti i soldati gandinesi caduti per la patria». La salma è stata messa nel loculo dov’è sepolto anche il fratello di Antonio, Felice.

Autore: 

Franco Irranca

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