Onorino e i lebbrosi dell’India: un abbraccio lungo 25 anni

Peia, nel 1987 i coniugi Bertocchi fondano un’associazioneSostiene i missionari: tante adozioni, pozzi e forni. Domani la festa

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14/04/2012
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«Vuoi vedere che San Paolo è passato dalla Valle Gandino?». L’esclamazione ardita viene spontanea leggendo il passo della Prima lettera ai Corinzi dedicato alla carità. Riassume lo stile di vita di Onorino Bertocchi, 63 anni di Peia, che insieme alla moglie Liliana Zenucchi, di due anni più giovane, nel 1987 ha fondato l’associazione «Aiutiamo i fratelli poveri e lebbrosi» con sede a Gandino.
Domani a Peia, con una Messa alle 10 nella parrocchiale e un successivo incontro, sarà grande festa per i 25 anni di attività spesi dalla coppia (sposati dal 1971) per raccogliere fondi da destinare ogni anno, assolutamente di persona, ai poveri più poveri dell’India e di altre terre martoriate del pianeta. Tutto comincia nel 1987, quando Onorino partecipa a una conferenza con alcuni laici reduci dall’India. La decisione di lasciare il trantran quotidiano del piccolo negozio gestito a Peia fa il paio con la volontà di dedicarsi al prossimo sicuramente innata, ma accresciuta dal terribile incidente che il giorno di Pasquetta del 1976 lungo il lago d’Endine vede coinvolta la famiglia Bertocchi. Muoiono il padre di Onorino, Giovanni, e la piccola Moira di appena due anni. Sulle tracce dei poveri Da allora Onorino e Liliana (seriamente ferita nell’incidente) non hanno potuto avere altri figli, ma ne hanno adottati a migliaia in India, nel Sudest asiatico e anche in Sudamerica, abbracciandoli uno per uno con l’aiuto di tanti amici che si sono uniti strada facendo.
«L’estrema povertà che abbiamo toccato con mano nei nostri viaggi – sottolinea Bertocchi – non può lasciare indifferenti. La nascita dell’associazione è stata l’ambulanza, il forno per il pane. Ma ci sono soprattutto migliaia di abbracci convinti e concreti, di una semplicità edificante. Terre e persone «Lo scorso autunno siamo tornati in India per la venticinquesima volta – spiega Onorino – nell’immensa povertà dell’Andhra Pradesh e West Bengala. Lebbra, Aids, Tbc, fame, miseria: non è semplice narrare le tristi condizioni in cui si trovano milioni di esseri umani». «Siamo stati al lebbrosario del Vimala – aggiunge –, da suor Bertilla a Mumbay, poi tra i lebbrosi del dottor Pier Luigi Pezzoni, a Nalgonda, quindi Eluru tra lebbrosi e bambini con l’Aids. A Warangal abbiamo incontrato il medico padre Antonio Grugni che cerca di fare il possibile per la cosa più naturale, così come il ripetersi dei viaggi annuali in India, con mete più o meno fissate, soprattutto nelle periferie degli agglomerati urbani più grandi, dove si sono stabiliti contatti con i singoli padri o con congregazioni religiose locali, come per esempio le Missionarie della carità di Madre Teresa».
Con semplicità Onorino e Liliana ricordano di aver incontrato più volte la Beata di Calcutta: nessuno si aspetti fotografie (un paio non di più, ritagliate da giornali dell’epoca), piuttosto ricordi indelebili condensati nelle frasi scelte per la copertina dell’opuscolo che celebra i 25 anni di attività del gruppo. Contiene un elenco dettagliato e impressionante. Dietro a ciascun nome e cifra, c’è un piccolo progetto: il pozzo per l’acqua, portare sollievo alle persone malate. Poi Calcutta: Prem Dan, Shishu Bavan, tra bambini disabili, malati mentali, anziani abbandonati, neonati rifiutati, persone che la lebbra ha consumato in tutte le articolazioni».
Qui si spendono con amore le Missionarie della carità di Madre Teresa, oggi guidate da madre Mary Prema. «L’abbiamo incontrata – aggiungono – e ci ha ricordato che "la felicità, la serenità, non è nei soldi che abbiamo nelle nostre tasche, ma nella consapevolezza di avere donato gioia, speranza, futuro alle persone bisognose"». Se non bastasse, rileggete il passo di San Paolo. Se invece qualcuno pensa a un regalo di «compleanno», troverà i riferimenti sul sito www.poverielebbrosionlus. org.

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GIAMBATTISTA GHERARDI

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