«La Valle dell'oro» porta in scena il suo tessile

Tra crisi e speranze

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Data pubblicazione: 

02/01/2012
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Giovanni Bosio, in primo piano, e, a tavola, gli altri imprenditori-attori che hanno partecipato al docu-film diretto dal regista Gianni Canali

Qualcuno si è portato giacca e cravatta, nessuno ha avuto bisogno di un copione. C'è il realismo di chi vive ogni giorno una crisi che morde, nell'inedita esperienza cinematografica di sette industriali della Val Gandino, protagonisti del docufilm «La Valle dell'oro» diretto dal regista Gianni Canali nell'ambito di un progetto del distretto de «Le Cinque terre della Val Gandino».
L'idea è quella di rappresentare attualità e prospettive di una terra che deve all'industria tessile la propria fortuna nel passato recente e remoto. Il casting non è frutto di affollati provini, ma di un veloce passaparola attraverso lo Sportello innovazione attivo nel municipio di Leffe. Chi scrive quasi casualmente offre suggerimenti, trovandosi suo malgrado reclutato, nella parte dell'oste motivatore, di cui alla fin fine gli attori potevano probabilmente fare a meno.
«Ci siamo messi attorno a un tavolo – spiega Claudio Pasini della Manifattura Ariete di Gandino – convinti di doverci prestare per una breve messa in scena. Abbiamo finito per appassionarci a temi che ci toccano profondamente e il regista è stato bravo a cogliere aspetti critici, ma anche la voglia di tutti di continuare a crederci».
Il set è stato allestito sul palco liberty del Teatro Fratellanza di Casnigo ed era rappresentato in tutta semplicità da una tavola d'osteria con salame, pancetta, formaggella e vino buono. Attorno ad essa rabbia, ricordi, emozioni e, perché no, un po' di motivata speranza.
Quel calice di vino
Nell'inedito ruolo di attori, insieme a Pasini, 44 anni, c'erano Nino Basso Basset della Filservice di Leffe, Angelo Zenucchi della Riantex di Peia, Giovanni Bosio della Tessilpeialta, Gianfranco Bosio della Saitta Confezioni, Marco Presti della Lafitex di Gandino e Gianmario Zambaiti della Almatex di Casnigo.
Si parte dal «bicchiere mezzo vuoto», ben rappresentato da un calice di vino che si rovescia sulla tovaglia made in China. La battuta di Marco Presti («se laviamo la tovaglia resta la macchia e va via il disegno stampato»), dà la stura alla litania delle recriminazioni per una concorrenza impari e un mercato senza qualità e soprattutto dignità.
Una dignità che è tutta nel gilet sottogiacca di Giovanni Bosio, con i suoi 81 anni il più anziano del gruppo, che potrebbe godersi la pensione dopo decenni trascorsi sui telai e invece sfida il mondo su internet vendendo sciarpe sportive «made in Peia alta». Anche Presti, nonostante i suoi 47 anni, è un po' «l'ultimo dei Mohicani». La sua Lafitex è di fatto l'ultima tintoria ancora esistente a Gandino, la terra dell'inarrivabile Scarlatto che colorò le camicie del Risorgimento garibaldino.
Gianfranco Bosio e Nino Basso Basset, 59 e 60 anni, sono quelli in giacca e cravatta e mettono a frutto la comune esperienza per attivare negli ultimi anni un pool di aziende votate all'innovazione. Basso Basset è un mago dei filati. La sua Filservice applica su fili pregiati paillette e perline. Recentemente ha progettato e realizzato una macchina per stampare i filati con pigmenti ad acqua, ottenendo effetti moda molto particolari.
«Dobbiamo credere nell'innovazione e nelle sinergie – dice all'unisono con Gianfranco Bosio, che produce spugne d'alta gamma –, aumentando la consapevolezza che la nostra storia è un patrimonio umano e territoriale che nessuno potrà mai copiare o delocalizzare». Angelo Zenucchi si mostra attento alla discussione, pronto a ricordare, nel breve stand up che il film riserva a ogni protagonista, la bontà dei tessuti prodotti da Riantex a Peia. Gianmario Zambaiti, 52 anni, mette sul tavolo problemi concreti e attuali, ma anche l'orgoglio di chi non vuole prendere la crisi come un dato di fatto ineluttabile.
Basta nostalgia, siamo italiani
Siamo ormai al «bicchiere mezzo pieno», quando il «meteo» del documentario vira al bello e il calice si rovescia nello stesso punto sulla stessa tovaglia, che improvvisamente diventa «italiana e di ottima qualità».
Qui si pensa al futuro e gli esempi fioccano come le falde di lana della Manifattura Ariete, dove Claudio Pasini, 44 anni, ha lasciato da parte i materassi e i guanciali di una volta e si è aperto nuove strade con isolanti naturali in campo edilizio e feltri di pavimentazione legati ai grandi impianti fotovoltaici. «Mio nonno produceva i mantelli dei pastori, in due generazioni abbiamo cambiato identità. Ce lo chiede il mercato, la scommessa è tenergli testa costantemente».
Nel pomeriggio sul palco il tempo vola: quasi cinque ore di registrazione offrono alla produzione materiale a non finire per montare ventisei minuti particolarmente efficaci, disponibili online sul sito www.tramaordito.it. «È stata una discussione di un realismo sorprendente – conferma Gianni Canali – ricca di spunti precisi, ideale per un qualsiasi lavoro d'indagine territoriale ma anche gratificante dal punto di vista umano». Dopo tutto, imprenditori o attori, il lavoro nobilita l'uomo.

Dal sito al marchio Il futuro del settore
Il docufilm «La Valle dell'oro» del regista Gianni Canali è stato presentato a Casnigo nell'ambito del progetto «Trama&Ordito», un articolato «work in progress» che a inizio 2012 dovrebbe portare alla creazione di un marchio tessile territoriale.
L'evento, curato dall'ufficio comunicazione della Camera Nazionale dell'Artigianato e della piccola e media impresa (Cna) di Bergamo, ha dato vita e visibilità alle istanze degli imprenditori della Valle attraverso una serie di stimoli multimediali ben coordinati.

Video e foto
«È stato creato un nuovo portale internet – conferma Silvia Longhi dello Sportello Innovazione di Leffe – che raduna 23 aziende illustrandone l'attività. Ad esso è collegato, oltre al film, un progetto fotografico che presenta alcuni imprenditori immortalati nelle loro quotidiane occupazioni».
La serata di presentazione del progetto ha trovato perfetta collocazione nell'ex chiesa di Santo Spirito a Casnigo, recentemente recuperata a livello strutturale grazie al Comune e all'impegno appassionato dell'associazione Santo Spirito presieduta da Felice Perani.

I «coertì da Lèf»
A catturare l'attenzione del numeroso pubblico, accolto dalle note dei tipici baghècc, è stato anche il monologo dell'attore leffese Antonio Russo, che ha proposto alcune pagine del lavoro teatrale, prossimo alla prima, dedicato ai «coertì da Lèf». Da segnalare anche i pannelli grafici di Luigi Radici che hanno completato la scenografia.

Autore: 

Giambattista Gherardi

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