Best Grip, i chiodi da neve di Gandino stupiscono anche gli scandinavi

Il brevetto dei fratelli Maffeis negli artiglianti per pneumatici e calzature si diffonde nel mondoUna produzione di quattro milioni di pezzi all'anno venduta anche nella Terra del fuoco

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13/03/2011
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Da sinistra, Remo e Luca Maffeis, i due fratelli titolari della Best Grip di Gandino con i loro chiodini artiglianti

Ricerca e innovazione sono nell'immaginario associati a laboratori ipertecnologici. Invece spesso bastano l'intuizione e la caparbietà di chi fa del lavoro una passione, come alla Best Grip di Gandino, produttore di chiodi artiglianti, per pneumatici e calzature.
La scommessa di Luca e Remo Maffeis, due fratelli di 39 e 38 anni, allora operai in aziende meccaniche della zona, è partita nel 1998 da Orezzo, sopra Gazzaniga, nel garage di casa e soprattutto dal «basso» di quella rampa che portava alla strada principale. «Quella salita che dovevamo affrontare d'inverno con la moto da enduro – spiega Luca – è diventata una rampa di lancio, un ostacolo da superare ma anche una scommessa da vincere. Per anni, lavorando all'inizio solo di lima, abbiamo perfezionato l'idea e creato un prodotto, un chiodo a doppia spirale, coperto da brevetto europeo e americano. Quello asiatico è in attesa di concessione».
A dar manforte alla Best Grip (nel nome c'è la missione aziendale) sono arrivati due dipendenti e sono aperte le selezioni per un nuovo addetto di reparto, «ma è difficile trovare giovani che mostrino passione e responsabilità».
Candidato al Gear of the year
Quest'anno usciranno dalla sede di Gandino, attiva dal 2008 (ma la sede legale è rimasta a Orezzo) 4 milioni di chiodi, il 30% in più rispetto agli ultimi anni. Pezzi destinati a tutto il mondo, fino all'Argentina, nella Terra del Fuoco. E in Scandinavia, mercato di riferimento per l'azienda, il chiodo «3000» di Best Grip è candidato per il prossimo anno al premio «Gear of the year 2012» di SweSport, fiera specializzata di Stoccolma.
«Siamo cresciuti costantemente – sottolinea Remo – senza mai fare il passo più lungo della gamba, forti della bontà del prodotto: un elemento che ripaga sempre e apre i mercati anche senza il supporto di politiche commerciali pianificate. Abbiamo sempre preso insieme le decisioni e avuto la fortuna di sbagliare poco, ma anche quando questo è avvenuto l'aver condiviso la scelta iniziale ci ha dato la serenità per aggiustare il tiro».
A segnare le tappe della crescita aziendale sono stati incontri decisivi, come quello nel 2007 con i norvegesi della Felleskjopet, gigante nelle attrezzature per macchine da lavoro. «Ci hanno chiesto – racconta Luca - una campionatura di chiodi per una prova comparativa con decine di prodotti simili raccolti da fornitori di ogni parte del mondo. Hanno chiodato gli pneumatici di un gigantesco trattore, utilizzato per mesi durante l'estate su asfalto, quindi in condizioni di estrema usura. I chiodi dopo il test erano gli unici perfettamente integri: un risultato che ha stupito e convinto gli scandinavi, in genere diffidenti verso il made in Italy. Per loro siamo il Paese del sole ed è difficile immaginarci esperti per la tecnologia legata alla neve».
«I mezzi da lavoro – sottolinea Remo – sono un banco di prova importantissimo. I chiodi consentono di evitare l'uso delle catene, che richiedono tempi di montaggio lunghi e compromettono la struttura di giunti e pneumatici, per non parlare della schiena degli operatori».
Collaborazione con Pirelli
L'altissima specializzazione dei fratelli Maffeis è richiesta anche nel mondo delle corse auto, moto, camion, quad o supermotard. «Abbiamo avviato una collaborazione con la Pirelli – ricorda Luca – che ci ha chiesto, per esempio, di progettare e realizzare la chiodatura dei team di Formula 1 in occasione delle presentazioni invernali. Ciò è avvenuto anche per la Moto GP e per le maggiori scuole di guida sicura sulla neve. Si aprono prospettive anche in Asia, dove i nostri chiodi aiutano le jeep a superare pendii scoscesi in terra battuta. Per le calzature i chiodi si usano per terreni particolari, come massi viscidi e melmosi su cui si avventurano i pescatori o il sottobosco che affrontano escursionisti e fungaioli». L'essenza di una ricerca che artiglia il futuro.

 

Autore: 

Giambattista Gherardi

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