Consegnati i semi del Rostrato di Rovettae dello Spinato di Gandino che saranno congelati nel deposito mondiale alle Svalbard
Il mais della Val Seriana sarà conservato per il futuro. Le varietà del Rostrato di Rovetta e dello Spinato di Gandino sono migrate in Norvegia, a 1.200 chilometri dal Polo Nord, sull'isola di Spitsbergen nell'arcipelago delle Svalbard, dove ha sede lo Svalbard Global Seed Vault (deposito sotterraneo globale dei semi) che conserva migliaia di semi vegetali di tutto il mondo, al fine di congelarne, anche in senso letterale, la salvaguardia nel tempo. Nel progetto è coinvolta anche la Bergamasca grazie al protocollo d'intesa siglato dal Parco delle Orobie con il Laboratorio di ecologia vegetale e conservazione delle piante, attivo all'Università di Pavia. Nelle scorse settimane a Rovetta e l'altro giorno a Gandino, migliaia di semi (5.000 di Rostrato e 5.000 di Spinato) sono stati avviati a Pavia e in Norvegia per salvaguardare le due specie tipiche. «Il Parco delle Orobie – ha spiegato il presidente Franco Grassi in occasione della consegna dei semi a Gandino – ha aderito con favore all'azione di conservazione preventiva dei semi delle piante lombarde avviata nel 2003 dall'Università di Pavia. Non si tratta solo di conservare, ma di valorizzare tipicità che per il mercato attuale hanno un valore aggiunto inestimabile e contribuiscono in maniera decisiva a rivalutare l'agricoltura di montagna e il ruolo dei contadini. La loro opera ha una valenza sociale ed economica di primaria importanza: senza di loro le biodiversità di cui tutti parlano resterebbero sulla carta».
A far gli onori di casa a Gandino è stato il sindaco Gustavo Maccari, affiancato dall'assessore Filippo Servalli, dal presidente Pro Loco Lorenzo Aresi e da Silvio Magni, di Slow Food Bergamo. A rappresentare l'Università di Pavia erano Paolo Cauzzi ed Emanuele Vegini. Il progetto di recupero del seme del mais Spinato di Gandino è stato condotto dal Centro di Maiscoltura con un progetto coordinato da Paolo Valoti. Da una pannocchia degli anni '60, isolata in località Ca' Parecia da Giovanni e Bernardo Savoldelli, si è sviluppato un progetto molto articolato che ha coinvolto anche Comune, Pro Loco, agricoltori e commercianti. Ad aspetti turistici e didattici si è unita anche la creazione di prodotti con risposte positive fra i consumatori: il Biscotto Melgotto (prodotto dai quattro fornai artigiani di Gandino) e la «Spinata», una sorta di focaccia presentata ad inizio ottobre, che intende rivaleggiare con la pizza e la piadina.
«Ora serve un ulteriore salto di qualità – dice Antonio Rottigni, presidente della Commissione gandinese – perché il mais tipico e i suoi derivati diventino attività imprenditoriale a tutti gli effetti, visto che la tipicità è un criterio riconosciuto, diffuso e ricercato per il settore alimentare ed enogastronomico».
Le origini - L'oro giallo che spunta nella Valle
Il mais Spinato di Gandino e il Rostrato di Rovetta sono due varietà tipiche della Valle Seriana. I primi semi arrivarono in Italia con Cristoforo Colombo e i viaggi in America. Gandino vanta la primogenitura della coltivazione in Lombardia, grazie a un «foresto» che secondo un documento del 1632 portò i semi in località Clusven. Documenti rinvenuti di recente dal professor Pietro Gelmi, retrodatano agli anni '20 di quel secolo l'arrivo del mais fra le montagne orobiche. Lo Spinato di Gandino è caratterizzato dalla forma appuntita dei semi e ha una resa produttiva di circa 35-40 quintali/ettaro. Il mias Rostrato rosso di Rovetta è pure un mais primigenio, che cioè, per le posizioni in cui è stato coltivato non si è ibridato. Il progetto per la sua salvaguardia e valorizzazione ha coinvolto il Centro di Maiscultura di Stezzano, le realtà associative del territorio e la Condotta Orobica guidata da Silvio Magni, che ne ha fatto un nuovo presidio Slow Food. È il cavaliere Pietro Gaioncelli che nel 1636 portò il mais fra Costa Volpino e Lovere.