I merletti in Val Gandino trame di luoghi e tradizioni

Al via «Storie d'intrecci»: sacrestie e aree museali mostrano i loro capolavoriManufatti preziosi che offrono un'immagine inedita del distretto tessile

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24/09/2010
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Il giacchino in pizzo d'Irlanda del 1894, donato da donna Fausta Giovanelli al Museo di Gandino
Tramezzo, filato d'oro e d'argento (Francia, metà secolo XVII)
Thessy Schoenholzer Nicols con Silvio Tomasini

La definizione di «oro bianco» utilizzata dagli esperti evidenzia il lavoro prezioso di mani abili, ma spesso di oro (e argento) vero e proprio si tratta. I merletti, ornamenti realizzati ad ago o fuselli, sono il filo conduttore di un'iniziativa che nelle prossime settimane vedrà protagonista il territorio bergamasco e soprattutto la Val Gandino.
«Storie d'intrecci» è l'evento che interesserà i centri delle Cinque Terre orobiche (Gandino, Leffe, Casnigo, Cazzano Sant'Andrea e Peia) che il 25 e 26 settembre e il 2 e 3 ottobre (dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18) apriranno al pubblico le sacrestie e le aree museali del territorio, offrendo un campionario davvero stupefacente.
I fili d'ogni epoca disegnano trame che si intrecciano con la storia di una valle che nei secoli ha vissuto, in particolare nel '600, momenti di particolare fulgore, legati a un'intraprendenza commerciale che oggi si traduce in un fermento culturale finalmente convinto.
«Il grande pubblico – conferma Filippo Servalli, assessore alla Cultura a Gandino – lega la Val Gandino a un'icona ormai sbiadita di distretto tessile manifatturiero, un cliché recente che nel vortice industriale del dopoguerra ha associato ai nostri paesi un concetto di quantità a valori di fondo che sono invece di eccellenza europea e, per alcuni aspetti specifici e peculiari, di livello mondiale».
Dietro all'epopea del tessile, alla recente intraprendenza dei copertini e a un'industria che nella ricerca si apre faticosamente nuove vie, c'è la sostanza di una storia che affonda le sue radici nelle trame robuste dei pannilana.
Materiali di tutt'altra natura rispetto a pizzi e trine, che garantivano però una disponibilità economica enorme, tradottasi non solo in prestigiosi palazzi e chiese monumentali (su tutte la basilica di Santa Maria Assunta a Gandino), ma anche e soprattutto in ricche dotazioni di ornamenti, veri e propri capolavori, spesso importati dalla Mitteleuropa quale voto di riconoscenza a Dio o alla Vergine Maria per aver avuto salva la vita in viaggi a dir poco perigliosi.
«Il Museo della basilica di Gandino – spiega il rettore Silvio Tomasini – vanta una collezione di merletti e ricami, poco nota al grande pubblico ma sicuramente di pregio inestimabile. Si tratta di circa 300 esemplari che raccontano tecniche e tradizioni di diverse aree del continente dal XVI al XX secolo. Un patrimonio che ha peculiarità uniche al mondo per le trine realizzate con fili d'oro e argento».
Il patrimonio gandinese è stato recentemente catalogato da Thessy Schoenholzer Nicols, studiosa elvetica che ha lavorato come restauratrice e conservatrice al Metropolitan Museum of Art di New York.
Esperta di fama mondiale, ha partecipato al restauro e allo studio degli abiti dei Medici, dei Malatesta, dei Della Rovere e di Paolina Bonaparte. Dal 1989 insegna al Polimoda e all'Università di Firenze.
Lo scorso giugno Thessy Schoenholzer ha guidato a Gandino un corso di alta formazione dedicato al merletto ecclesiastico nelle sue molteplici forme e tecniche, per partecipare al quale sono convenuti a Gandino esperti provenienti da ogni parte d'Italia.
«L'installazione di nuovi e adeguati arredi espositivi – sottolinea Tomasini – ci consente di fare un salto di qualità davvero decisivo. A questo si associa inoltre l'intraprendenza e la creatività del Distretto diffuso del Commercio, sostenuto dalla Regione Lombardia e dalla Camera di Commercio con un piano triennale, che già lo scorso anno ha avviato questo progetto che certamente avvicina il grande pubblico ai nostri tesori».
Fra gli esemplari da ammirare anche un giacchino in pizzo d'Irlanda, recentemente donato al Museo da donna Fausta Giovanelli de' Noris, erede della nobile famiglia che Gandino ancora ricorda con lo splendido Palazzo Giovanelli. Il giacchino fu eseguito a mano nel 1894. Esposto nel 1905 a Roma fu valutato ben 850 lire dell'epoca.
Da tener conto che Gandino offre anche «effetti collaterali» pregevoli: innanzitutto la ricchissima dotazione di paramenti ancora «viva», in uso in basilica nelle ricorrenze più solenni, quali per esempio il Corpus Domini o il Triduo dei Morti. Poi una seconda area museale, inaugurata lo scorso anno presso il convento delle suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata, nate proprio a Gandino per opera di don Francesco Della Madonna nel 1818.
«In questo caso – spiega Tomasini – l'esposizione privilegia aspetti antropologici e cioè l'attività educativa delle suore, che anche in lavori di stretta manualità e certosina pazienza trasmettevano il carisma educativo di Sant'Angela Merici». Il convento che ospita il Museo, con le strutture di un antico monastero benedettino e l'ampio chiostro, è un'ulteriore buona ragione per scoprire i tesori della Val Gandino.
Il percorso di «Storie d'intrecci» si allarga poi a Leffe, al Museo del Tessile, dove il fascino della storia si coniuga con l'intraprendenza dell'industria attraverso i macchinari che nel secolo scorso hanno aperto al merletto la via del commercio.
«Non va dimenticata la ricca dotazione della chiesa arcipresbiterale di Casnigo, che per l'occasione aprirà il Salone degli arcipreti, nel 550° anniversario di intitolazione della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Camici e tovagli coprono un periodo che va dal XVI secolo ai tempi più recenti e provengono dall'area del Settentrione d'Italia, ma anche dal Sud e dalle Fiandre».
Piccole gemme d'oro bianco anche a Cazzano Sant'Andrea, dove nell'oratorio di San Rocco saranno esposti manufatti a chiaccherino, uncinetto e ferri. A Peia toccherà invece alla cappella dedicata al Beato Giovanni XXIII, annessa all'oratorio, che offre un panorama mozzafiato.

Autore: 

Giambattista Gherardi

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