«Dobbiamo comportarci da figli di Dio, la misericordia deve essere un segno distintivo». È questo l'invito che il vescovo Francesco Beschi ha rivolto ieri ai fedeli di Gandino, durante il solenne pontificale di chiusura del Triduo dei morti, celebrato nella basilica di Santa Maria Assunta, dove spiccava la raggiera settecentesca. «La tradizione e l'imponente apparato che accompagnano il Triduo – ha detto il vescovo durante l'omelia – richiamano il Mistero pasquale e testimoniano la grande fede di chi ci ha preceduto. Noi stessi dobbiamo farci carico di trasmettere alle nuove generazioni la coscienza che Dio ci è padre e che noi siamo suoi figli. Ogni uomo è fatto a somiglianza di Dio, ma l'incontro con Gesù ci ha reso figli. Di questo dobbiamo essere testimoni convinti, attraverso comportamenti da figli di Dio. La misericordia deve essere un tratto distintivo, come lo è stato per Gesù Cristo attraverso la Croce». A concelebrare con il vescovo erano presenti una trentina di sacerdoti, originari di Gandino, attivi in passato in parrocchia oppure facenti parte del vicariato Val Gandino. Tra loro anche monsignor Alessandro Recanati, arciprete emerito di Clusone; monsignor Marino Bertocchi, parroco di Sotto il Monte; monsignor Paolo Rudelli, a Roma presso la Segreteria di Stato, e monsignor Maurizio Malvestiti, sottosegretario in Vaticano della Congregazione delle Chiese orientali, animatore delle riflessioni di questi giorni a Gandino.
La Messa è stata accompagnata dalla Corale Luigi Canali. Al vescovo sono state donate alcune pubblicazioni riguardanti Gandino e la sua storia, in particolare il volume «Il disegno dei tridui», realizzato da Ivana Passamani Bonomi e presentato nei giorni scorsi in paese.
«La misericordia, segno di un cristiano»
06-03-2010