Ticket cumulativo che dura un anno. In vendita dal 1° marzo
Un grande patrimonio apprezzato da tanti, ma ancora ricco di potenzialità. È quello dei Musei della diocesi di Bergamo la cui «rete» è stata recentemente riconosciuta dalla Regione Lombardia. Ora un ulteriore passo avanti verso la valorizzazione di questa importante realtà - che oltre al Museo Diocesano Adriano Bernareggi di Bergamo comprende altre cinque strutture (il Museo d'arte Sacra San Martino di Alzano Lombardo, il Museo della Basilica di Gandino, il Museo d'arte e cultura sacra di Romano di Lombardia, il Museo don Carlo Villa di Rossino di Calolziocorte e il Museo Santa Maria Assunta di Vertova) - è stato compiuto grazie alla «Porte aperte card».
Di cosa si tratta? Nella sostanza è un biglietto cumulativo che offre la possibilità di accedere a tutti i musei della rete entro un anno dalla sua emissione. Il formato è quello di un bancomat e può essere acquistato in una delle sei strutture al costo di 15 euro, inclusa la miniguida in formato cartaceo agli stessi musei. Dopodiché non resta che andare alla scoperta di ciascuna collezione: il tempo a disposizione non manca (12 mesi) e la carta, non essendo nominativa, può essere utilizzata da diverse persone in momenti differenti. «L'iniziativa – spiegano i promotori – si colloca in un ampio lavoro di valorizzazione delle straordinarie risorse museali di cui la diocesi di Bergamo dispone e si pone tra i primi tentativi in Italia di questo genere». «Di fatto – aggiunge don Giuliano Zanchi, presidente della rete museale di cui è direttore Gabriele Allevi, mentre la segreteria è retta da Silvio Tomasini – questa è semplicemente una tappa di un percorso intrapreso ormai da anni per articolare al meglio la rete dei musei. Conclusa la fase organizzativa ci stiamo occupando dei contenuti e dell'identità del progetto anche in rapporto alla vita della diocesi». I frutti non mancano: ogni anno oltre 20 mila visitatori varcano le soglie di questi musei e ora la carta dovrebbe ulteriormente migliorare questi risultati. «Particolare attenzione – concludono i responsabili della rete – merita la scelta condivisa da parte di tutti i musei di privarsi degli introiti derivanti dalle visite legate alla "Porte aperte card" per finanziare progetti condivisi e rafforzare il legame tra i singoli centri espositivi». La carta sarà posta in vendita dall'1 marzo, ma il primo esemplare è già stato simbolicamente consegnato al vescovo di Bergamo Francesco Beschi.