Gandino difende l'istituto di maiscoltura

Gli enti locali ricordano il progetto sullo «spinato» e le ricadute per il territorio

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28/01/2010
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Forte preoccupazione per il possibile blocco di un progetto che in questi anni ha offerto prospettive importanti. Enti e istituzioni della Val Gandino si schierano con decisione contro la ventilata chiusura dell'istituto di maiscoltura di Stezzano e la possibilità che venga aggregato al centro di Lodi.
Per mantenerlo sul territorio si stanno muovendo parlamentari, consiglieri regionali, Provincia, Comune di Bergamo e Camera di Commercio. Anche il sindaco di Gandino, Gustavo Maccari, esprime la sua contrarietà: «Da alcuni anni abbiamo stipulato un protocollo d'intesa con il Cra-Mac diretto da Mario Motto, per la selezione e la salvaguardia del mais spinato di Gandino. Quella che per molti era una semplice operazione ricreativa è invece diventata un'opportunità importante per il territorio, per la sua valorizzazione e anche per avviare opzioni interessanti a livello agricolo e produttivo. L'eventuale spostamento del centro a Lodi limiterebbe o addirittura annullerebbe tutto il percorso attuato e le sue ricadute economiche». All'orizzonte c'è anche l'opportunità dell'Expo 2015, che avrà quale tema portante proprio quello dell'alimentazione.
A rincarare la dose sulla minaccia di trasferimento ci sono i comunicati della Pro Loco Gandino e della Commissione De.Co., il marchio di qualità comunale per i prodotti tipici. «Quello di Gandino – dice il presidente di De.Co. Antonio Rottigni - è uno fra i più importanti programmi specifici di recupero, conservazione e valorizzazione del germoplasma autoctono italiano avviato dall'Unità di ricerca bergamasca. Il mais in Lombardia arrivò nel ‘600, a Gandino. Tutto quindi è partito dalla Bergamasca, non certo da Lodi. Il programma, in pieno svolgimento grazie al ricercatore Paolo Valoti, prevede una collaborazione dell'Unità di ricerca di Stezzano per il miglioramento genetico della varietà selezionata, la definizione dell'agrotecnica per la coltivazione e l'utilizzazione entro una filiera di prodotti tipici locali».
«Al di là degli aspetti scientifici comunque preminenti – aggiunge il presidente della Pro Loco, Lorenzo Aresi - vanno evidenziate le ricadute evidenti sulla promozione turistica del territorio della Val Gandino. La riscoperta della varietà specifica di mais spinato ha fatto sì che fosse ripristinata e valorizzata l'antica ricetta del Biscotto Melgotto, prodotto dai fornai artigiani del paese, ma anche la cultura della polenta e le tipicità ad essa collegate». Aresi ricorda inoltre «i corsi teorico-pratici che hanno visto in campo 300 novelli agricoltori» e «si pensi - aggiunge - alla "Sgranatura in piazza delle pannocchie", alle degustazioni, alla camminata enogastronomica Gustar Gandino, al lavoro didattico con i ragazzi e anche al coordinamento col più ampio progetto de Le Cinque Terre della Val Gandino».

Autore: 

Giambattista Gherardi

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