Sono ancora tutti da chiarire a Gandino i contorni di un grave atto vandalico avvenuto nella notte dello scorso 8 ottobre in piazza Duca d'Aosta, nella frazione di Barzizza, posta alle pendici del monte Farno.
Ignoti hanno procurato gravi danni alla Bmw di proprietà di Amar Naima, un'immigrata marocchina di 39 anni residente nello stabile di proprietà comunale che si affaccia sulla piazza stessa. L'auto era normalmente parcheggiata e la proprietaria aveva in passato denunciato episodi minori. I vandali hanno mandato in frantumi il parabrezza anteriore e tagliato i quattro pneumatici, lasciando sull'auto anche una sorta di firma: un foglietto manoscritto con un farneticante «via i marocchini dall'Italia».
L'episodio ha destato impressione e timori nella frazione, che conta poco meno di mille abitanti ed è particolarmente impegnata in attività ricreative e sportive che spesso ruotano attorno alla parrocchia di San Nicola.
La Consulta di frazione, presieduta da Livio Marchi, ha immediatamente diffuso un comunicato di condanna dell'accaduto, rimarcando l'auspicio che «tutti possano vivere tranquilli, in pace e attenti gli uni agli altri, aiutandosi e rispettandosi reciprocamente».
Il comunicato è affisso proprio davanti all'abitazione dell'immigrata, nella bacheca dove la Consulta pubblicizza la propria attività, che di recente ha visto premiati alcuni benemeriti particolarmente attivi in frazione. Il presidente Marchi si è anche recato a casa di Amar Naima per esprimere solidarietà.
La comunità marocchina a Gandino è molto numerosa (l'anagrafe comunale conta 115 immigrati) e sostanzialmente ben integrata. In paese alcuni anni fa si è costituita anche la Consulta degli stranieri e proprio un marocchino, Zraiba Abdelaziz, ne è l'attuale presidente. È un organismo nato con l'intento di favorire l'integrazione e dare voce alle istanze dei numerosi immigrati che vivono a Gandino, ed è stato fra i primi in assoluto ad essere operativo in provincia di Bergamo.
A Barzizza, per i rilievi del caso, sono intervenuti i carabinieri di Gandino, guidati dal comandante luogotenente Giovanni Mattarello. Gli inquirenti lavorano a 360 gradi e non escludono alcuna ipotesi. Compresa quella che il messaggio lasciato sull'auto possa essere un indizio per fuorviare le indagini, nelle quali i militari sono attivamente impegnati.