Scoop: Obama «parla» in bergamasco

Contatti record su YouTube per i video dei vip doppiati dai fratelli Ongaro di Barzizza

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Data pubblicazione: 

13/09/2009
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Lorenzo ed Enrico Ongaro davanti al loro computer

C'è chi lancia i telegiornali in bergamasco, chi pensa ad infarcire di «pota» e «alura» il centralino automatico di Palafrizzoni e chi la prende con ironia. Come accade a Barzizza, dove i fratelli Enrico e Lorenzo Ongaro si dilettano nel doppiaggio di personaggi famosi, che adottano loro malgrado un perfetto idioma della Val Gandino.
«Abbiamo sempre ascoltato con interesse – spiega Enrico, 26 anni – le conversazioni in dialetto delle nostre nonne, Francesca e Flaminia. Uno scambio serrato di battute con termini a volte in disuso che incuriosiscono». Per le nonne (a solo uso privato) hanno creato con l'altro fratello Alessandro un video che resterà fra i più bei ricordi di famiglia. Ma per i «doppiaggi vip» il successo è mondiale, con decine di migliaia di contatti su You Tube, il canale con video amatoriali più diffuso al mondo.
«Abbiamo cominciato per gioco – conferma Lorenzo, 19 anni – quando il malfunzionamento della scheda audio del computer ci ha suggerito di doppiare alcuni servizi di attualità trovati per caso. Video di non più di due minuti: l'ironia non deve dilungarsi troppo». Ecco allora un dibattito della campagna elettorale per la Casa Bianca fra McCain e Obama trasformarsi in una discussione vernacola riguardo al nuovo stadio di Bergamo, oppure un duello dialettico fra Enrico Varriale e Josè Mourihno diventare un cult della rete, con il mister interista che lascia il microfono seccato «perchè l'è dré che l'ma brùsa la polenta». Molto cliccato su You Tube (dove hanno scelto lo pseudonimo di pollo disossato) anche il video con l'intervista di Ilaria D'Amico a David Beckham, che si dice innamorato della maglia del Milan «perchè l'è de flanela bela pesanta». Due ragazzi svegli che al computer uniscono altre passioni: Lorenzo collabora con la Radio dell'oratorio di Gandino e suona nella Banda, mentre Enrico indaga volentieri, nel tempo libero, gli aspetti più curiosi del dialetto. «Riteniamo importante – sottolinea Enrico – preservare le radici linguistiche dei nostri paesi come simbolo di identità storica e culturale, come base di confronto fra tradizioni diverse. Nello stesso tempo, non crediamo che abbia molto senso introdurre nelle scuole l'insegnamento del dialetto che avrebbe troppe varianti tra un paese e l'altro. Deve prevalere l'aspetto giocoso e socializzante».

 

Autore: 

Giambattista Gherardi

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