La Grande Guerra in 93 volti

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Data pubblicazione: 

04/11/2008
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Storie di uomini, di famiglie e gente comune travolta dalla guerra. Sarà quasi come riavvolgere la pellicola di un film questa sera a Gandino, dove il Comune ha organizzato la serata «Ricordi di guerra» in biblioteca.
Quello che normalmente è un lungo elenco di nomi inciso sui monumenti, troverà la corrispondenza in tanti volti e piccole grandi storie: quelle dei 93 gandinesi Caduti 90 anni fa nella Grande Guerra.
«La Commissione Cultura – spiega l'assessore Filippo Servalli – ha deciso di abbinare momenti di approfondimento specifico alle principali festività nazionali, come già sperimentato con successo il 25 Aprile e il 2 Giugno. Per non dimenticare è importantissimo, innanzitutto, conoscere».
La serata vivrà due momenti fondamentali: il ricordo dei Caduti gandinesi e la presentazione della riedizione del romanzo «Cristo sui fronti», edito nel 1965 e ristampato a cura del Comune. Il libro è opera di Iko Colombi, 68 anni, storico e ricercatore del paese, che ha curato un'attenta ricerca sui Caduti gandinesi della Grande Guerra: «Alla base della ricerca c'è un piccolo libretto, stampato nel 1920 dalla tipografia dell'oratorio per iniziativa di don Paolo Bonzi. È un documento prezioso, in quanto riporta le fotografie e la breve memoria di ciascuno dei Caduti».
Il volumetto è stato riprodotto in formato digitale, per creare una serie di pannelli esposti domani sera in biblioteca. Una lunga serie di storie e famiglie profondamente segnate dalla guerra, come quella di Antonio Campana di Cirano. Il 10 febbraio del 1917 fu raggiunto dalla notizia del decesso del figlio Pietro, morto in un ospedale da campo per la malaria. Nel '18 morì anche il secondo figlio Luigi e nel 1919, a guerra ormai finita morì a Fiume, dov'era ricoverato dal 1918, anche il figlio adottivo Ernesto Danesi.
Tra i Caduti anche soldati che hanno meritato medaglie d'argento. Battista Rizzoni, granatiere, era stato decorato per aver fatto saltare con impresa ardimentosa venti metri di reticolato nemico. Giacinto Picinali, altro decorato, scrisse una lettera alla famiglia: «Con oggi son tre anni che duramente si persiste nella lotta distruggitrice di tutto. (...) Ci porteremo in linea e prima che questa mia vi sia giunta, avremo già aggiustato i conti con il nemico». L'assalto gli costò la vita a 23 anni. Angelo Servalli fu, invece, decorato con la medaglia di bronzo poiché sotto l'infuriare del fuoco nemico uscì dalla trincea per soccorrere un compagno ferito, rimanendo vittima del proprio coraggio.
Tante storie, a volte raccontate dagli scarni comunicati dell'Ufficio Notizie di Bergamo che informava dei decessi il Comune, «pregando il sindaco di farsi latore con i dovuti modi della notizia alla famiglia».
Fra quanti vissero in prima persona la Grande Guerra anche un sacerdote Caduto, don Tommaso Carrara, nativo di Serina che fu coadiutore per anni a Gandino, e due cappellani militari.
Monsignor Giovanni Antonietti, nato a Cirano nel 1892, meritò due medaglie d'argento. Smessa la divisa nel 1920, fu fondatore a Ponte Selva della Casa dell'orfano, che assistì negli anni oltre 20.000 bambini rimasti senza genitori. Monsignor Francesco Caccia fu protonotario apostolico e cappellano militare, decorato 12 volte e insignito (unico tra i cappellani militari) della Medaglia d'oro mauriziana.
La tragedia della Grande Guerra è ben descritta dalle pagine del volume «Cristo sui fronti», scritto nei primi anni '60 da Colombi e dietro al quale si cela anche un particolare aneddoto, legato a Mario Rigoni Stern, autore del celeberrimo «Il sergente nella neve» e morto lo scorso giugno.
«Cronista di provincia – racconta –, volevo mettere in un libro i racconti di molti anziani, senza però dilungarmi in aspetti di storia o statistica, ma indagando le brutture della guerra con lo sguardo della gente, che ne pativa le conseguenze in ogni caso. Lo spunto arrivò dall'incontro a Leffe con il capitano Orfeo Lucchini, titolare di una fornace, che aveva scritto un quaderno di memorie. Decisi di romanzarle e ne nacque un manoscritto nel 1964. Con Lucchini, nel novembre di quell'anno, mi recai ad Asiago per vedere in presa diretta i luoghi da lui narrati. Ne nacque quasi casuale la conoscenza e poi l'amicizia con Mario Rigoni Stern, allora impiegato al catasto di Asiago. Si interessò al mio lavoro, fece anche alcune correzioni alle bozze e mi indirizzò all'editore Bino Rebellato di Padova, che nel 1965 pubblicò il mio romanzo».
Nel viaggio ad Asiago un'altra coincidenza: il vicino di casa di Rigoni Stern era il regista Ermanno Olmi, che proprio in quell'anno aveva tessuto un forte legame con Gandino, paese da cui provenivano gran parte degli attore del film «E venne un uomo», dedicato a Papa Giovanni.
Il libro ebbe un buon successo e a condensarne il senso basti la recensione del 1965 di monsignor Giacomo Panfilo, ora arciprete di Clusone, su «La Val Gandino»: «È una lettura avvincente, tre ore di genuino diletto spirituale. Il protagonista sparisce nella prima persona, diventa me, diventa tutti i lettori, diventa l'uomo. Un'umanità che imbarbarisce e imbestia nella guerra, ma che allo stesso tempo reagisce col meglio di se stessa per sopravvivere e rinascere, perché Cristo, l'Uomo, è presente anche sui fronti a sorreggerci e guidarci».
Il Comune ha ristampato il volume, ormai introvabile, che vede riprodotto in copertina un disegno dell'allora giovanissimo artista Bepi Rottigni, che nel corso della serata leggerà alcune parti del libro, alternandosi ai canti del tempo proposti dal Coro Voci Orobiche di Casnigo. Il volume sarà dato in omaggio a tutti i cittadini presenti.
 

Autore: 

Giambattista Gherardi

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