Super Daniela sbarca a New York

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30/10/2008
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Già un record gli 82 bergamaschi che partecipano alla 38ª Maratona di New York di domenica - «trainati» dalla campionessa mondiale a squadre di skirunning Daniela Vassalli, di Gandino – l'hanno raggiunto, superando la soglia dei 55 podisti che nel 1970 hanno corso per 42 chilometri nella Big Apple, durante la prima edizione dell'evento. E non è una cosa da poco, considerate le attese che occorre «patire» per accaparrarsi uno dei 40.000 pettorali in partenza dal Verrazzano Bridge dopo un colpo di cannone a salve che da Staten Island va a lambire i piani alti dello skyline di Manhattan. Non tutti hanno intenzione di lasciarsi alle spalle di corsa i cinque burroughs newyorkesi. In molti, infatti, a resistenti scarpe da jogging, preferiscono «paperine» da tifosa portaborraccia e mocassini da shopping, ideali per acquisti griffati in Fifth Avenue.
Al nastro di partenza Bergamo fa il suo «in bocca al lupo» a 60 uomini e 22 donne, tra i 18 anni di Andrea Bianchi, di Ponteranica, e i 64 di Damiano D'Ambrosio (figlio dei titolari della rinomata trattoria in via Broseta), la moglie Lele Persico e Angelo Manzoni, decano del gruppo podistico di Almenno San Salvatore, diretto da Marcello Zarbà (la squadra orobica più numerosa quest'anno a New York). Una ventina di amici, tra cui il consigliere di Ponteranica Pietro Salvi. «Sarebbe un peccato – precisa – non provare una volta l'ebbrezza di New York avendo a disposizione per allenarsi le piste ciclabili del Parco dei Colli». Luogo di preparazione preferito anche per il consigliere regionale e presidente della Commissione attività produttive Carlo Saffioti, a New York con la delegazione di Forza Italia della Regione, composta anche dal capogruppo Paolo Valentini e dall'assessore a Istruzione, formazione e lavoro, Gianni Rossoni. «Se conto anche Roma – dice Saffioti –, sono a un passo per raggiungere "quota cinque", limite minino di gare sulla lunga distanza da iscrivere nel curriculum per potersi definirsi maratoneta».
C'è anche chi cinque maratone le fa in un anno, come Daniela Vassalli, sponsorizzata Tx Active Italcementi, anche lei a New York, che con il suo miglior tempo ottenuto alla maratona di Zurigo di 2 ore 48 minuti e 32 secondi entra di diritto tra le 50 donne favorite della competizione di New York, insieme all'altra atleta italiana Silvia Luna, marchigiana. «Nel frattempo – sottolinea Daniela –, mi godo con mio marito Gerardo Parolini il paesaggio tra Canada e States. Adesso (ieri per chi legge, ndr) sono nella cittadina di Buffalo, con davanti le mitiche cascate del Niagara. Dopo la maratona chissà che possa ritornare in terra americana nel 2009 per affrontare gli scalini dell'Empire State Building, visto che quest'anno l'ascesa del Pirellone mi ha fruttato il primo posto!». La maglia rosa degli amministratori maratoneti va a Terno d'Isola, che mette in campo la più corposa forza politica con gli assessori Luigi Mandelli e Giacomo Pedrini, insieme al consigliere Maurizio Pegno. C'è chi al gruppo preferisce una vacanza in famiglia, come l'architetto d'interni Flavio Mazzucchelli, di Lovere, che in 14 mesi per prepararsi all'evento ha macinato la bellezza di 1.800 chilometri tra Tavernola e Riva di Solto: «Tenterò di stare sotto le quattro ore, mentre mia moglie Lorella andrà a far compere». Tra i grandi assenti, i Runners di Bergamo (partiti in massa l'anno scorso) che, reduci dalla maratona di Amsterdam, si sono poi impegnati per affrontare (sabato) il Mondiale su strada a Tarquinia.
Le statistiche dei maratoneti bergamaschi a New York si concentrano per numero sui quarantenni (30 uomini e 9 donne). I giovani sotto i trent'anni sono sette e gli ultracinquantenni toccano quota 21. Le professioni sono parimenti rappresentate: dall'operaio Davide Facoetti, di Treviolo, al gioielliere di via Tasso Italo Bianchi, fino all'albergatore Fabio Iannotta, titolare dell'Hotel Milano di Bratto, a New York con moglie, due figli e personal trainer. «Ho incaricato Isabella Pellegrini, personal trainer dell'hotel, di allenarmi – conclude –: l'obiettivo è di finire in sei ore». Ma il tempo, si da, conta poco. L'importante è arrivare al traguardo di Central Park, in mano un cocktail ordinato al mitico Taver on the Green.
 

Autore: 

Bruno Silini

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