Trofeo del campione al fisioterapista bergamasco che «vince» il mondiale dopo tanti Giri e Tour
Dieci Giri d'Italia, otto Tour e sette Vuelta di Spagna e, dulcis in fundo, la maglia iridata di Campione del mondo nella recente prova iridata di Varese. Non è il palmares di un emulo di Gimondi, ma quello – comunque prestigioso – di Fabio Della Torre, uno che vive di ciclismo e che nella vita è massofisioterapista della formazione professionistica della Lampre e, in particolare, del neo campione iridato Alessandro Ballan.
C'è un tocco gandinese, quindi, nella bella vittoria italiana dello scorso 28 settembre: il è tocco sapiente e ben dosato delle mani di Fabio, 35 anni, originario di Cirano di Gandino, convocato in maglia azzurra per la seconda volta in quattro anni. Il giovane gandinese, che vive a Leffe con la moglie Daniela e i piccoli Anna di tre anni e Carlo di 18 mesi, si è avvicinato alle due ruote da ragazzino: «Ho iniziato per passione – racconta – in veste di corridore. Ho un discreto passato da allievo nella Gazzanighese, da juniores alla San Marco Vertova, qualche buona prestazione, ma non ero certo un campione». Appesa la bicicletta al chiodo, il futuro sembrava delinearsi non fra i tornanti delle salite del Giro o il pavé della Roubaix, ma molto più prosaicamente al fianco di papà Daniele in qualità di saldatore, come già aveva iniziato a fare, o in una carrozzeria per auto.
Poi la scintilla: un corso di massaggio, le prime esperienze al seguito dei giovani ciclisti della «Supermercati Massì» di Bonate e, soprattutto, la scuola di massofisioterapia nel '99. Qui entra in contatto con alcuni professionisti, presenti al corso come docenti. Arrivano i primi inviti per qualche gara con le squadre della Lampre e della Polti, formazioni che vantavano uomini di punta fra i quali anche l'allora campione del mondo, l'elvetico Camenzind. Entrambe le squadre propongono a Fabio un contratto: la scelta ricade sulla Lampre, che poi avrebbe schierato negli anni successivi anche lo spagnolo Astarloa, campione del mondo: a questo punto il feeling con l'iride è qualcosa più di una coincidenza. A Varese Fabio ha completato il suo ideale podio, perché alla medaglia d'oro di Ballan si è aggiunta quella d'argento di Damiano Cunego, che pure corre per la Lampre, e che ha poi ottenuto un prestigioso tris nel Giro di Lombardia, la classica autunnale che chiude la stagione.
«Quella di Varese è stata una giornata memorabile – racconta Fabio –, una soddisfazione enorme che fa il paio con il successo nel Giro delle Fiandre del 2007. Le classiche al Nord che si corrono in primavera hanno un fascino incredibile. In Belgio la popolarità del ciclismo è paragonabile a quella del calcio da noi; il tifo lungo le strade e il contesto ambientale sono davvero unici. Penso per esempio alla Liegi-Bastogne-Liegi, ma anche alla mitica Parigi-Roubaix».
Appena tagliato il traguardo, il campione del mondo Ballan ha abbracciato Fabio e dopo le premiazioni ha riservato a lui un dono del tutto speciale: il trofeo destinato al vincitore della gara di Varese è finito proprio nelle mani di Fabio, che lo conserverà tra i ricordi più cari. «Alessandro mi ha espresso una gratitudine sentita che mi emoziona e commuove, confermando che tutti i componenti della squadra sono importanti e necessari per arrivare a grandi risultati. Il nostro lavoro non si limita certo al massaggio, per il quale ci avvaliamo anche della tecarterapia che abbassa i tempi di recupero. Noi massaggiatori siamo per un poco le "mamme" dei corridori».
Nel senso che «al mattino si inizia molto presto, bisogna preparare la colazione e tutto il necessario per i rifornimenti in corsa – spiega –. Alcuni raggiungono i punti strategici della gara, altri l'albergo nella zona di arrivo, dov'è necessario allestire il quartier generale per il dopo corsa. Durante le tappe si fa anche il bucato, fa parte del nostro lavoro che inizia all'alba e si conclude ben dopo il tramonto».
Di questi tempi impossibile non parlare della piaga del doping: «Il ciclismo è uno sport molto vicino alla gente – aggiunge il massaggiatore –, per questo deve esprimere in maniera esemplare i valori di lealtà alla base di qualsiasi pratica sportiva. In passato c'era qualche "apprendista stregone" che miscelava non meglio precisate bombe, oggi invece ci sono metodi molto più raffinati, che nascono nei laboratori di ricerca. Comunque i controlli li hanno colpiti in maniera puntuale. La lotta al doping deve essere sistematica, ne va del futuro del ciclismo e anche di quello di molte famiglie: una squadra professionistica conta fino a 60 dipendenti fra corridori, tecnici e collaboratori, come una piccola azienda. Il doping ha allontanato gli sponsor e alcune formazioni rischiano di chiudere. Per non parlare delle implicazioni morali, ovviamente in primo piano».
Sabato Gandino ha riservato i massimi onori a Fabio Della Torre, nel corso della premiazione degli «Sportivi gandinesi 2008». Ha ricevuto un riconoscimento dalle mani del sindaco Gustavo Maccari e ha ricambiato con un regalo speciale: la maglia iridata di Alessandro Ballan, che sarà esposta in municipio. Un dono particolarmente gradito, perché lo scatto bruciante che ha dato la vittoria all'azzurro resterà nella storia del ciclismo e, perché no, in quella della Val Gandino.
Nel corso della serata anche Mauro Moioli, più volte campione italiano di bike trial, ha ringraziato Fabio per l'aiuto ricevuto in occasione di una finale tricolore: «Mi ha messo in sesto una spalla a poche ore dalla gara, quel titolo è merito suo!» ha affermato Moioli, fra gli applausi degli amici della Ciclisti amatori Gandino e di tutto il pubblico che con orgoglio segue le imprese del «massaggiatore mondiale».