Panter, una chiusura simbolo della crisi

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25/06/2008
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Non si ferma la crisi del meccanica, e del meccanotessile in particolare, in Valle Seriana. Secondo la rilevazione compiuta dalla Fiom-Cgil di Bergamo situazioni di difficoltà occupazionale sono presenti in undici aziende, che occupano complessivamente circa 1.400 lavoratori, con ricorso ad ammortizzatori sociali di vario tipo, dalla cassa integrazione ordinaria o straordinaria alla mobilità per circa la metà. La situazione più grave delle ultime settimane in questo panorama è quella che si è registrata alla Panter srl di Gandino, dove a seguito della cessazione dell'attività sono stati recentemente messi in mobilità 49 lavoratori.
Fondata nel 1992 dai fratelli Luigi e Paolo Pezzoli e specializzata nella produzione di macchinari per l'industria tessile (telai in particolare), l'azienda, che ha sempre avuto una buona fama di azienda innovatrice sul piano tecnologico, è stata posta in liquidazione volontaria ed ha poche settimane dopo, a fine maggio, cessato l'attività. «Attualmente sono in mobilità tutti i 49 dipendenti, dopo che altri 21 lavoratori si sono dimessi prima che l'azienda decidesse la liquidazione – spiega Severino Masserini, responsabile di zona della Fiom-Cgil di Bergamo -. Di questi 49, i 38 lavoratori impiegati nei reparti produttivi sono già usciti dall'azienda, mentre gli addetti all'amministrazione e al reparto vendite sono rimasti ancora operativi per lo svolgimento delle ultime attività».
Masserini spiega che la decisione di arrivare all'accordo di mobilità è dovuta al fatto che «è stato evitato di concordare la cassa integrazione straordinaria perché si era capito che l'azienda non era in buone condizioni finanziarie. L'azienda era infatti in ritardo con i pagamenti già dal mese di febbraio e si rischiava di aspettare troppo tempo per ricevere l'autorizzazione della cassa dal Ministero del Lavoro. A fronte di ciò, la procedura per la mobilità si è conclusa nel giro di una settimana e l'accordo è stato raggiunto per il ricorso per tutti i 49 lavoratori».
«Anche se l'azienda non registrava utili da alcuni anni - prosegue Masserini – c'erano buone prospettive per un rilancio dell'attività dell'azienda. Fino all'autunno scorso, infatti, l'andamento produttivo era in crescita e nei piani aziendali c'erano anche nuove assunzioni in vista, tanto che a gennaio c'erano 70 dipendenti all'attivo. Ci avevano comunicato anche l'arrivo di un importante ordine di 200 telai per il Sudan, ma poi la commessa è saltata e l'azienda, che si trovava in una situazione finanziaria non facile, è stata messa in liquidazione».
Ci sarebbe peraltro, secondo il sindacato, ancora qualche possibilità di reinserimento lavorativo. «C'è stata segnalata la possibilità di una cessione del ramo d'azienda legato all'assistenza tecnica e alla ricambistica che permetterebbe il recupero di dieci posti di lavoro, ma al momento non c'è nulla di sicuro» - aggiunge Masserini.
Per quanto riguarda le altre dieci situazioni di difficoltà nella meccanica seriana, la rilevazione della Fiom ricorda la Promatech di Colzate (50 persone in mobilità volontaria a inizio anno e 310 in Cigs fino a marzo), la First di Ponte Nossa e Vilminore (140 in cassa ordinaria fino a luglio), la Comital di Nembro (120 in cassa ordinaria fino a settembre, dopo il precedente ricorso alla mobilità), il fallimento dichiarato a dicembre della M.C. Electronics di Cene con 15 dipendenti e quello dichiarato a febbraio della Giovanni Gaiti di Clusone con 12 persone, i 20 lavoratori posti in mobilità a gennaio alla Noy vallesina di Parre, ricorso a cassa integrazione ordinaria per 25 persone fino a luglio alla Vemec di Ardesio, 10 in Cig ordinaria alla Rottigni Bruno di Cazzano e cassa integrazione straordinaria in deroga per una decina di unità alla Temm di Gandino e alla Rottigni Bernardino di Cazzano.

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M. O.

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