Il Tripolino, partigiano a 11 anni

In un saggio sulla Resistenza a Gandino anche la storia del piccolo orfano libicoL’autore Iko Colombi: «Senza una mano e un occhio, si aggregò alle brigate in lotta»

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22/04/2008
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Italo Caracul, detto Tripolino, in una foto degli Anni ’40 sulle montagne di Gandino
«Ci fosse stato il Tripolino, forse la storia della Malga Lunga andrebbe riscritta». Così dice chi ancor oggi ricorda Italo Caracul, che a metà degli Anni '40 aveva 11 anni. È lui – il Tripolino –, uno dei personaggi del saggio sulla Resistenza scritto, su iniziativa del Comune di Gandino, da Ludovico (detto Iko) Colombi, che verrà presentato giovedì alle 20,30 in biblioteca, in occasione delle celebrazioni per il 25 Aprile.
«Italo era arrivato – spiega Colombi – come "mascotte" dei nostri soldati impegnati nelle guerre coloniali. Orfano dei genitori, si era aggregato ai militari e alla fine, forse al seguito di qualche disertore, si era aggregato alla lotta partigiana».
Il saggio non offre rivelazioni sconvolgenti, quanto un «affresco letterario» raccolto con pazienza, attraverso un lavoro durato molti mesi, direttamente da alcuni testimoni ancora viventi, recandosi con loro nei luoghi che furono teatro di episodi tragici.
Già nel 2006 Iko Colombi, 68 anni e appassionato di storia locale, autore tra l'altro di un film sulla storia di Gandino e curatore di uno studio per raccontare le famiglie gandinesi (una trentina) che avevano ospitato gli ebrei inseguiti dalla furia nazista. Alcuni, nel 2005, furono insigniti del titolo di «Giusti fra le nazioni» dallo Stato d'Israele.
«Ho titolato quest'ultimo saggio "I giorni bui degli Anni '40" perché, nonostante si sia a volte privilegiata l'enfasi, resta sullo sfondo l'immane tragedia di un periodo nel quale si sono trovati, su fronti opposti, componenti di una stessa famiglia. Gandino non fu nemmeno in questo caso "periferia della storia", anche per la posizione ai piedi dei monti, che ne faceva punto di riferimento per quanti avevano scelto di andare in montagna. Tutti conoscono la Malga Lunga (per pochi metri è nel territorio di Sovere, ndr), ma non meno importanti sono per esempio Valpiana, al "Roccolino delle monache" di proprietà della famiglia Rudelli, alla "Montagnina", dove pure vi furono episodi efferati. Sulla corona dei monti, dal Farno a Croce di Leffe, operava la 53ª brigata Garibaldi - Tredici martiri, del comandante Giovanni Brasi detto Montagna. Era fotografo professionista e a lui si devono moltissime immagini del tempo».
I particolari che emergono dai racconti dei testimoni sono a volte curiosi. Lo studio non intende confutare o integrare la storiografia già copiosa, ma raggruppare tutto quello che riguarda Gandino e i gandinesi.
«Il caso del Tripolino è emblematico – sottolinea Colombi –: tanti lo ricordano ancora. Qualcuno arriva a dire che con lui presente forse l'accerchiamento della Tagliamento che portò ai tragici eventi della Malga Lunga non sarebbe avvenuto. Perlustrava di continuo il territorio, senza sosta. Appariva e scompariva fulmineo: il mitra a tracolla, radente il terreno. Ma quel giorno purtroppo non c'era. Era privo di un occhio e di una manina, lasciati a un ordigno quando ancora viveva nella sua terra».
Visse, dopo la guerra, in Val Cavallina, ma nel 1969 morì in tragiche circostanze, schiacciato dalla depressione e, forse, da tanti terribili ricordi. Riposa nel cimitero di Sovere. Fra i partigiani gandinesi si ricordano Giovanni Cazzaniga (nome di battaglia Maistrak) e Antonio Forzenigo (Cacciatore). A entrambi è dedicata in paese una via. I loro nomi e quelli di altri civili morti negli Anni '40 sono stati aggiunti negli ultimi anni alle lapidi commemorative dei Caduti che si trovano in piazza Vittorio Veneto, sulla facciata del Salone della Valle. Cazzaniga fu ucciso in paese in un'imboscata, nella zona definita della Pianta Sales, dove transitavano gli operai diretti verso gli opifici.
«Ho inserito nel racconto le memorie di don Francesco Ghilardi, che recuperò il cadavere e dovette poi sottrarsi alle ire dei gerarchi, che volevano lasciarlo in vista quale monito per tutti».
Ci sono anche i racconti delle gesta della «Partigiana» (questo il suo nome di battaglia) Rosa Bonazzi, di Giacomo Caccia «Mino», di Giuseppe Salvatoni «Tempesta», Antonio Fiori «Stavro» e di molti altri che il 25 aprile furono in prima fila per festeggiare la Liberazione.
«Nel racconto ho inserito un'ampia citazione della cronaca minuziosa che il bollettino parrocchiale "La Val Gandino" fece di quei giorni, grazie probabilmente a don Paolo Bonzi, che ne era il responsabile». Nello studio c'è spazio per particolari curiosi, come il ricordo della «vacca», la sirena del municipio che annunciava il pericolo imminente e che veniva paragonata nel gergo popolare al muggito di una mucca, oppure di «Pippo», il ricognitore bombardiere che solcava minaccioso il cielo gandinese dopo il coprifuoco.
«Si tratta di un lavoro di grande interesse – conferma il sindaco Gustavo Maccari –, che siamo orgogliosi di proporre a tutti i gandinesi. Verrà pubblicato integralmente sul notiziario comunale Civit@s in uscita questa settimana, mentre nel salone biblioteca una serie di immagini illustreranno luoghi e personaggi di quei tempi. I valori fondamentali per i quali questi uomini e donne hanno combattuto sono troppo preziosi per essere relegati a polverosi archivi e in qualche caso all'oblio».
Particolare impulso alle iniziative è arrivato dall'assessorato alla Cultura, che ha coordinato una serie di iniziative.
«Grazie alla collaborazione dell'Anpi – spiega l'assessore Filippo Servalli –, nella persona del responsabile di zona Giovanni Cazzaniga, abbiamo coinvolto le scuole e i giovani in un progetto più complessivo. Mercoledì (domani, ndr) i ragazzi delle medie svolgeranno un lavoro didattico sui temi della lotta partigiana, assistendo al documentario "La Grande storia" e al film "La notte di San Lorenzo" dei fratelli Taviani. In serata il cineforum della Val Gandino proporrà il film "Il partigiano Johnny" di Beppe Fenoglio, a ingresso gratuito».
Nel corso della serata di giovedì, sarà proiettato anche il documentario «Immagini in memoria», realizzato dall'Anpi, sezione 13 Martiri di Lovere. Nel corso della serata verranno proposti anche canti cari alla tradizione partigiana, eseguiti dal coro della Terza Università. Venerdì 25 aprile, poi, quando a Gandino e nelle frazioni di Barzizza e Cirano si terranno le celebrazioni ufficiali, la Commissione comunale per le Politiche giovanili ha organizzato una visita a Marzabotto, dove i giovani gandinesi parteciperanno alla commemorazione ufficiale della strage nazista del 29 settembre 1944. Per non dimenticare.

Autore: 

Giambattista Gherardi

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