Terra di Lombardia, così bella quando è bella

Il nuovo libro di Renato Ravanelli ripercorre la storia di una regione e di una «cultura pudica, quasi segreta»

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28/12/2007
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Quindi la Lombardia non è soltanto capannoni industriali, condomini, villette a schiera, magari qualche grattacielo. Affari, aeroporti, alta velocità. C'è ancora una Lombardia bella. Una Lombardia che respira. Che forse non è più quel luogo meraviglioso descritto da Stendhal, tuttavia mantiene un fascino, un carattere, e ampie zone di suggestione. Lo si comprende viaggiando, ce lo conferma Renato Ravanelli nel volume Lombardia - tradizioni culturali e costumi nei luoghi della storia pubblicato da Grafica & Arte, volume che presenta un testo in italiano e una buona traduzione in inglese. Anche questo segno dei tempi. E segno anche dell'interesse che la nostra terra riscuote anche all'infuori dei confini nazionali.
Renato Ravanelli per scrivere questo libro confessa di avere viaggiato e osservato chilometro per chilometro alla ricerca «di una cultura pudica, quasi segreta. Come quasi segrete possono apparire certe visioni che improvvisamente ti si parano davanti agli occhi viaggiando per la Lombardia di città in città, di borgo in borgo: una chiesa romanica o bramantesca con davanti magari una processione con le figlie di Maria velate; una vecchia bottega che si oppone al neon e al cromo con un'insegna rimasta immutata nel tempo... le anse del Ticino e dell'Adda, le selvette basse fra cui fioriscono i mughetti, gli splendidi cascinali, i superstiti ponti di barche sul Po...».
E così Renato Ravanelli passa in rassegna provincia per provincia i luoghi della Lombardia. Che è sicuramente industriale e commerciale. Ma è anche grande. E allora al di fuori del quadrilatero industriale Milano-Como-Bergamo-Brescia c'è ancora tanto spazio, ci sono le Alpi Orobie, luoghi dominati da silenzi e poiane, ci sono le Prealpi con i boschi di frassino e i caprioli e i tassi e le Alpi Retiche e i laghi... E ci sono feste e sagre che piovono nel presente ipertecnologico dalla tradizione. Soltanto della nostra provincia Ravanelli passa in rassegna il festival del folclore del Ducato di Piazza Pontida, festival nato ormai 50 anni fa, la rievocazione del Giuramento di Pontida, mitico momento di unione dei comuni lombardi contro lo straniero, la festa nella Rocca di Urgnano, il palio degli asini a Martinengo che la tradizione popolare fa risalire addirittura al 1443, anno «in cui il borgo era stato assediato dall'esercito del Duca di Milano; l'intenzione era di prendere gli abitanti per fame. Quelli erano tosti, ma i giorni passavano inesorabilmente e il cibo cominciava a scarseggiare. Ormai avevano ucciso e mangiato quasi tutti gli animali presenti entro la cerchia delle mura. Erano rimasti soltanto sette asini, intoccabili perché servivano in alcune sortite notturne nella campagna circostante alla ricerca di grano, frutta, verdura. Ebbene, grazie a quei sette asini utilizzati come cavalcature prima e poi come bestie da soma, gli abitanti di Martinengo riuscirono a resistere fino all'arrivo delle truppe liberatrici della Repubblica di Venezia capitanate da Bartolomeo Colleoni». E poi eccoci a Brignano dove si rievoca la processione del 1630 quando gli abitanti raggiunsero il santuario della Madonna dei Campi chiedendo la grazia di venire liberati dalla peste. Sempre nella Bassa, tappa a Treviglio dove ancora oggi si festeggia il miracolo della «Madonna delle Lacrime» quando nel 1522 un affresco dipinto su una parete del campanile della chiesa del convento delle Agostiniane un'immagine della Vergine cominciò a piangere; il comandante dei francesi, generale Lautrec, accorse e davanti al miracolo depose la spada ai piedi dell'affresco. Treviglio era salva. E poi le feste di Villongo, la processione del Corpus Domini di Gandino... E così poi per ogni provincia lombarda. Segue nel libro un'ampia parte fotografica che tutte queste feste, sagre, tradizioni illustra. E così, tra il leggere e il vedere, il volume si fa mezzo per rivivere luoghi e pezzi della nostra storia.

Autore: 

Paolo Aresi

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