Il tempo quadra da tre generazioni

La dinastia Zanga in festa: orologiai e gioiellieri da cinquant'anni

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20/11/2007
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Dall’alto, in senso orario: Riccardo Zanga con i figli Alessandro e Roberto nel laboratorio di oreficeria di Gromo; Dante, ora scomparso, che avviò l’attività di orologiaio cinquant’anni fa, qui con i figli Riccardo e Maurizio, che ha la sua attività a Villa d’Ogna; il nipote Alessandro con le sue creazioni in ambra
Tra orologi da torre e da taschino, gli Zanga ci vivono da cinquant'anni. È il loro mestiere dal 1957, da quando nonno Dante aprì il suo laboratorio a Villa d'Ogna. Oggi suo figlio Riccardo tiene viva la tradizione di famiglia, nel negozio-laboratorio di Gromo, in piazzale Pertini, aiutato dai figli Alessandro e Roberto, che tiene aperto anche il negozio di piazza Dante, mentre l'altro figlio del capostipite, Maurizio, è orologiaio e orafo a Villa d'Ogna, e i due nipoti Learco e Mauro Moioli lo sono a Ponte Nossa e a Gandino.
«Cominciò mio padre Dante nel 1957 – spiega Riccardo Zanga –. Svolgeva la sua attività di orologiaio a Villa d'Ogna, nostro paese di origine, in via Marconi, dove aveva aperto un piccolo laboratorio. Io avevo sì e no 15 anni e, quando il mio lavoro di tornitore me lo consentiva, stavo con lui in laboratorio e lo seguivo». Papà Dante, oltre agli orologi da polso e da taschino, era specializzato nell'aggiustare quelli da torre.
«Ricordo – aggiunge Riccardo – che quest'ultimo lavoro era faticoso. Bisognava salire in cima ai campanili, smontare gli orologi guasti, portarli in laboratorio, aggiustarli e quindi ricollocarli al loro posto, salendo e scendendo lungo ripide scalette, il più delle volte strette e disagevoli, con notevoli pesi sulle spalle. Una volta, per esempio, essendosi guastato l'orologio del campanile di Ardesio, io e papà dovemmo salire e scendere più volte per ben 144 scalini. Ma quel lavoro lo affrontavamo volentieri, perché mettevamo in funzione il meccanismo dell'orologio, importante punto di riferimento per la popolazione, soprattutto in passato».
In questo modo Riccardo ha imparato ad aggiustare gli orologi da torre, per alcuni dei quali gli è ancor oggi affidata la manutenzione, ma anche orologi da polso e da taschino, funzionanti a corda. Nel 1971 si mise in proprio e a Gromo, in via Milesi, aprì il suo primo negozio come orologiaio, che spostò quindi in piazza Dante, dove ancor oggi il figlio Roberto gestisce il punto vendita. «Con l'evoluzione dei tempi – aggiunge Riccardo –, trasferita la mia attività in piazzale Pertini, ho dovuto via via prendere confidenza con i nuovi orologi al quarzo, e cimentarmi come orafo». Dal suo matrimonio nel 1976 con Giuseppina Santus sono nati tre figli. Due, Roberto e Alessandro, hanno seguito le sue orme, mentre Paola è insegnante di scuola materna.
Dei figli, mentre Roberto si occupa del settore vendite, è Alessandro che, dopo la frequenza di corsi di specializzazione a Torino e a Gallarate, ha conseguito l'attestato di orafo. «A Gallarate realizzavamo gioielli per importanti firme – spiega –, ad esempio per Bulgari. Ho anche frequentato, grazie all'Associazione artigiani di Bergamo, diversi corsi di specializzazione, così come un corso per lavorazioni a cera persa, un sistema che ci consente di realizzare calchi fedeli».
Alessandro realizza gioielli originali: spille, ciondoli, orecchini, braccialetti, collane e opere dove l'oro impreziosisce l'ambra, che viene direttamente importata dal Nord Europa. «Nel 1998 – continua Alessandro –, in occasione della mostra su Lorenzo Lotto ho realizzato un cameo, riprendendolo da un dipinto del grande artista bergamasco. E poi nel 2000 con altri 10 orafi bergamaschi ho collaborato alla realizzazione di un coprimessale in argento e di un calice con patena, donati poi al Duomo di Bergamo».

Autore: 

Enzo Valenti

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