ELEZIONI COMUNALI 2007 – INTERVISTA AL SINDACO DI GANDINO
Una decina di anni fa a Gandino arrivavano incuriositi un po’ da tutta Italia, cronisti e inviati per cercare di raccontare una delle culle dove è nata la Lega (primo sindaco a Cene). Il Corriere della Sera di dieci anni fa aveva stabilito in una curiosa classifica che c’erano stati più articoli sulla Val Gandino in un anno che su città come Como e Sondrio. Sono passati dieci anni e sembra passato un secolo.
Adesso a guidare Gandino ci sta Gustavo Maccari che ama definirsi tutto tranne che un politico, e soprattutto tutto tranne che un leghista: “Sarei entrato in qualsiasi gruppo in Comunità Montana a patto che non ci fosse stata la Lega”. Fra pochi mesi Gandino torna alle urne, la Lega proverà a rialzare la testa, Maccari non se ne preoccupa: “Quello che mi preoccupa adesso è riuscire a finire bene il mio mandato, ci sono ancora molti problemi da risolvere, io penso a quelli”.
Poco meno di cinque anni fa Maccari succedeva a Marco Ongaro, allora sembrava un’impresa disperata, adesso il clan Ongaro è marginale anche all’interno della Lega, merito vostro? “Non so, noi abbiamo cercato di fare amministrazione non pensando di dover combattere nessuno ma credendo di poter fare qualcosa di concreto per il paese. Io non vivevo a Gandino, ero lontano da 30 anni, non avevo niente da perdere, avevo 60 anni e quindi non avevo davanti nessuna carriera politica, mi sono candidato con due precisi obiettivi: riappacificare il paese e ricostruire il Comune, per me non c’era nessuna vendetta da fare con la Lega”. La Lega però non la pensa così: “E’ inutile nascondere che i rapporti con Ongaro non sono stati certo dei migliori ma credo che ce l’abbiano con me non perché sono Gustavo Maccari ma perché ho preso il loro posto”. Secondo lei quindi Gandino era spaccato: “Sì, c’erano due fazioni, Lega e anti-Lega, poi nella stessa Lega c’erano gli anti-Ongaro, noi abbiamo cercato di ridare serenità al paese”.
Il secondo obiettivo era ‘ricostruire il Comune’, cosa vuol dire? “La tendenza dell’amministrazione precedente è stata quella di esternalizzare attività e mansioni che era giusto invece rimanessero alle istituzioni perché gli amministratori passano ma i dipendenti sarebbe meglio restassero per un po’. Quando sono stato eletto io i più ‘anziani’ nel loro ruolo erano qui solo da un paio d’anni, quindi quando c’era da cercare qualcosa o da ricostruire episodi nessuno sapeva niente”. Sotto accusa la Concossola: “Già, una società esterna che praticamente faceva tutto. Se un cittadino voleva ottenere una concessione edilizia la pratica passava alla Concossola e gli atti non erano nemmeno pubblici, non si sapeva niente. Le società esterne possono anche andar bene ma devono avere vincoli specifici con l’amministrazione comunale altrimenti sono dannose”. Che fine ha fatto la Concossola? “Non c’è più ormai. L’abbiamo messa in liquidazione. Assorbiva tutto ma veramente tutto, qui in Comune non esisteva nemmeno più l’ufficio tecnico, tutte le decisioni erano demandate alla Concossola, credo siano scelte non compatibili con quelle di un’amministrazione trasparente”. E adesso? “Io non ho cacciato via nessuno, ho solo cercato di ricostruire. Ho parlato con i progettisti della passata amministrazione, ho tenuto conto dei loro progetti, ho chiesto loro se volevano rimanere, alcuni sono rimasti volentieri, io non sono un politico, non avevo motivo di togliere nessuno, avevo bisogno di gente con la voglia di rimboccarsi le maniche”. C’è stata la radicalizzazione dei dipendenti? “C’è stata o comunque è decisamente migliorata. La situazione più delicata l’abbiamo avuta all’ufficio tecnico, da 10 anni non esisteva praticamente più. C’era un architetto esterno che firmava gli atti. Abbiamo avuto grandi difficoltà, adesso le cose vanno un po’ meglio. E’ importante dare trasparenza all’ufficio tecnico, è da lì che passa l’80% del lavoro di un Comune, il cittadino deve poter avere fiducia e accesso agli atti”.
In Giunta però in questi anni qualche assessore se ne è andato: “Sono casi particolari e tutti ben motivati. Dopo pochi mesi si è dimessa l’assessore alla cultura, ma era una donna con molti impegni che non si aspettava di trovarne tanti altri anche in Comune, l’abbiamo sostituita con un giovane. Poi c’è stato il caso Motta, il nostro assessore ai lavori pubblici. Lui ha dei terreni proprio dove passava la bretella del Farno, ha avuto dei problemi personali e ha deciso quindi di rimettere la delega in attesa di risolvere questi problemi, è rimasto comunque come consigliere comunale. La delega l’ho tenuta io proprio perché aspetto che i suoi problemi vengano risolti”. La Lega ha parlato di speculazione sul Monte Farno: “Credo che non ci sia niente da dire, tutti hanno potuto verificare, atti alla mano, che non è così”.
In questi quattro anni e mezzo la Lega non le ha risparmiato nessun attacco, alcuni anche pesanti, lei come l’ha presa: “Sono sereno, può darsi che sbagli ma i cittadini hanno potuto verificare e vivere in prima persona il mio mandato, alla fine sono loro che giudicano. Io non ho mai replicato agli attacchi perché se lo avessi fatto il mio obiettivo di rappacificare Gandino non l’avrei più raggiunto, è stata una scelta che a volte mi è costata molto ma sono contento di averla fatta”. Lei in Comunità Montana è stato titubante su che posizione schierarsi, perché? “Non è vero, non sono mai stato titubante, ho ricevuto due proposte e ho detto che avrei deciso dopo aver visto i programmi con una pregiudiziale però, che non sarei mai andato dove c’era la Lega. Anzi, io avevo proposto di fare un grande centro, lasciando fuori sinistra e destra, avremmo anche avuto una maggioranza più consistente, non è stato possibile e allora ho scelto la soluzione Mignani”. Cosa non è riuscito a fare? “La palestra e la caserma. La palestra la faremo assieme a Cazzano, per fine anno dovrebbe andare in appalto, a Gandino non c’è una palestra, la scuola utilizza quella dell’oratorio. Per la caserma il problema è diverso, fa da riferimento a tutti i Comuni della zona e infatti tutti hanno dato l’ok per il contributo ma la possibilità di indebitamento stabilita dallo Stato impedisce al nostro Comune di arrivare ad avere un debito così grande. Adesso stiamo studiando la situazione, l’opera intanto è slittata nel Piano Opere Pubbliche dell’anno prossimo”. Maccari non vuole parlare di ricandidature: “Non ci penso e non ci voglio pensare, ho ancora qualche mese e troppe cose da finire, mi concentro su quelle, ci penserò all’inizio dell’anno. L’altra volta l’ho deciso tre mesi prima delle elezioni, non credo quindi di essere in ritardo”.
Gustavo Maccari, uomo del presente, per niente politico e per niente leghista, una vita a lavorare in banca, la residenza a Bergamo e la casa ad Alzano ma sindaco a Gandino, un personaggio atipico per la Media Valle Seriana, la sua ricandidatura sarebbe ben vista anche dalla Lega dei paesi vicini. La definizione migliore di lui arriva proprio da un collega sindaco leghista: “Un signore”.