Attesi da famiglie bergamasche a partire da dopodomani, ma bloccati per la vicenda della piccola Maria La fondazione «Aiutiamoli a vivere»: solidarietà ai coniugi di Cogoleto, ma devono rispettare le regole
Sono quasi 250 i bambini bielorussi che non potranno venire nella Bergamasca nelle prossime settimane con la fondazione «Aiutiamoli a vivere», in seguito della temporanea sospensione degli arrivi imposta dal governo bielorusso dopo la vicenda di Maria, la bambina di dieci anni nascosta dalla coppia di Cogoleto. La prima conseguenza della decisione del governo di Minsk, come informa una nota di «Aiutiamoli a vivere», una delle maggiori realtà che da anni si occupa del soggiorno in Italia dei bambini provenienti da quel Paese, è stata la sospensione dei voli dalla Bieolorussia previsti per le prossime settimane: tra gli altri quelli in programma per dopodomani, domenica, e per il primo, 7 e 14 ottobre, che dovevano portare in Italia centinaia di bambini attesi nei vari paesi.
A Bergamo, sottolinea Luisa Balicco, presidente regionale di «Aiutiamoli a vivere», residente a Villa D'Almè, erano attesi poco meno di duecentocinquanta bambini: Mozzo e Villa d'Almè avrebbero dovuto ospitare, da dopodomani, 56 ragazzi; per il primo ottobre erano attesi 12 bambini a Selvino, 19 a Gazzaniga, 25 a Pontirolo; altri ragazzi erano attesi a partire dal 7 ottobre: 23 in alta Valle Seriana, 15 a Presezzo, 40 a Clusone, 27 a Ponteranica, 13 a Gandino e 11 a Fontanella.
Ogni gruppo è seguito, di solito, da alcuni accompagnatori. A questi, sottolinea la presidente Balicco, vanno aggiunti almeno altri 150 bambini che dovevano arrivare a Bergamo in questo periodo grazie all'intervento di altre associazioni. «Mi auguro che la situazione si sblocchi - sottolinea Balicco, che non risparmia critiche ai mass-media per come è stata presentata la vicenda - e che la bambina di Genova possa tornare a casa. Lavoriamo in questo ambito da più di dieci anni: il nostro impegno non riguarda solo l'accoglienza dei bambini, ma anche le numerose attività portate avanti durante l'anno per raccogliere fondi e organizzare le varie iniziative».
Il blocco deciso dal governo bielorusso, sottolinea la presidente regionale, «sarà causa di una grande delusione per i bambini che dovevano arrivare in Italia: avevano ormai la valigia in mano, erano pronti a partire, sognavano una vacanza che ora non potranno vivere». Il mancato arrivo dei bambini nei vari paesi della bergamasca, prosegue Balicco, «sarà una delusione anche per le nostre famiglie: sono persone che cercano di aiutare e dare sostegno a questi bambini. Le famiglie che con noi vogliono accogliere un ragazzo seguono un corso di russo e un percorso di formazione e autoformazione che coinvolge anche i figli: credo che la delusione maggiore sarà proprio per i nostri ragazzi che si sono preparati con tanto impegno ed entusiasmo e che aspettavano i loro coetanei». Coloro che dovevano ospitare i ragazzi, aggiunge la presidente, «rischiano di avere anche un danno economico per i voli che hanno già pagato, ma questo - tiene a precisare - è il problema minore. Le famiglie bergamasche hanno sempre dimostrato entusiasmo e grande forza in queste esperienze».
Sulla vicenda interviene anche Fabrizio Pacifici, presidente nazionale di «Aiutiamoli a vivere», raggiunto al telefono al termine di una riunione del Comitato minori stranieri presso il ministero della Solidarietà sociale: «Vogliamo capire cosa è possibile fare per dare una risposta al governo bielorusso - sottolinea Pacifici -. Innanzitutto è necessario difendere la coppia di Cogoleto da ogni strumentalizzazione; capisco il suo disagio, ha tutta la nostra solidarietà, ma occorre restare all'interno delle regole; chiedo a questa famiglia di riflettere sulla situazione e sul rischio che corrono anche gli altri 36 mila bambini che vengono ogni anno in Italia. Credo sia importante ripristinare la legalità; è fondamentale cercare una mediazione: far tornare la bambina, cambiare istituto, seguire la bambina in un percorso educativo. Non si può pensare di scavalcare tutto e tutti, pur senza trascurare quanto scoperto riguardo al vissuto della bambina». Pacifici lancia «un appello alla famiglia, quasi a pregarla, per fare il bene di Maria e per permettere di continuare ad aiutare anche gli altri bambini. All'interno del Comitato - conclude Pacifici - stiamo riscrivendo le regole dell'accoglienza; si tratta di una realtà che ha prodotto un movimento straordinario e le famiglie non devono essere colpevolizzate; servono alcune nuove regole».
Marco Presti, responsabile del Comitato di Gandino di «Aiutiamoli a vivere», dopo aver ricordato l'impegno dell'associazione a favore della Bielorussia, sottolinea la necessità «di non porsi contro la legge e che la bambina torni a disposizione delle autorità bielorusse: il movimento creatosi può portare ad interventi per aiutarla. Il blocco deciso dal governo rischia di mettere in crisi il lavoro fatto in questi anni».