Tpr, 65 anni sul filo dell'innovazione

Nel 1941 la Tessiture Pietro Radici produceva coperte. Ora è leader mondiale nei filati per erba sintetica Sabato a Leffe una celebrazione dell'evoluzione dell'attività e dell'industria della Val Gandino

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14/09/2006
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Immagini degli anni cinquanta
L’attuale stabilimento della Tpr
Pietro e Gianni Radici
È partita dalle coperte in misto lana e 65 anni dopo è impegnata nella tecnologia degli articoli in «spun bond» (il «tessuto non tessuto» da filo continuo di poliestere) ed è il terzo produttore mondiale di filati per erba sintetica. L'evoluzione della Tpr-Tessiture Pietro Radici Spa rispecchia l'evoluzione dello stesso gruppo Radici che partito dal tessile si è sviluppato negli anni in un'integrazione verticale lungo l'industria chimica, della plastica e delle fibre sintetiche.
La Tpr di Leffe è la prima industria di Pietro Radici in provincia di Bergamo: per questo è considerata la capostipite del RadiciGroup, ora presieduto dal nipote Angelo, e viene ricordata in questi giorni con una serie di eventi a Leffe. Pietro, dopo aver sviluppato in attività commerciale organizzata, con magazzini nel Milanese, l'attività di «copertino» avviata dal padre Luigi, era entrato nella produzione rilevando, intorno al 1930, una tessitura a Costa Masnaga. Nel 1941 acquista poi lo stabilimento di Guglielmo Capponi, in via Pezzoli d'Albertoni a Leffe. Non è solo simbolico il fatto che Pietro Radici abbia poi scelto di andare a vivere con la moglie Maria e i figli proprio accanto alla fabbrica, dove una cinquantina di operai producevano coperte e copriletti.
Anche se l'azienda è intitolata a Pietro Radici la Tpr è strettamente legata al figlio Gianni, scomparso l'anno scorso, che da subito affiancò il padre nella conduzione, diventando artefice dello sviluppo da una piccola azienda a un grande gruppo internazionale. Gli operai erano abituati a vedere di primo mattino Gianni Radici girare a controllare per i reparti che tutto fosse in ordine. Questo fino a metà degli anni Novanta, quando, per malattia, dovette passare la mano ai figli Paolo, Angelo, Fausto e Maurizio.
Nel giro di 65 anni l'azienda si è completamente trasformata, così come è cambiata la Val Gandino. Negli anni Quaranta il filato cardato a Leffe, partendo da cascame misto di lana, cotone e rayon, veniva filato dagli artigiani della valle. Questi riportavano alla Tpr ceste con pacchi di dieci coperte che poi venivano commercializzati nei magazzini di Pietro Radici. La Tessitura, famosa per i copriletto «lucidi» che sembravano di seta anche se era fatti di rayon, produceva anche, fino agli anni Settanta, coperte di lane per l'esercito.
Erano tempi d'oro per il tessile della Val Gandino, la concorrenza asiatica era ancora da venire e la domanda cresceva tanto che negli Sessanta la Tpr apre in via Europa un secondo stabilimento per la produzione di filato. Con questo gli artigiani della zona - allora più di 100 con oltre 250 telai - realizzavano coperte poi confezionate in via Pezzoli d'Albertoni. Ci fu anche una parentesi internazionale: a Orano in Algeria, per un ventennio dalla fine degli anni Sessanta, una manifattura in joint venture affiancava le attività leffesi e produceva pellicce sintetiche per il rivestimento delle coperte.
Anche negli anni Settanta il settore tirava - la sola Rottmann di Dortmund chiedeva fino a 200 mila coperte l'anno per il mercato tedesco - ma Gianni Radici pensava al futuro. Degli anni Ottanta è la prima differenziazione orizzontale, con lo stabilimento di Pratobello di Gandino per la produzione di "carpet backing", il sottofondo della moquette, e poi, con un rinnovo degli impianti, di articoli in tessuto non tessuto, quello che negli anni Novanta diventerà il business di riferimento.
Nel frattempo parte dell'attività di via Pezzoli d'Albertoni viene trasferita, a causa di un incendio scoppiato a febbraio 1980, alla Manifattura automatica di via Ca' Antonelli a Gandino, poi sede della Radici Tessuti. Altri reparti passarono nel 1986 in una nuova fabbrica nella zona Pip di Leffe, mentre nel 1989 nasce lo stabilimento Radici Spun in via Foscolo, a Gandino, che utilizzava il tessuto non tessuto di Pratobello per confezionare trapunte e copriletto.
Nel 2000 la Tessiture Pietro Radici lascia i prodotti tessili tradizionali per focalizzarsi nella produzione di articoli "spun bond", commercializzati dal 1995 con il marchio Dylar e impiegati nel settore igienico medicale, nell'abbigliamento protettivo e nell'edilizia (roofing). Nel 2003 venne conferita alla joint-venture con la biellese Pratrivero la produzione di Pratobello dello "stich bond", il tessuto non tessuto utilizzato nei rivestimenti per materassi.
Intanto nel 1997 la Tpr aveva incorporato la Art di Vall'Alta d'Albino, nata vent'anni prima per la rifinitura e la bordatura dei tappeti e poi passata all'estrusione di filati per pavimentazioni e alla produzione di carpet backing, che da alcuni anni aveva avviato la produzione di erba sintetica. Nel gennaio 2002 gli impianti del Radigreen, il filo sintetico per i campi sintetici, vengono trasferiti a Gandino, in via Foscolo, dove la Tpr ha concentrato nel 1999 anche l'attività di via Pezzoli d'Albertoni.
L'anno scorso la Tpr, dove da dicembre 2000 è direttore generale Enrico Buriani e che occupa 150 persone, ha realizzato un fatturato di 33 milioni di euro (proiettato sopra i 38 milioni per quest'anno) legato per il 60% allo spun e per il 40% dell'erba sintetica, due attività che vengono portate avanti in parallelo. Nello spun a gennaio si sono conclusi investimenti per 6 milioni di euro che hanno alzato la capacità produttiva a 15 mila tonnellate annue. Nell'erba sintetica le linee produttive sono tre con una capacità di 6.000 tonnellate annue, più un impianto pilota per lo sviluppo di nuove formulazioni. Negli ultimi mesi sono state apportate modifiche agli impianti per produrre filato sia monoestruso, sia fibrillato. Ed è così, tra investimenti e nuove tecnologie, che la Tpr prepara il suo futuro.

Autore: 

Stefano Ravaschio

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