“E’ Gandino la patria della Polenta”

“Disfida del melgotto” con Costa Volpino

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Data pubblicazione: 

10/03/2006
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Ha avuto risalto negli ultimi anni l’iniziativa della Provincia di Bergamo di creare un progetto di riconoscimento e tutela denominato “la vera polenta bergamasca”, che vuole dare una certificazione “doc” ad un piatto tipico che in terra bergamasca ha senza dubbio origini ben radicate.
Rispetto a tale “primogenitura” è nata anche una sorta di “disfida” con la regione Friuli, che pure rivendica importanti meriti per la creazione di questo piatto tipico. In prima fila per il riconoscimento della primogenitura lombarda per la coltivazione del mais si è messa la comunità di Costa Volpino, che ha celebrato la figura del cavaliere Piero Gaioncelli (1578-1637), che importò nel 1636 il mais dall’America. Si tratta di un mais che si differenzia da quello comunemente noto per un accentuato colore rosso mattone.
A Costa Volpino oltre alla polenta “doc” è ormai certa anche la registrazione di un dolce tipico, il “Pan del Gaioncelli”, una torta con fichi, noci e naturalmente farina gialla.

Ma che c’entra Gandino in tutto questo? C’entra eccome, visto che a portar per primo il mais in terra lombarda potrebbe esser stato non tanto il celebrato Gaioncelli di Costa Volpino, quanto un “foresto” gandinese, che nel 1632 avrebbe coltivato per primo il “melgotto”.
La “disfida del melgotto” trova a Costa Volpino giustificazioni storiche in documenti del Marinoni e di Gabriele Rosa, mentre per Gandino risulta preziosissima la memoria di Francesco Radici, figlio di Giovan Battista e di Giovanna Schioppi. Gli appunti storici del Radici abbracciano il periodo fra il 1623 e il 1654 e sono pervenuti a noi grazie alle trascrizioni di Ferdinando Fasciotti (gandinese trasferitosi a Torino, probabile possessore dell’originale purtroppo disperso) e di Filippo Lussana nel 1881.
La nota integrale del Radici così recita: “1632 - Fu seminato il primo campo di melgotto nel terreno chiamato la Costa sotto Corno, in contrata di Clusvene; e tutti andavano a vedere il seminato nuovo di detto grano mai più veduto in Italia. Dopo ne fecero semenze; e fu portato in paese da un foresto”. Sarebbe dunque la zona di Clusven, alle pendici del Corno, ai piedi della Valpiana, la culla lombarda del mais, ed è merito dei ricercatori Battista Suardi e Pietro Gelmi aver riportato in piena visibilità questa particolare memoria, pubblicata nel volumetto “Memorie Valgandinesi del Cinque-Seicento” del 1999, che fa parte della collana Monumenta Gandinensia.
Un primato dunque che poggia su verifiche documentali ben accertate e cui anche numerosi siti internet dedicati alla storia gastronomica italiana dedicano ampio spazio. E Gandino può a pieno titolo vantare, fra gli altri, anche il primato del “melgotto”.

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