Erba sintetica: Radici Group guarda agli Usa

Angelo Radici: «Contiamo di aumentare la nostra capacità produttiva con nuovi impianti a Gandino»

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Data pubblicazione: 

03/03/2006
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Nel 2005 le Tessiture hanno realizzato ricavi per 33 milioni dei quali due terzi dal filato Radigreen
Cresce in Italia e all'estero il business dell'erba sintetica. E tra i protagonisti del settore a livello internazionale c'è anche il Radici Group, che attraverso la controllata Tessiture Pietro Radici è il primo e unico produttore in Italia di filato per erba sintetica, destinata soprattutto all'utilizzo in campo sportivo. L'occasione per discuterne è venuta ieri a Milano dal convegno «Erba sintetica: produttori e utilizzatori a confronto alla luce del nuovo regolamento», organizzato dal Sole 24 Ore attraverso la testata «Sport» proprio in collaborazione con il Radici Group.
«Quello dell'erba sintetica è un segmento per noi importante, anche se in qualità di produttori di filato ci collochiamo solo all'inizio della filiera» precisa Angelo Radici, presidente del gruppo. «Siamo i primi e unici produttori italiani e ci troviamo al terzo posto su scala europea, attivi nel settore ormai da 15 anni», prosegue Radici, secondo cui «il business è in crescita e ha potenzialità ancora inespresse, sia perché fino ad oggi è mancata una precisa regolamentazione in materia di utilizzo di campi sintetici in ambito sportivo, sia perché servivano progressi anche dal punto tecnologico».
Negli ultimi anni, la società, che produce il filato a marchio registrato denominato Radigreen, ha registrato tassi di crescita annui medi nell'ordine del 10-15%: per questo «l'obiettivo – spiega ancora Angelo Radici – è di aumentare la nostra capacità produttiva, potenziando l'attività attraverso l'introduzione di nuovi impianti» che dovrebbero riguardare essenzialmente lo stabilimento di Gandino. In particolare, l'attenzione è rivolta al mercato Usa, definito «enorme e per noi importante», dove tuttavia, a differenza di quello italiano ed europeo nel quale la domanda si rivolge essenzialmente ai campi da calcio, «lo sbocco tipico è rappresentato dai campi da football americano, da tennis e da golf».
A fargli eco è il direttore generale della Tessiture Pietro Radici, Enrico Buriani: «Operiamo negli Stati Uniti ormai da circa due anni – aggiunge – in un mercato che per noi è importante non solo da un punto di vista commerciale ma anche dell'immagine». Tuttavia, alcuni fattori critici si frappongono sul cammino dell'espansione: tra questi, «in primo luogo ci sono gli alti costi di trasporto del filato, seguiti dai dazi sull'export. A ciò si aggiunga il cambio sfavorevole tra euro e dollaro». Ma il potenziamento oltreoceano non pare in discussione: «Le circostanze sono favorevoli – dice Buriani – e non è da escludere che in futuro apriremo un impianto di produzione direttamente negli Usa».
Nel 2005, la Tessiture Pietro Radici (140 dipendenti) ha realizzato un fatturato di 33 milioni di euro, 20 dei quali provengono dalla vendita di Radigreen e i restanti dal tessuto Spunbond destinato alla produzione di pannolini. Un dato grazie a cui la quota di mercato su scala europea ha raggiunto il 20%, e che a livello di fatturato complessivo del gruppo, pari a 1.229 milioni di euro, rappresenta circa il 2%. «Al risultato ha concorso l'impegno in ricerca e sviluppo: negli ultimi anni abbiamo infatti investito sul personale, attrezzature di laboratorio dedicate e linee pilota per test di produzione», ha proseguito Buriani. A livello di conglomerata, invece, «nel 2005 – spiega Radici – i ricavi sono cresciuti di circa il 2-3%, e contiamo di raggiungere lo stesso risultato per il 2006». Oggi il gruppo è presente in 15 Paesi con 45 unità produttive e 4.900 dipendenti, che operano nelle cinque divisioni di chimica, plastica, fibre, tessile e attività ausiliarie (energia elettrica).

Autore: 

Andrea Della Valentina

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