Sono state divelte dal coro in legno. L'esperto: opere di uno scultore del '600
Ancora un furto di opere d'arte in una chiesa, questa volta a Gandino dove, nel pomeriggio di venerdì scorso, sono sparite sei cariatidi in legno di noce di notevole valore artistico.
Il furto è avvenuto nella chiesa sussidiaria di San Giuseppe (secolo XVI), in via Papa Giovanni XXIII, nel centro storico e secondo una prima ricostruzione fatta dai carabinieri e dai responsabili della parrocchia sarebbe stato messo a segno tra le 16 e le 17.
I ladri, probabilmente più di uno, approfittando dell'apertura della chiesa alle 15, hanno divelto dal coro sei delle quattordici statue fra le quali quella che rappresenta San Marco e altre raffiguranti allegorie di angeli e personaggi maschili. Un'operazione non semplice: per rimuovere alcune statue è stato necessario tranciare i chiodi che le tenevano affrancate agli stalli lignei.
«Le statue, alte un metro e mezzo e larghe 25 centimetri – ha spiegato Silvio Tomasini, esperto d'arte, guida turistica e conservatore del Museo della Basilica – sono opere attribuite allo scultore Bernardino Ruggeri di Entratico che soggiornò a Gandino e che le eseguì tra il 1630 e il 1650».
«Ad accorgersi della sottrazione delle cariatidi – continua Tomasini – è stato un membro della Confraternita di San Giuseppe che ha cura della chiesa e che, durante il consueto controllo quotidiano, si è accorto della mancanza delle statue e ha dato l'allarme. Le opere trafugate hanno un valore stimato attorno ai 20.000 euro ciascuna. Non credo si tratti di un furto per il mercato, piuttosto di un furto eseguito su commissione».
Sul posto sono giunti il parroco don Emilio Zanoli e i suoi collaboratori e i carabinieri della locale stazione che hanno svolto accertamenti e raccolto testimonianze sull'episodio.
Il furto è stato messo a segno in condizioni particolarmente favorevoli: la strada sulla quale si affaccia la chiesa è chiusa al traffico veicolare per via dei lavori di rifacimento in corso e quindi scarsamente percorsa dai residenti. Inoltre il coro, posto nella parte posteriore dell'ampio presbiterio, si trova in posizione defilata rispetto alla navata della chiesa: non si esclude che gli autori del furto abbiano tenuto chiusa la porta principale che è l'unico accesso alla chiesa lasciato aperto, in modo da poter operare indisturbati. L'operazione di rimozione delle statue infatti ha sicuramente richiesto un certo tempo. Anche il trasporto dei pezzi lignei fuori dalla chiesa difficilmente può essere passato inosservato per via delle loro dimensioni piuttosto voluminose.
Ai carabinieri di Gandino (dove il furto è stato denunciato) e di Clusone, che si sono occupati del furto unitamente ai colleghi del Ros, è stata fornita la segnalazione di due persone forestiere sospette che si aggiravano nei pressi della chiesa, sulla quale gli uomini dell'Arma stanno svolgendo indagini approfondite.
«L'episodio – ha commentato il parroco don Emilio Zanoli –, il più grave accaduto a Gandino ai danni delle sue chiese, ha causato dispiacere unanime: non ci si capacita come qualcuno abbia potuto offendere il luogo di culto e il sentimento religioso della gente. Questo ci ha colpiti più che l'atto in sè. Non vorremmo essere costretti a chiudere le chiese che riteniamo debbano restare aperte al culto e alla devozione popolare che sono ancora molto forti, ma certo dovremo studiare l'adozione di misure di tutela per renderle più sicure contro atti come questi».
Il furto è avvenuto nella chiesa sussidiaria di San Giuseppe (secolo XVI), in via Papa Giovanni XXIII, nel centro storico e secondo una prima ricostruzione fatta dai carabinieri e dai responsabili della parrocchia sarebbe stato messo a segno tra le 16 e le 17.
I ladri, probabilmente più di uno, approfittando dell'apertura della chiesa alle 15, hanno divelto dal coro sei delle quattordici statue fra le quali quella che rappresenta San Marco e altre raffiguranti allegorie di angeli e personaggi maschili. Un'operazione non semplice: per rimuovere alcune statue è stato necessario tranciare i chiodi che le tenevano affrancate agli stalli lignei.
«Le statue, alte un metro e mezzo e larghe 25 centimetri – ha spiegato Silvio Tomasini, esperto d'arte, guida turistica e conservatore del Museo della Basilica – sono opere attribuite allo scultore Bernardino Ruggeri di Entratico che soggiornò a Gandino e che le eseguì tra il 1630 e il 1650».
«Ad accorgersi della sottrazione delle cariatidi – continua Tomasini – è stato un membro della Confraternita di San Giuseppe che ha cura della chiesa e che, durante il consueto controllo quotidiano, si è accorto della mancanza delle statue e ha dato l'allarme. Le opere trafugate hanno un valore stimato attorno ai 20.000 euro ciascuna. Non credo si tratti di un furto per il mercato, piuttosto di un furto eseguito su commissione».
Sul posto sono giunti il parroco don Emilio Zanoli e i suoi collaboratori e i carabinieri della locale stazione che hanno svolto accertamenti e raccolto testimonianze sull'episodio.
Il furto è stato messo a segno in condizioni particolarmente favorevoli: la strada sulla quale si affaccia la chiesa è chiusa al traffico veicolare per via dei lavori di rifacimento in corso e quindi scarsamente percorsa dai residenti. Inoltre il coro, posto nella parte posteriore dell'ampio presbiterio, si trova in posizione defilata rispetto alla navata della chiesa: non si esclude che gli autori del furto abbiano tenuto chiusa la porta principale che è l'unico accesso alla chiesa lasciato aperto, in modo da poter operare indisturbati. L'operazione di rimozione delle statue infatti ha sicuramente richiesto un certo tempo. Anche il trasporto dei pezzi lignei fuori dalla chiesa difficilmente può essere passato inosservato per via delle loro dimensioni piuttosto voluminose.
Ai carabinieri di Gandino (dove il furto è stato denunciato) e di Clusone, che si sono occupati del furto unitamente ai colleghi del Ros, è stata fornita la segnalazione di due persone forestiere sospette che si aggiravano nei pressi della chiesa, sulla quale gli uomini dell'Arma stanno svolgendo indagini approfondite.
«L'episodio – ha commentato il parroco don Emilio Zanoli –, il più grave accaduto a Gandino ai danni delle sue chiese, ha causato dispiacere unanime: non ci si capacita come qualcuno abbia potuto offendere il luogo di culto e il sentimento religioso della gente. Questo ci ha colpiti più che l'atto in sè. Non vorremmo essere costretti a chiudere le chiese che riteniamo debbano restare aperte al culto e alla devozione popolare che sono ancora molto forti, ma certo dovremo studiare l'adozione di misure di tutela per renderle più sicure contro atti come questi».
Data di inserimento:
13-12-2005