Una via di Ranica dedicata a don Giuseppe Martello

A ricordo di un sacerdote di Gandino

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Data pubblicazione: 

22/10/2004
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L’Amministrazione Comunale di Ranica ha dedicato una via a ricordo di un sacerdote gandinese, don Giuseppe Martello, morto a soli 51 anni nel 1972.
Don Giuseppe era figlio di Pietro Martello (originario di Roana, nel vicentino sull’altopiano di Asiago) e Maria Carmela Rottigni, entrambi operai presso il Lanificio Testa. Primo di tre figli (dopo di lui due sorelle) risiedeva con la famiglia a Gandino, dove era nato il 7 settembre 1920, ed a Gandino aveva celebrato la sua Prima Messa, il 4 giugno 1944, il giorno successivo all’ordinazione.
Ranica ha voluto ricordare la figura di questo sacerdote, dedito con tanta passione ai giovani di quella parrocchia e dell’intera Diocesi, visto che dal 1962 seguiva, in qualità di vice prima e di Direttore poi, l’Ufficio Diocesano degli Oratori.Fu anche donatore della sezione AVIS di Ranica, che ha dedicato alla sua memoria il labaro sociale. Pubblichiamo un breve profilo di don Martello realizzato dalla comunità di Ranica. Nato a Gandino il 7 settembre 1920.
Compie gli studi ginnasiali, liceali e teologici nel seminario di Bergamo ed è ordinato sacerdote da Mons. Bernareggi Vescovo di Bergamo il 3 giugno 1944. Viene destinato alla Parrocchia di Ranica come responsabile del settore giovanile dell’Oratorio. Si iscrive all’università, che mai riuscirà a frequentare. La guerra non è ancora terminata e da subito diviene il motore della riorganizzazione con i problemi creati dal conflitto che volge al termine, specie per i giovani ancora sbandati e in cerca di un punto di riferimento.
Don Gip (così veniva chiamato dai suoi giovani) lo è: prima la sua cucina, poi l’oratorio intero diventano il fulcro di iniziative, laboratori di ricerca e sperimentazione per dare a tutti i giovani del paese un’identità. Riorganizza i quadri dell’Azione Cattolica, la rende efficiente ed attiva; amante della montagna contagia i suoi giovani e con loro sale sempre più in alto. Negli anni ’50 l’oratorio diventa sempre più stretto ed i ragazzi sempre di più: se ne decide l’ampliamento. Soldi pochi, volontà tanta. Sensibilizza la popolazione ed il sabato tutti sul fiume Serio ad estrarre sabbia e ghiaia: lui è là con il badile in mano. Si inaugura l’oratorio nuovo, aumenta l’attività, nei ritagli di tempo scrive testi e rappresentazioni sacre date in quaresima, prepara colonna sonora e scenografia, dà vigore alla filodrammatica con concorsi a livello provinciale. La sera sempre a letto tardissimo ed il mattino in chiesa presto.
Sa galvanizzare il paese con i primi tornei notturni di calcio e con il famoso giro dei cerchi nel mese di maggio, dopo le funzioni. Ha molto a cuore la scenografia delle funzioni in chiesa e fuori, prepara con cura i chierichetti che vincono anche premi provinciali. Amante della musica suona il pianoforte e la fisarmonica, insegna a cantare ai ragazzi e ai giovani le migliori canzoni di montagna.
Sensibile poeta, cosa che tiene gelosamente nascosta, vince premi a livello nazionale e sue poesie vengono pubblicate su riviste specializzate; è anche valente fotografo. Quando il “suo” Oratorio comincia a camminare da solo si dedica con maggiore impegno alla formazione dei catechisti ed alla responsabilità civile dei suoi giovani. Nel 1962, dopo 18 anni e una giovinezza spesa per Ranica, viene chiamato dal Vescovo a Bergamo, come vicedirettore dell’Ufficio diocesano Oratori, a supporto di don Arizzi, del quale prenderà il posto nel 1964. Fonda ed è direttore responsabile della rivista per oratori “Il Cantiere”.
Il suo campo d’azione si amplia e non pago si dedica anche all’insegnamento all’Istituto magistrale Secco Suardo. Una vita spesa per i giovani fino all’8 giugno 1972, giorno della sua morte inaspettata e improvvisa all’età di 51 anni.

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